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La Luna nella letteratura italiana. “Intervista” ad Ariosto e Calvino

L’interesse per la Luna inizia dai tempi antichi, infatti il primo viaggio letterario lunare è stato scritto dallo scrittore greco Luciano di Samosata che nella sua “Storia Vera” descrive lo sbarco insieme ai suoi compagni greci sulla Luna per mezzo di una nave. Egli è solo il primo di una lunga serie di intellettuali che riprenderanno la Luna come un universo di avventure irreali o un luogo che consente all’uomo di allontanarsi dalla realtà terrestre. Così anche Ariosto e Calvino dedicano un loro poema al viaggio verso il nostro satellite naturale.

MODERATORE: Nei vostri poemi avete descritto la Luna in modo diverso, potete esporre le caratteristiche che le avete attribuito?

ARIOSTO: Nel poema “Orlando furioso” cerco di imitare il mondo terreno, grazie ad una visuale più ampia della Terra che si ha dalla Luna. La descrivo come un mondo simile alla Terra, con altri laghi, altri fiumi, altre campagne ma dove regna una certa stabilità; a differenza del nostro pianeta sul quale non è rimasta che follia, poiché tutta la razionalità è ormai conservata sulla Luna. Nel viaggio che intraprende Astolfo nel poema, egli sembra essere l’unico al quale è concessa questa verità. Infatti Astolfo è spesso giudicato metafora della figura dell’intellettuale o dello scrittore che, distaccandosi dalla realtà, comprende in modo saggio i pregi e i difetti del mondo. Descrivo i vizi e le vanità umane, responsabili della perdita del senno umano che sono inspiegabilmente conservate sulla Luna in ampolle grandi o piccole a seconda della quantità.

CALVINO: Per me il viaggio sulla Luna era semplice e bellissimo perché tutto si svolgeva nell’incantevole cornice di un mare placido color argento che si increspava solo per il salto dei pesci o i giochi d’acqua di granchi, calamari e di impalpabili alghe che cedevano, felici, all’attrazione lunare. Per abbracciare quella palla bianca con la forma di un cocomero e la luce di mille angeli, bastava posizionare nel punto giusto la scala a pioli, fare un balzo come una capriola lieve nell’aria, e poi al resto ci pensava lei, la Luna, con il suo moto e la sua forza «che ti strappava». Quanto alla superficie lunare, c’è da dire che non aveva la levigatura di un cristallo né la sofficità della sabbia, ma assomigliava piuttosto al «ventre d’un pesce» costellato com’era di «spunzoni taglienti»– scaglie acuminate nelle cui insenature si nascondeva il latte.

MODERATORE: Nei vostri poemi il protagonista o uno dei personaggi intraprende viaggi sulla Luna?

ARIOSTO: Sì, nell’Orlando furioso Astolfo, uno dei personaggi, compie un viaggio sulla Luna,  la follia di Orlando a causa del “tradimento” di Angelica ha sottratto il paladino alla guerra contro i Mori e il suo ritorno alla normalità è necessario affinché dia il suo decisivo contributo alla battaglia, ragion per cui Astolfo viene incaricato da Dio di recarsi sulla Luna (dove si raccolgono tutte le cose che si perdono in Terra) per recuperare il senno del campione cristiano. Dopo aver visitato l’Inferno, Astolfo raggiunge in groppa all’ippogrifo la cima del Paradiso Terrestre e qui è accolto da S. Giovanni Evangelista, che lo scorta poi sulla Luna a bordo del carro d’Elia e gli fa da guida.

Andrea Coco, Jacopo Vecchio e Danilo Sacchi, III G