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10 milioni di dollari l’anno per il campione di Fortnite, Ninja

Come il mondo cambia, così anche per i vecchi eroi dei fumetti è giunto il momento di levarsi il mantello e porgerlo ai nuovi idoli di questa generazione, stavolta non più cartacei ma virtuali. La loro missione, salvare il mondo, non è cambiata, ma le avventure non vengono seguite sfogliando le pagine colorate di un giornalino col fiato sospeso fino all’ultima vignetta, ma tramutandosi in prima persona nell’eroe stesso.
Sto parlando di Fortnite, il videogame ormai diffusissimo in tutto il pianeta, che vanta 200 milioni di utenti sparsi per il globo. Le modalità del gioco sono due: salvare la Terra da una tempesta apocalittica tramite fortificazioni e battaglie, oppure rimanere l’ultimo giocatore nell’area protetta che va sempre di più a rimpicciolirsi.
Di origini statunitensi, il gioco è approdato anche in Italia riscuotendo un successo straordinario trai ragazzi. “D’estate, quando non ho compiti, ci gioco otto o nove ore al giorno, ma ora che c’è scuola quattro, se va bene”, afferma il mio migliore amico Filippo. “Conosco molte persone che giocano dal pomeriggio fino all’una di notte anche in periodo scolastico”.
Non sembrerà strano quindi che qualcuno abbia scelto di tramutare il gioco in una professione: Tyler Blevins ha guadagnato in questo modo 10 milioni di dollari nel corso di quest’anno. Sotto lo pseudonimo di “Ninja”, Tyler pubblica video su YouTube e Twich, piattaforme virtuali che permettono di condividere e visualizzare in rete dei contenuti multimediali. Sulla prima viene seguito da 20 milioni di persone, 12 milioni invece sono iscritte sulla seconda al suo account. Il motivo di tanta popolarità sono il suo record mondiale di kill su Fortnite e la sua capacità di intrattenere i suoi spettatori.
In che modo può tutto questo avvenire? Ninja passa oltre 12 ore al giorno tutti i giorni sul videogame. Sul momento può sembrare un’anomala quantità di tempo, ma ciò viene subito smentito da un mio amico, che mi rivela tramite WhatsApp di trascorrere la stessa mole di tempo sul videogioco, il tutto accompagnato dall’emoji che piange dalle risate.
Il suo messaggio ha continuato a frullarmi in testa: pensavo a tutte quelle ore e facevo i calcoli di quanto tempo rimanesse ad una persona per stare fuori dal videogame, nella vita reale, insomma. Quanto tempo avesse a disposizione quel Ninja, tanto mitizzato e venerato, per stare a contatto con persone vere, per ridere con qualcuno, per piangere per qualcuno, per godersi un sorriso o un tramonto. In altre parole, a cosa serve avere una risorsa infinita di soldi se tutto il tempo rimanente lo impieghi ad accumularne altri, in una vita che non è la tua? Quali saranno i ricordi che porterai per sempre con te, che ti faranno crescere, cadere, che ti daranno la capacità di rialzarti e lottare, di gridare forte e sussurrare ancora di più?
Quale futuro ci aspetta, con personaggi come questi, che i bambini idolatrano e che vogliono emulare? Un futuro dove più entri nel gioco, più hai seguito e più hai seguito, più hai soldi e amici e sei apprezzato. A questo siamo arrivati? Al ricatto morale, con l’amore in palio per i minuti di gioco? Una vita programmata da qualcun altro al computer, con scelte limitate, senza la possibilità di godere di tutti i nostri sensi appieno, senza poter mai conoscere la sensazione di estasi dei piccoli momenti, mentre il mondo attorno a noi cambia e si modifica, le persone crescono e intanto noi ci allontaniamo verso un mondo parallelo, troppo perfetto per essere perfetto…
Gemma Petri / Liceo Classico Galileo di Firenze