Vuoti di memoria? Un bel disegno e passa la paura

Cari smemorati e care smemorate, diciamo addio a tutti i nostri problemi: basta prendere in mano una matita e cominciare a disegnare.
Con un semplice schizzo possiamo abbandonare la sensazione di impotenza mentre frughiamo disperatamente nei meandri della nostra mente, alla ricerca di un ricordo ormai disperso che ci sfugge via come acqua tra le dita. Non dovremo più affannarci, aggrottando la fronte nel tentare di definire i contorni sfocati di un oggetto familiare dietro un vetro appannato.
In un recente test dell’Università di Waterloo in Canada è emerso che le parole raffigurate mediante dei disegni sono state ricordate meglio di quelle semplicemente trascritte. Inoltre si riduce molto lo scarto mnemotico tra soggetti di età diverse. I ricercatori dimostrano la preminente efficacia di questa pratica sulle altre affermando che disegnare ci spinge a ragionare sul significato del termine e sulle sue caratteristiche, imprimendosi sulla nostra mente.
D’altronde la memoria visiva per anni è stata l’unico modo per ricordare, in quanto la scrittura non era stata ancora inventata. L’evoluzione non ha ancora cancellato questa nostra caratteristica: vedere materialmente i pericoli attiva il nostro istinto di sopravvivenza, cosicché quando ci troviamo in situazioni analoghe ci tornano in mente le esperienze vissute e che ci consigliano possibili soluzioni. Ed ecco spiegato anche perché le circostanze più imbarazzanti o in cui ci siamo sentiti attaccati continuano a tartassarci per molto tempo.
L’immagine insomma vince sulla parola, in quanto più incisiva. A conferma del concetto basti pensare alla radio che si dissolve lentamente arginata dalla televisione, le costanti immagini di cui ogni giorno siamo riempiti a fini pubblicitari. Qualcuno più in alto di noi ha già capito come funziona il mondo e ha iniziato a modellarlo a suo vantaggio…
Per evitare ciò dobbiamo portare avanti gli studi nell’ambito della mente, uno strumento in costante esercizio, indispensabile nell’era in cui viviamo, ma nel contempo così labile, mutevole, precario. Come un amico con cui siamo in stretto contatto ma ancora troppo sfuggente da poterlo definire tale, la mente presenta ancora molti angoli oscuri che dobbiamo chiarire se vogliamo imparare a conviverci nel migliore dei modi.
Gemma Petri / Liceo Classico Galileo di Firenze