La grande discarica dei rifiuti elettronici

In collaborazione con l’organizzazione non governativa Basel Action Network, Greenpeace Italia ha deciso di immettere dei tracker di posizione all’interno di cinquanta apparecchi tecnologici ormai inutilizzabili per rintracciare il loro percorso. Di questi, due hanno attraversato il Mar Mediterraneo per giungere in Nigeria e a Kumasi, in Ghana. Non è però un fenomeno che riguarda solo l’Italia: il paese da cui è stato esportato il maggior numero di dispositivi è il Regno Unito, seguito da Danimarca e Irlanda.
Al solito, l’Europa si comporta come una ricca donna aristocratica, che dopo essersi subito scocciata d’una nuova pelliccia, la rifila allo stesso umile artigiano dal quale se la era fatta conciare, tra l’altro senza averlo pagato neanche lontanamente in modo adeguato. Rabbrividisco alle oscenità compiute da noi paesi occidentali, da noi “acculturati” (invece hanno una cultura straordinaria anche gli altri paesi, solo che non la accettiamo perché differente dalla nostra), delle quali la Storia ha dovuto essere testimone. Siamo stati noi a renderli “paesi in via di sviluppo”. È per fare le nostre scarpe, che un ragazzo si sta cavando gli occhi e disfacendo le mani, pur di portare da mangiare alla sua famiglia. È colpa nostra se adesso i bambini hanno imbracciato il fucile e smesso di sognare. Dopo la tratta degli schiavi, la colonizzazione, dopo le malattie che abbiamo portato, le guerre che abbiamo innescato, avremmo almeno dovuto impegnarci per riportarli alla prosperità, restituendo loro perlomeno l’idea di ciò che avevano prima del nostro devastante arrivo. Invece non solo non abbiamo mosso un dito per riparare ai nostri danni, ma continuiamo a sfruttare questi paesi, a renderli schiavi per i nostri trastulli.
Come se non bastasse, i tempi di decomposizione degli apparecchi elettronici sono incredibilmente dilatati. Un bambino che nasce di fronte ad una discarica di schede telefoniche solo per il suo centesimo compleanno potrà assistere alla loro decomposizione. Se questa discarica si trovasse in acqua, non basterebbero dieci generazioni. Questo significa che i nostri rifiuti stanno invadendo l’Africa e l’Asia e non scompariranno da un giorno all’altro. Le nostre azioni di oggi avranno conseguenze che si ripercuoteranno per secoli, se non millenni. Stiamo togliendo un futuro a dei popoli a cui abbiamo già straziato il passato.
Una corretta raccolta differenziata è il piccolo passo che possiamo fare per contribuire a fermare questo macchina più grande di noi. E la prossima volta, prima di sbavare davanti alla pubblicità del nuovo iPhone X e correre al negozio più vicino con già il portafoglio in mano, assoggettati da un consumismo sfrenato, fermiamoci un attimo e noteremo che quei soldi possono essere spesi anche nella libreria di fianco…
Gemma Petri / Liceo Classico Galileo di Firenze