Anche un gatto domestico ha dei sentimenti – Racconto

In un giorno tranquillo come tanti un signore anziano che viveva da solo e che nella sua vita si annoiava ogni santo giorno decise di prendersi un animale domestico in modo che così avrebbe passato i suoi ultimi anni in compagnia.
Il signore, di nome Archibald, decise di comprare un meraviglioso gatto. Il gatto e il suo padrone Archibald pensavano che insieme sin da quel momento avrebbero passato una vita meravigliosa, e così fu per diversi anni, almeno fino a quando un triste giorno il nostro carissimo Archibald morì. Il gatto, che Archibald aveva chiamato Stregatto perché gli ricordava lo strano felino di Alice nel paese delle meraviglie, non sapeva che gli fosse morto il padrone ma di certo lo intuiva: si rendeva conto che il suo amato Archibald non tornava ormai da diversi giorni, ma dopo un po’ ci fece l’abitudine e decise di passare il resto della sua vita da solo. Però il gatto nella sua mente felina si chiedeva: “E ora cosa faccio?”
Beh, in effetti questa domanda se la sarebbero fatta tutti in quella situazione. In quel momento il nostro gatto si stava proprio annoiando: nessuno gli dava quei deliziosi croccantini al gusto di bistecca, nessuno giocava più con lui né gli cambiava la sabbia della lettiera, così si sentiva sempre triste e senza un minimo di gioia dentro di sé. Era anche un po’ preoccupato perché intuiva che prima o poi il cibo sarebbe finito. Però questi sono momenti che fanno parte di tutte le vite del mondo, non c’è niente da fare… Già, queste sono alcune delle emozioni più dure della nostra vita, che non bisogna considerare per forza negative perché delle volte possono addirittura servire, magari insegnandoci qualcosa. Nella vita può capitare anche di non fare nulla, forse ti annoi oppure come dice la frase stessa in quel preciso momento semplicemente non fai niente di eccitante. Comunque, dopo qualche giorno Stregatto moriva dalla fame, in cucina il cibo cominciava a scarseggiare sempre più, fino a quando il buon felino non decise di andare ad esplorare il mondo fuori dall’appartamento che aveva diviso con Archibald. Stregatto aveva un obiettivo preciso in mente: in parole povere sapeva già dove voleva andare, addirittura ne conosceva il nome, che riusciva a leggere dalla terrazza. Già, perché ogni mattina, quando ancora c’era il suo amato padrone Archibald, Stregatto si era impuntato di imparare a leggere a tutti i costi e se ne stava intorno al vecchio mentre sfogliava il giornale leggendone gli articoli ad alta voce. Così, un anno dopo l’altro, Stregatto aveva imparato qualche parola, soprattutto quelle del cartello del giardino che riusciva a vedere dalla terrazza dell’appartamento di Archibald: “Botanic Garden” c’era scritto, ovvero giardino botanico. Un bel giorno Stregatto si decise ad esplorarlo e scappò subito via neanche fosse stato un ghepardo impazzito. Stregatto ci arrivò con il fiatone rischiando più volte di farsi investire dalle auto che transitavano per la strada che separava la casa dove aveva vissuto finora dal giardino botanico, dove entrò dentro accorgendosi subito che a pochi metri dall’entrata c’era una colonia di gatti. Stregatto non ne aveva mai vista una e non sapeva cosa fosse: nella sua mente gli sembrava più una strana cerimonia tra gatti. E c’era anche un signore, che gli sembrava davvero vecchissimo, che ogni giorno veniva ad accudire i gatti e a occuparsi dei loro bisogni, come se loro fossero la sua famiglia. Certo, era molto vecchio, ma sembrava in salute ed era sempre disponibile per tutti i gatti: ti dava da mangiare ogni giorno, ti raccontava delle storie quando non riuscivi ad addormentarti e ti aiutava a curarti quando eri malato. Alla colonia ogni lunedì c’era anche una specie di riunione in cui ogni gatto raccontava la propria vita. Fu così che Stregatto decise di raccontare il suo passato a tutti gli altri gatti che vivevano lì. Quando finì di raccontare, tutti si misero a piangere perché nessuno di loro aveva una storia così tragica e “noiosa” da raccontare. Quando ebbe finito, come per magia il vecchio signore si mise davanti a lui e gli disse: “Lo sai che mi ricordi proprio lo Stregatto?”
Pietro Boschi / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze