ANNO SCOLASTICO ALL’ESTERO

Mi presento… mi chiamo Giuseppe, ho 17 anni, sono un international student, attualmente sto vivendo in una host-family (famiglia ospitante) e frequento una scuola irlandese.

Questa ‘avventura’, se così si può chiamare, è definita “anno all’estero”, anche se io sto facendo il semestre. La mia esperienza inizia il 24 agosto dell’estate scorsa quando sono partito da Roma con un volo diretto a Dublino.

Una volta salutati i miei genitori ed essermi imbarcato sull’aereo, ho provato tanta, tanta felicità, ma allo stesso tempo tanta, tanta incertezza. Ero agitato, nervoso e impaziente di vedere e conoscere la famiglia irlandese che mi avrebbe ospitato per i successivi 5 mesi e mezzo. Arrivato all’aeroporto internazionale di Dublino, c’era un uomo ad aspettarmi, Sean, il mio guardian. Cos’è il “guardian”? Sostanzialmente è la persona che si occupa di far sì che la mia permanenza qui sia buona, assicurandosi che i rapporti con la famiglia siano tranquilli e che non ci siano tensioni (ovviamente è la figura di riferimento per gli studenti in caso si riscontri qualsiasi tipo di problema durante il soggiorno). Sean mi ha accompagnato nella mia attuale casa e mi ha affidato alla mia “nuova” famiglia. Qui ho cercato di vivere le prime emozioni e sensazioni al massimo; ho cercato di memorizzare odori, interpretare le facce felici dei miei genitori ospitanti e capire immediatamente ciò che mi chiedevano, anche se effettivamente era abbastanza difficile capire tutto, per via della lingua (gli irlandesi hanno un accento molto stretto).

Dopo circa 7 settimane di esperienza posso affermare con certezza che rifarei questa scelta altre mille volte, certo, ancora ho tempo per cambiare idea o per confermare ciò che penso attualmente, ma una cosa è certa, è davvero un’esperienza forte che ti coinvolge a 360°, dal punto di vista linguistico ma soprattutto mentale. Ci sono momenti in cui rimango solo e inizio a pensare a quanto magari le cose sarebbero più facili in Italia, dove per molte cose non mi sarei dovuto neanche preoccupare, mentre qui sono costretto.

Devo organizzare la lavatrice, in quanto a scuola siamo obbligati ad indossare un’uniforme, sempre pulita e impeccabile, devo gestire i trasporti per la scuola o per raggiungere altri luoghi, devo mantenere un certo tipo di comportamento all’interno della casa così che il clima con la mia famiglia ospitante sia tranquillo e sereno, e cosa più importante, devo provare a trovare degli amici. Probabilmente l’amicizia è l’unica cosa che può aiutare in un momento di difficoltà o tristezza, ed è abbastanza difficile da trovare quando non conosci nessuno all’interno della scuola, parlando una lingua diversa. Per fortuna io sono riuscito, con fatica, a conoscere un po’ di persone e ad aver creato un buon rapporto.

Il luogo principale per creare nuove amicizie è sicuramente la scuola. La scuola irlandese è decisamente diversa da quella italiana, qui non bisogna studiare 11 materie obbligatorie, ma solo le materie che rispecchiano gli interessi dell’alunno. Ci sono 4 materie di base: inglese, matematica, scienze motorie e religione (o altre attività), in più lo studente deve scegliere altre 4 materie opzionali da una lista divisa in “bands” (es. nel primo band c’erano le seguenti opzioni: biologia, musica, disegno tecnico e storia dell’arte, io ho scelto biologia). Ovviamente non studiamo tutte queste materie nella stessa aula, ma cambiamo classe ogni ora; abbiamo una pausa dalle 11:00 alle 11:15 nella quale possiamo consumare uno snack e successivamente cambiare i quaderni e libri delle due ore precedenti con quelli delle due ore successive. Alle 13:15 pranziamo e alle 15:55 la scuola finisce, questi sono gli orari dal lunedì al mercoledì, il giovedì usciamo alle 14:55, il venerdì alle 13:15 e il sabato non si va a scuola.

Anche se l’organizzazione scolastica è abbastanza diversa, dopo un po’ ci si fa l’abitudine… questo vale anche per la famiglia ospitante, all’inizio sembra di andare a vivere a casa di persone sconosciute disturbando, mentre dopo un po’ inizia a crearsi davvero un bel legame; soprattutto, quando si ha nostalgia di casa, parlare in continuazione una lingua diversa mantiene impegnato il cervello.

Quindi, se avete intenzione di fare la mia stessa esperienza, provateci, provateci senza sosta, perché credo davvero sia un’esperienza che tutti hanno il diritto di vivere.

Giuseppe Campolo, 4Asa