Riforestazione, il caso italiano è un esempio da seguire

Il clamore suscitato dagli incendi che hanno bruciato quest’estate l’Amazzonia ha portato al centro dell’opinione pubblica internazionale la questione della deforestazione e dei suoi effetti devastanti sul clima, sulla preservazione delle biodiversità e degli ecosistemi ambientali. Il cambiamento climatico sta esponendo la terra a pressioni insostenibili. Gli alberi, rilasciando ossigeno e trattenendo anidride carbonica, sono degli importanti alleati per ridurre la quantità di Co2 in atmosfera. Per ottenere più legna per riscaldarsi o costruire case e mobili, più terreno per coltivare o più spazio per costruire, l’uomo sta distruggendo questo importante patrimonio. In occasione della Giornata Mondiale delle Foreste l’associazione PEFC Italia lancia l’allarme sull’impatto negativo dei tagli degli alberi in modo particolare quelli illegali.

La deforestazione è responsabile di un quinto delle emissioni dei gas serra mondiali e il taglio illegale degli alberi rappresenta una delle principali cause di questa situazione. Una piaga intollerabile per un mondo impegnato nella lotta ai cambiamenti climatici ma anche un problema di legalità e di tutela delle aziende sane contro la concorrenza sleale del crimine organizzato. E la preoccupazione dovrebbe essere ancor più pressante nel nostro Paese, in cui la filiera bosco-legno, con le sue 65mila imprese e 360mila addetti (dato Federlegno Arredo), rappresenta il secondo settore dell’industria manifatturiera ed è il principale importatore di legname in Europa.

Intervenire per arginare il traffico illecito è quindi un obiettivo cruciale che non va sottovalutato: è l’auspicio che il PEFC Italia, sezione nazionale dello standard di certificazione per la gestione forestale sostenibile più diffuso al mondo, rivolge in occasione della Giornata internazionale delle foreste 2015.

Per arginare il problema, uno degli strumenti che si è dimostrato più efficace è proprio la certificazione forestale: da un lato infatti garantisce la gestione sostenibile dei boschi dai quali il legno è ottenuto e la più completa tracciabilità della materia prima utilizzata. Dall’altro, è un importante veicolo di comunicazione che permette di dare visibilità alle aziende che lo scelgono. Non è quindi un caso che la via della certificazione venga intrapresa da un numero sempre maggiore di soggetti operanti nella filiera bosco-legno: ad oggi l’area forestale certificata PEFC in Italia è di quasi 819mila ettari, in crescita del 10% nell’ultimo triennio. I proprietari forestali certificati hanno superato quota 24mila e le aziende che hanno ottenuto la certificazione CoC (condizione essenziale per le imprese che vogliano usare il logo PEFC sui prodotti realizzati con materia prima certificata) sono 907.

Ma di spazio per rafforzare il sistema di gestione virtuoso del nostro patrimonio forestale ce n’è ancora moltissimo. La superficie forestale nazionale infatti continua a crescere: dal 1980 ad oggi è passata da 6,3 milioni di ettari a 10,5 milioni, con un incremento di oltre il 70%. Si tratta della più ampia forma di cambiamento d’uso del suolo nella storia della Repubblica. Eppure, nonostante i nostri boschi si trovino in uno dei momenti di massima espansione rispetto agli ultimi due secoli, non si avuto un adeguato livello di gestione attiva. E così, un “tesoretto” che abbiamo in casa, giace spesso inutilizzato.