Rosso sangue

Un racconto avvincente sulla possibilità di trovare nella vita un equilibrio di colore rosso ….

Elisa Matrigiani, Classe III D

Rosso sangue

Sono scappata di casa quando avevo quattordici anni …..

Io sono Evelyn Jons e questa è la mia storia.

Non riuscivo più a stare in quella casa. Mia madre alcolizzata non c’era mai. Le rare volte in c’era o dormiva o cominciavamo a litigare. Mio padre era andato via di casa quando avevo solo due anni. Mio fratello invece era andato anni prima lasciandomi sola.

Solo due cose riuscivano a salvarmi: la musica e i libri.

La musica mi faceva stare bene, ma solo la loro musica. Le loro voci così intense, melodiose, roche ma dolci. Grazie a loro non sono sprofondata nell’abisso più profondo. I libri invece mi portavano in un mondo parallelo, dove stavo bene.

Il giorno prima della mia fuga era tutto pronto. Avevo rubato i pochi soldi che avevo e preso una mappa della città: okay che ci abitavo da quattordici anni, ma New York non è proprio piccola. Con me alcuni vestiti e delle scorte di cibo: non ne avevo molto, perché non era facile trovare il cibo che mi serviva. Mia madre quella notte era rimasta a dormire fuori; al suo ritorno io ero già per le strade di New York. Non sapevo bene dove andare, avevo qualche idea ma niente di che. Per due giorni avevo pernottato da una mia amica, ma non di più perché non volevo creare problemi. Ogni giorno era sempre più difficile, perché dovevo proteggermi dalla luce del sole e non era per niente facile.

Adesso voi vi starete chiedendo perché.

Diciamo che nascondo un oscuro segreto.

Avevo dodici anni quando questo accadde. Stavo tornando a casa. Erano le sei di sera, ma il sole era già tramontato. Non era un bel quartiere dove camminare di sera, ma per tornare a casa era l’unica opzione. Nel giro di pochi secondi ero attaccata al muro di un vicolo.

-Chi sei tu? – avevo chiesto urlando mentre cercavo di liberarmi dalla presa dello sconosciuto.

-Non ha importanza chi sono. L’unica cosa che ne ha è il tuo odore, che è magnifico. Non ne avevo mai sentito uno così buono. – aveva detto l’uomo. Mi ricordo ancora com’era: alto un metro e ottanta, moro, aveva indosso dei jeans neri e una maglietta del medesimo colore e una giacca rosso sangue.

– Sì che ne…- non ero riuscita a finire la frase che lo sconosciuto si era avventato sul mio collo. Dopo pochi minuti che sembrarono anni, si staccò. Io avrei volto tirargli un calcio, ma non ci riuscii perché mi sentivo senza forze. L’unica cosa che riuscii a fare era stato rannicchiarmi e tremare.

Mi svegliai che era il mattino del giorno seguente e non ricordavo nulla della notte precedente. Corsi a casa, mia mamma non c’era. Andai in bagno. Mi volevo lavare la faccia, ma in quel momento notai un dettaglio sul mio collo che mi fece sobbalzare: due puntini rossi al lato destro del mio collo. E in quel momento cominciai a ricordare. Corsi in camera e aprii un libro che parlava di creature soprannaturali. Andai alla sezione che mi interessava e lessi. Mi portai una mano alla bocca.

Forse ero diventata un vampiro.

Pensai che era troppo innaturale: quella dei vampiri, in fondo, era solo una sciocchezza, quindi mi tranquillizzai. Nei giorni seguenti però non avevo mai fame e non sopportavo la luce del sole.

Passarono tre giorni dall’accaduto quando, passeggiando tra le strade della città, sentii un forte odore. Proveniva da un uomo. Non so cosa mi prese. Mi avvicina e gli attaccai il collo. Pochi minuti dopo mi sentivo nel pieno delle mie forze.

Una cosa mi era ormai chiara: ero un vampiro.

Questo è il mio segreto.

In questo momento mi trovo in un covo di vampiri nella periferia di New York. Non siamo né buoni né cattivi. Non attacchiamo direttamente le persone. Rubiamo sacche di sangue nei vari ospedali del luogo.

Credo di avere trovato il mio mondo.

Non so se avrò una famiglia mia.

Adesso mi sento bene.