La lotta per i diritti delle donne in Iran

Un articolo sulle donne iraniane che si battono contro l’obbligo del velo e per la parità di genere, coraggiose difensore dei diritti umani cui vanno la nostra massima solidarietà e il nostro sostegno.

Aurora Puglisi, classe III D

 

La lotta per i diritti delle donne in Iran

La battaglia contro il velo in Iran iniziò nel dicembre 2017 con Vida Movahedi (anche chiamata “ragazza di via della rivoluzione”), una delle tante donne iraniane condannata a un anno di carcere il 29 ottobre 2018  per aver protestato contro l’obbligo del velo, togliendosi quest’ultimo in pubblico e attaccandolo ad un bastone. Dopo questo episodio tante altre donne iraniane si sono recate in luoghi pubblici e hanno imitato la protesta di Vida. Tra di esse Yasmine Aryani, un’altra difensora dei diritti umani, arrestata il 10 aprile a Teheran e poi trasferita in un carcere sconosciuto di massima sicurezza, con l’accusa di “propaganda contro il sistema e di incitamento alla corruzione e alla prostituzione”. In questo episodio rimase coinvolta anche la madre di Yasmine, poiché durante la “giornata delle donne” aveva aiutato la figlia a girare un video, nel quale si vedeva un gruppo di donne che  si toglievano il velo e andavano in giro a discutere di come sarebbe stato il loro futuro senza l’obbligo del velo.

Ennesima vittima di queste ingiustizie è Nasrin Sotoudeh, un’avvocatessa che è stata accusata per aver pubblicamente criticato l’obbligo del velo. Oltre a ciò il giudice l’ha accusata di essersi opposta alla pena di morte (molto frequente nei paesi in cui non si rispettano i diritti dell’uomo). Per questo Nasrin ha ricevuto una condanna a 33 anni di carcere e 148 frustate. I capi di accusa che il giudice ha usato contro di lei sono in tutto sette: quattro si riferiscono all’obbligo del velo e gli altri tre ad attività considerate “criminali”.  A fianco della donna si è schierato anche il marito, che con delle lettere ha ringraziato tutti i partecipanti e sostenitori della dichiarazione universale dei diritti umani (DUDU), che l’Iran firmò nel 1948, senza tuttavia rispettarla. Anche Amnesty International  (movimento internazionale di persone che si mobilitano in difesa dei diritti umani) cerca di fare del suo meglio, avendo scritto una petizione al capo della magistratura iraniana, al quale chiede di fornire a Nasrin un avvocato di sua scelta e dei regolari contatti con la famiglia.

 

Aurora Puglisi