…Al tempo del coronavirus

Era finalmente arrivato il weekend, a conclusione di una settimana abbastanza impegnativa. Dico impegnativa non soltanto per i vari impegni che avevo avuto in quei giorni, ma anche perché, già da un po’ di tempo, si parlava di un nuovo virus che, partendo dalla Cina, aveva cominciato a diffondersi per tutto il globo e che proprio in quel periodo era arrivato in Italia. Precisamente era domenica, e me lo ricordo bene perché, caso vuole, era anche il giorno del mio compleanno. Era il 23 febbraio, e quella sera, dopo aver giocato una partita a calcio, sarei dovuto andare a cena con la mia famiglia, per festeggiare. Nel corso della giornata però, per via delle molte notizie sull’aumento del contagio da questo virus, e a seguito delle raccomandazioni di virologi ed esperti, lo Stato Italiano ha deciso di attuare una serie di misure di precauzione, con lo scopo di ridurre ed eventualmente fermare in tempi ridotti la crescita del numero di infetti. Così, nel giro di qualche ora, sia la partita che la cena sono state annullate. Ora, preciso a dire che non ho fatto questo discorso per raccontare come ho trascorso il mio compleanno, che è stato ugualmente fantastico dato che l’ho passato con la mia famiglia, quanto per sottolineare come è iniziato un fenomeno che avrebbe cambiato le nostre vite almeno per più di un mese, considerando che sto scrivendo questo testo il 15 marzo. Passata quella domenica mi aspettava una settimana ricca di attività, tra la cogestione a scuola e gli allenamenti il pomeriggio ma, come si può immaginare, tutto è stato sospeso. Nell’arco di appena due giorni tutto ciò che faceva parte della mia vita quotidiana era diventato solo un pensiero lontano dalla realtà, qualcosa di totalmente infattibile. Il virus in questione si chiama corona-virus, più specificamente covid-19, e, come ho già anticipato prima, è un virus proveniente dall’Asia, che nel giro di poche settimane ha messo in ginocchio il nostro Paese e gran parte del mondo, costringendoci a una quarantena forzata che ormai dura da una settimana, e che durerà, almeno per il momento, fino all’inizio del mese di aprile. Ricordo che all’inizio si era guardato con molto scetticismo alla pericolosità del virus. Questo non solo perché lo sentivamo molto lontano da noi, a migliaia di chilometri di distanza, ma anche per il fatto che il tasso di mortalità del covid-19 era a livelli molto bassi, del 2-3%, e i decessi si verificavano solo in casi specifici, quando una persona già di età avanzata presentava patologie pregresse. Le conseguenze le abbiamo viste solo in seguito: dal primo caso di contagio, verificatosi a Lodi, il virus non ha smesso di diffondersi, infettando più di 20000 persone. Ma questa è cronaca, e penso che ormai tutti abbiamo sentito continue notizie e informazioni più volte, al telegiornale, su internet, dappertutto, ogni giorno, con la situazione che sembra peggiorare sempre più. Ciò che traspare da queste prime settimane è un senso generale di paura, per come è arrivato il virus, per come si è diffuso e per quello che ha portato. Nessuno poteva prevedere quel che sta succedendo, ed è, per quasi tutti noi, qualcosa con cui non eravamo mai entrati in contatto. È diffuso il terrore, il dubbio riguardo a quanto ancora possa durare questa nuova modalità di vita. Fino a che punto si arriverà? Per quanto ancora questo virus ci terrà chiusi in casa, isolati, lontano da ciò a cui eravamo abituati da sempre, dalla normalità. Quella là fuori è un’Italia resa irriconoscibile. Per un ragazzo come me, che ha vissuto per tutta la vita in città, e abituato, guardando fuori dalla finestra, al traffico, al rumore delle macchine e al via vai di gente, vedere le strade completamente deserte e i bar e ristoranti chiusi in pieno giorno fa un certo effetto. Con il passare dei giorni, la situazione si è fatta indubbiamente sempre più seria, ed è di fronte a una vicenda seria che non bisogna spaventarsi ma essere seri, farsi forza e comportarsi con responsabilità. In questo momento è purtroppo visibile quanto la nostra società sia fragile: negli ultimi giorni la situazione è precipitata, negli ospedali mancano i posti per il ricovero dei malati e quello che ci resta è riporre le nostre speranze nelle persone che si battono in prima linea per il bene del Paese, nei medici, nei lavoratori che si mettono a disposizione di tutti per far sì che non ci manchi niente. Per quanto mi riguarda, sto cercando di vivere tutto intensamente, di coltivare nuovi hobby, di fare quello a cui nella routine di tutti i giorni non avevo il tempo di dedicarmi, di stare qualche momento in più con i miei cari e non nascondo di sentirmi fortunato a vivere in un’epoca in cui, dato il mondo di opportunità che ci offrono le nuove tecnologie, è possibile rimanere in contatto con le persone distanti da noi, comunicare e provare così ad andare avanti e rimanere al passo con la vita. La più chiara dimostrazione di questa disponibilità elettronica è l’introduzione delle lezioni in video-conferenza, che ormai insieme a professori e compagni abbiamo più volte sperimentato. Ammetto che mai avrei pensato in vita mia di dover seguire una lezione dalla scrivania di camera mia, ma è stata comunque un’esperienza nuova, particolare e molto interessante e a volte anche un po’ imbarazzante e divertente. Il tempo a disposizione, essendo obbligato a stare a casa, è comunque moltissimo ma la mia intenzione era ed è quella di usufruirne nel migliore dei modi, perché sono anche questi i momenti favorevoli per la crescita di una persona, per lo sviluppo della propria autocoscienza. Pensando alla mia situazione attuale, stento a credere a quello che stiamo passando e non pensavo potesse mai accadere una cosa simile: svegliarmi la mattina e non dover andare a scuola, perché costretto a rimanere chiuso in casa, e così rinunciare al contatto con le altre persone, alle relazioni e ad attività che avrei voluto fare, e sapere che il giorno dopo, e per molti altri ancora, sarà così. Questo maledetto virus sta segnando una parte delle nostre vite e, che lo voglia o no, me ne ricorderò per sempre. Detto ciò, la situazione rimane molto delicata, molte persone stanno vivendo momenti difficili e non mi resta che augurarmi che tutto questo finisca al più presto, pronti per tornare e riprenderci la nostra vita con grande carica.

Classe 3B