I giorni durante la quarantena.

In questi giorni sto un po’ male, perché con il coronavirus (covid-19), presente anche a Napoli, la tensione è alta, e visto che non ho né fratelli né sorelle e che non posso invitare i miei amici a casa, sto sempre da solo.

Quando ho saputo la prima volta che il coronavirus (covid-19) è arrivato in Italia sono rimasto un po’ intimorito e ogni sera facevo delle domande a mia madre e mio padre ad esempio: “Quando finirà?”, a cui loro rispondevano che, se avessimo rispettato le norme fornite dallo stato, sarebbe finito presto.

La notizia della sospensione dello sport e dellas cuola mi è arrivata il 3 Marzo, come credo sia arrivata in tutt’ Italia. L’ ho saputo mentre ero a giocare a calcio e in quel momento non ci feci molto caso, in quanto non avevo considerato pienamente cosa significasse. Da quel giorno sono andato a casa di mia nonna e visto che lei ha una villa comunale sotto casa, il pomeriggio scendevo con mio nonno e andavo a giocare a calcio. Fin quando un giorno, mentre stavo per andare alla villa, sentii passare una macchina della protezione civile che tramite dei megafoni diceva alle persone di rimanere a casa e di uscire solo per andare a comprare farmaci e viveri.

 Da quel giorno non sono potuto più scendere a giocare. Dopo aver giocato e aver passeggiato, tornavo a casa e iniziavo a svolgere i compiti che le professoresse, per fortuna, assegnavano tramite l’ app.

Mia madre mi aveva, inoltre, dato un libro un po’ “sconcio”, ma bello nel complesso, che si intitola: “I capitani della spiaggia” di Jorge Amado.

Non sapevo, però, che il peggio doveva ancora arrivare in quanto improvvisamente i miei genitori mi dissero che non potevo più andare dai nonni, visto che loro, essendo molto anziani, rischiano di più. Questo mi ha fatto soffrire molto, visto che dovevo rimanere completamente da solo a casa. E mi manca soprattutto il nonno Natale perché lui mi aiuta sempre a uscire da alcuni momenti bui e perché mi fa molta compagnia.

Nei giorni in cui sono stato da solo a casa, non sapevo cosa fare e quindi mi attaccavo ai video-games e ai compiti, visto che non avevo altro da fare. Questi giorni sono stati terribili perché non sono abituato a dover stare a casa da solo per molte ore, infatti chiamavo di continuo mia madre, che mi aiutava dicendo che sarebbe tornata il prima possibile a casa.

Finalmente oggi ho saputo che mia madre ha ottenuto il lavoro a domicilio e quindi può farmi compagnia a casa, anche se non totalmente a causa del fatto che deve lavorare tramite computer e telefono.

Le cose che più mi mancano sono la scuola e lo sport, in quanto a scuola non rimango mai senza fare niente come dice “Scuola Senza Zaino” e perché sto con i miei amici a cui in questi mesi mi sono molto legato. E allo sport perché mi diverte e mi aiuta a sfogarmi.

Credo che quando questa brutta pandemia finirà imparerò a comprendere il vero valore che hanno le cose più scontate, come il calore dell’ abbraccio di una madre al proprio figlio.

 

Davide Pellecchia 1C

 

Marino Guarano di Melito di Napoli