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Intervista a Melania Federico autrice del libro “Pio La Torre. Una vita contro i poteri forti e la mafia”

Come mai ti sei interessata alla vita di Pio La Torre?
La sua storia mi è stata raccontata quando ero una bambina come voi da un mio zio, al quale ero affezionata, che era un amico di Pio La Torre. Mio zio si vantava sempre di questa amicizia e una volta mi prestò, affinché lo leggessi, un libro in cui lui veniva citato. C’era scritto che quando Pio La Torre andò via da casa sua andò a dormire in una casa con una stanza in famiglia. E poiché mio zio era piccolino di statura decisero che potevano dormire insieme. Era una situazione un po’ scomoda, ma erano senza stipendio.
Secondo me mio zio voleva dimostrarmi quanto orgoglio provava per quell’amicizia. Quel libro lo rivolle subito indietro, per lui era un gioiello inestimabile, ma la storia di Pio La Torre, con il suo impegno concreto non parolaio, rimase una delle cose che hanno segnato la strada di un mio impegno. Personale, sociale e professionale.
Se un libro ha avuto la capacità di innescare una curiosità, una voglia di conoscenza, di innestare un semino in una bambina, allora questa storia valeva la pena di scriverla e raccontarla ai giovani, in modo che a loro volta avrebbero potuto raccontarla ad altri. Oggi io sto parlando di Pio La Torre con voi e magari voi domani ne parlate con altri vostri coetanei e il suo ricordo e il suo impegno rimarranno sempre vivi. Magari i suoi valori saranno anche un esempio per qualcuno.

Quanto tempo hai impiegato per scrivere il libro?
Prima di scrivere questo libro ne ho letti tanti altri e ho fatto una ricerca tra i documenti: relazioni della commissione parlamentare antimafia, sentenze giudiziarie e articoli di giornale. Ho fatto anche delle interviste. Poi è iniziata la scrittura vera e propria cercando di rendere quanto più semplice e comprensibile una storia complessa che per essere capita soprattutto dai più piccoli andava inserita in un contesto storico. È stato necessario utilizzare il linguaggio dei giovani perché è proprio a loro che ho pensato quando ho deciso di scrivere questo libro. Il mio desiderio più grande era che potesse essere letto da studenti e insegnanti a scuola, proprio come avete fatto voi. E partendo dalle riflessioni condivise e dibattute iniziare un percorso valoriale e perché no, anche un impegno nel sociale. La presa di coscienza, a volte, può far nascere il desiderio di cambiare le cose che non ci piacciono, di non accettare i compromessi e di rifiutare i soprusi.

Perché ci furono delle lotte contadine?
Tra il 1945 e il 1950 in Sicilia si chiedeva l’applicazione dei decreti Gullo che garantivano ai contadini, che in quegli anni chiedevano anche una riforma agraria, la concessione delle terre incolte. A loro si contrapponevano i proprietari terrieri che erano spalleggiati dalle organizzazioni criminali. Le resistenze furono aspre e sanguinose e i mafiosi uccisero diversi dirigenti contadini.

Perché i mafiosi non volevano distribuire le terre libere ai contadini?
Perché volevano salvaguardare i loro interessi e il loro potere.

Cosa è riuscito a fare per i contadini che da giovane difendeva?
Si è innanzitutto fatto portavoce delle loro istanze e ha pacificamente difeso i loro diritti, ottenendo insieme a loro la riforma agraria per il Paese.

Perché un uomo buono come Pio La Torre è stato in carcere?
Durante una delle occupazioni delle terre, al termine di un lungo corteo, giunti al feudo i contadini si divisero la terra. Mentre stavano ritornando a casa, vennero circondati dalle forze dell’ordine che strapparono dalle loro mani le bandiere. Esplose così una sassaiola e il commissario ordinò di sparare. Furono feriti molti braccianti. Alcuni contadini si scagliarono contro le forze dell’ordine. Pio La Torre intervenne subito per convincere i contadini a non usare la violenza, lui era un pacifista, ma venne fermato assieme a centinaia di contadini, uomini e donne. Fu accusato da un funzionario di polizia di averlo colpito alla nuca con un bastone. Fu così arrestato e trasportato nel carcere dell’Ucciardone di Palermo con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e violenze. Qui rimase imprigionato per circa un anno e mezzo.

Perché lo hanno ucciso?
Pio La Torre è stato ucciso per il suo impegno antimafia. Fu, infatti, il promotore, assieme all’allora ministro dell’interno Virginio Rognoni, delle legge “Rognoni-La Torre” che introdusse per la prima volta nel codice penale l’associazione di tipo mafioso (art.416 bis). Lui fu il primo politico in Italia ad intuire che non bastava contrastare la mafia mettendo in carcere i mafiosi, ma che era necessario colpire nel segno i possedimenti, le ricchezze dei mafiosi. Bisognava confiscare, cioè togliere, sequestrare i loro beni che diventavano così di proprietà dello Stato.

I mafiosi che lo hanno ucciso sono stati arrestati?
Sì, i mafiosi che hanno ucciso Pio La Torre e Rosario Di Salvo sono stati arrestati.

Gli assassini di Pio La Torre sono gli stessi di Falcone e Borsellino?
La mafia è la stessa, gli esecutori sono diversi. Tutti gli omicidi eccellenti, cioè quelli di persone che ricoprono un ruolo di rilievo nella società, magistrati, politici, rappresentanti delle istituzioni sono stati decisi dalla cupola mafiosa, cioè dai capi che prendono le decisioni all’interno di Cosa nostra.

Oggi ci sono politici che si avvicinano alla figura di Pio La Torre?
Secondo me purtroppo no.

Se Pio La Torre fosse ancora vivo, avrebbe fatto di più per sconfiggere la mafia?
Sono certa di sì. Pio La Torre, infatti, da grande e attento conoscitore del fenomeno mafioso ha intuito come l’organizzazione criminale andava messa in difficoltà. È stato, infatti, un combattente sempre in prima linea che ha incarnato i valori della giustizia sociale, della legalità e della pace tra i popoli.

Perché è nata la mafia?
Per la volontà di accaparrarsi, addirittura con l’intimidazione e la violenza, tanti beni. Ma anche per difendere i privilegi di una parte della classe dirigente e per arricchirsi illecitamente.

Quanti anni ha la mafia?
Più di 200 anni: secondo gli studiosi la mafia sarebbe nata in Sicilia all’inizio del 1800.

Perché la mafia continua ad esistere nonostante i tanti arresti?
Perché purtroppo la mafia ha tante relazioni, tanti intrecci, con degli esponenti corrotti delle istituzioni economiche, sociali e politiche.

Classi III B e III C
D.D. “E. De Amicis” di Palermo
Clicca per visualizzare la video intervista

https://www.youtube.com/watch?v=uaN2IEz5ieo