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DIDATTICA A DISTANZA SI O NO? LA SCUOLA DEVE RAGGIUNGERE TUTTI

Il 5 marzo 2020, nel preludio di una pandemia, il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha stabilito dietro suggerimento medico scientifico il distanziamento sociale come arma di difesa per combattere la diffusione del Covid-19. In questa situazione ci siamo trovati tutti a dovere cambiare le nostre abitudini di vita, di lavoro e di studio. Durante il Lock Down la scuola non si è mai fermata. Per la prima volta nella storia, la didattica è stata svolta a distanza (D.A.D.). Per parlare di tale argomento intervistiamo il professore Antonio Porto docente del Liceo Scientifico ‘Galileo Galilei’ di Catania. 


1. Durante questa situazione del tutto nuova per noi, com’è stata organizzata la didattica a distanza?

È stata un’organizzazione in fieri. Abbiamo iniziato in modo del tutto improvvisato cercando, all’inizio, di riprodurre le dinamiche della classe come la spiegazione. Doveva durare per una settimana, poi però, la situazione si è prolungata ed abbiamo ‘in itinere’ modificato il modo di procedere, pian piano, e credo che sono stati ottenuti dei buoni risultati. Lo spero.”

2. Com’è cambiato il rapporto insegnante-studente?

Questo argomento sarebbe oggetto di una bella ricerca non da parte mia ma da parte di sociologi e psicologi. È chiaro che non si è potuto avere un’interazione fisica e non si è potuto vedere se i ragazzi sono stati realmente attenti o se durante la lezione hanno giocato. Il fatto di non aver potuto condividere uno spazio reale è stato un aspetto fondamentale. Quindi, l’interazione fra l’insegnante e lo studente è sicuramente cambiata, ma non sappiamo ancora come perché questa modificazione è stata talmente radicale, netta e improvvisa che, secondo me, va ancora compresa fino in fondo.”

3. Secondo lei, gli studenti sono riusciti a restare concentrati durante le video-lezioni e a mantenere costante l’attenzione?

Questo dipende dagli studenti: alcuni studenti hanno mantenuto ed hanno anche migliorato l’interazione con l’insegnante, altri invece si sono totalmente persi, purtroppo questo è un dato di fatto. Partiamo da un concetto importante, ovvero che tutti gli alunni del liceo Galileo Galilei avevano il computer, in quanto alunni appartenenti ad una fascia di ‘media borghesia’. Nelle altre fasce sociali il discorso è stato più complesso da un punto di vista tecnico e anche economico perché non tutte le famiglie potevano permettersi il computer. Io però, ho una visione limitata a un liceo di centro città.”

4. Con questo nuovo tipo di scuola i programmi stabiliti all’inizio dell’anno sono stati rispettati?

“’Il programma’ è stato riorganizzato da noi docenti per arrivare al nucleo essenziale delle cose e non è stato aggiunto altro, altrimenti, avremmo solo appesantito il lavoro, già difficile, dei ragazzi.”

5. Cosa ne pensa della didattica a distanza, apporterebbe delle modifiche? Quali e perché?

La didattica a distanza è stata una necessita totalmente inaspettata. Essa non è una cosa negativa se saputa usare nei modi giusti, certamente, se dovesse diventare l’unica forma di didattica sarebbe assolutamente controproducente perché è, a mio parere, fondamentalmente classista, però questo è un discorso diverso. Ciononostante, essa non va nemmeno abbandonata del tutto.”

6. Terry Tempest Williams, nota scrittrice americana, sosteneva che le cose più importanti che uno potesse imparare a scuola fossero l’autostima, l’appoggio e l’amicizia. Prima abbiamo parlato del rapporto insegnante-studente ma adesso parliamo del rapporto studente-studente. Mentre la scuola è andata avanti lo stesso e il rapporto insegnante studente non ha subito una grossa mutazione, né al livello didattico, né al livello personale, il rapporto studente-studente è venuto meno. Cosa pensa che sia mancato nel rapporto fra studenti durante questa brusca interruzione? Cosa si è perso?

Questo, in realtà, non lo so. Siamo sicuri che il rapporto studente-studente sia venuto meno? Nel senso che: nel momento in cui si sono allentati i rapporti sociali di tutti, per ovvi motivi, paradossalmente voi studenti vi siete trovati molto più abituati di noi adulti a convivere in uno spazio virtuale come quello dei social network. Perciò i ragazzi sono riusciti a ‘incontrarsi’ più facilmente rispetto a noi.”

7. La scuola era preventivamente preparata alla didattica a distanza oppure ha dovuto organizzare e programmare tutto il sistema nel momento in cui ci si è trovati travolti dalla pandemia?

Ovviamente no, nessuno aveva mai svolto la didattica a distanza perciò la scuola era impreparata. Questo è stato un evento assolutamente unico. All’inizio la Scuola è andata avanti grazie alla buona volontà degli insegnanti e della Dirigente, poi siamo andati avanti man mano.”

8. Secondo lei, il governo italiano come si è comportato con le misure che ha adottato in ambito scolastico per limitare la diffusione del virus? Le precauzioni prese per la scuola sono state a suo dire efficaci o no?

A mio dire non lo so perché di questo ne devono parlare i virologi. Chiudere tutto non è piaciuto a nessuno, né ai docenti, né agli studenti e soprattutto ai lavoratori. Sicuramente, per la scuola è stata una dolorosa necessità come per tutti. Grazie a tali norme è stata limitata una fonte sicura di contagio.”

9. Com’è cambiato il metodo di valutazione per la didattica a distanza?

Direi che è cambiato parecchio. Nel momento in cui non puoi avere davanti a te lo studente ma lo vedi attraverso uno schermo ti mancano tutti gli elementi con cui sei abituato a valutare, per esempio i tratti soprasegmentali, come il tono della voce, aspetti importanti in quanto non siamo macchine. Qui abbiamo dovuto riorganizzare tutto e prendere nuovi criteri di valutazione. In questo la scuola ci ha supportato molto.”

10. In una prospettiva in cui non si conosce ancora una cura per il virus e la probabilità che la curva dei contagi possa risalire, ritiene che la didattica a distanza possa essere rielaborata e riutilizzata in futuro?

Se le scuole dovessero chiudere nuovamente essa sarà riutilizzata in futuro, ma questo non dipende da noi ma dalla curva dei contagi. In generale, quando le scuole riapriranno, la didattica a distanza sarà una possibilità in più da integrare, ma se dovesse diventare l’unica forma di didattica, io non ne vedo sinceramente l’utilità per moltissimi motivi, fondamentalmente per una cosa: perché essa raggiunge alcuni ma non tutti. La Scuola deve raggiungere tutti. Essa potrà tornare utile ma solo come complemento.” 

Alessandro Triolo – Liceo Galilei