Chernobyl, 34 anni fa la catastrofe nucleare

File:Chernobyl nuclear plant2.jpg - WikipediaE’ passato moltissimo tempo dal disastro che colpì l’Europa quel fatidico 26 aprile 1986. Ricordato in tutto il mondo come il più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare, quello di Chernobyl fu una vera e propria catastrofe per l’intero pianeta.
Nonostante siano trascorsi ben trentaquattro anni dall’accaduto che ha portato a molti morti e a migliaia di casi di tumore, ancora oggi in Bielorussa, Ucraina e Russia sono presenti nell’aria le radiazioni emanate dall’esplosione: infatti le conseguenze del disastro continuano a persistere e a nuocere alla salute degli abitanti dei luoghi circostanti alla vecchia centrale.
Bisogna però dire che a Chernobyl i disastri furono in realtà due: oltre alle persistenti e gravi conseguenze, c’è stato il disastro realizzato dagli ordini impartiti da Mosca. Grazie alla pubblicazione di note, protocolli e resoconti dei giorni successivi all’incidente è emerso che: oltre ad esservi stato un fallimentare tentativo di insabbiare le reali conseguenze del disastro, le autorità russe pensarono a un’operazione di limitazione dei danni subiti dalle radiazioni nucleari. I documenti riportano infatti che nonostante il numero di ammalati, a causa dell’esposizione a radiazioni nucleari, salisse, la maggior parte di questi fu rimandata a casa dagli ospedali in cui sarebbero dovuti essere curati. Non è tutto però: infatti dalle carte si è venuto a sapere che carne e latte contaminati vennero dichiarati commestibili e che furono lavorati per poi essere trasformati in salami e derrate di cibi conservati.
Oggi l’area compresa entro i 30 km dal luogo dell’incidente alla centrale di Chernobyl è conosciuta come “zona di alienazione”: il suo accesso è strettamente regolato e sulla carta ed è vietato viverci o svolgere attività commerciali. Livelli di radiazione in entrata e uscita dal sito vengono misurati sui visitatori che in alcuni casi indossano tute ignifughe e trasportano apparecchiatura di misurazione. E la “zona di alienazione” è anche diventata un importante rifugio di fauna selvatica.
Sara Turchi / Liceo Classico Galileo di Firenze