Il cambiamento climatico ci fa ammalare fin dalla nascita

L’aspetto meteorologico del cambiamento climatico, come l’innalzamento degli oceani e il conseguente scioglimento dei ghiacci, non deve essere la nostra sola e unica preoccupazione per il futuro. Gli effetti della variazione del clima terrestre sono rivolti per via diretta alla nostra salute. A metterci all’erta della situazione è il rapporto “The Lancet Countdown on Health and Climate Change”, pubblicato sulla rivista scientifica inglese “The Lancet” e edito da Elsevier, ricavo della cooperazione tra 120 esperti di 35 istituzioni di tutto il mondo: tra di esse figurano l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), lo University College di Londra (UCL), l’Università Tsinghua di Pechino e la World Bank con sede a Washington. Come spiega Marina Romanello della succitata University College di Londra, i neonati potranno facilmente essere colpiti da infezioni e malattie infettive. È il caso dell’Italia, dove in quasi 40 anni la possibilità di acquisire e trasmettere il virus della malattia infettiva tropicale chiamata febbre dengue, di cui è portatrice la comune zanzara tigre, nome scientifico Aedes albopictus, è aumentata del 50%. A detta dell’OMS, nel 2016 quasi tre milioni di persone nel mondo sono state uccise dall’inquinamento dalle polveri sottili, mentre il decesso di circa 440.000 persone è stato provocato dall’inquinamento da carbone. Il nostro Paese, oltre ad essere tra i primi posti in Europa e undicesimo nel mondo per mortalità da polvere sottili, è situato in una posizione geografica tale da poter studiare al meglio delle strategie per moderare i mutamenti climatici; si pensa cioè di utilizzare dei droni per controllare l’inquinamento delle acque di fiumi e laghi e di introdurre progetti di educazione ambientale nelle scuole.
Francesco Cosenza / Liceo Classico Galileo di Firenze