La casa vuota e misteriosa – Racconto

A giugno, una volta finita la scuola, Jack, un ragazzino di undici anni, non resisteva dalla voglia di andare a scoprire cosa ci fosse nella villa abbandonata in cima alla collina del paese insieme a sua cugina Sofia, la sua inseparabile compagna di avventure.
Un giorno di fine giugno Jack si svegliò alle sette e mezza grazie all’arrivo inaspettato di sua cugina Sofia sotto casa. Naturalmente Jack non voleva alzarsi presto durante le vacanze ma, visto che doveva andare a scoprire la villa misteriosa, si alzò comunque.
Dopo un’ora erano già usciti di casa e si stavano incamminando su per la collina, una volta arrivati in cima videro la villa e a entrambi salì un brivido lungo la schiena. A Jack e Sofia diminuì la voglia di entrare nella villa perché dal paese non sembrava così grande né così ridotta male e per questo rimasero immobili a osservarla per dieci minuti: la villa sembrava che potesse cadere da un momento all’altro.
Si decisero ad entrare quando Jack si stufò di stare là davanti impalato a non fare nulla, avanzarono tenendosi per mano e, quando arrivarono davanti alla porta, sentirono una voce umana provenire dall’interno della villa. Jack per fare il ragazzino coraggioso con sua cugina (che sapeva che Jack era un fifone) fece un passo, allungò la mano e… la porta non si aprì. I due cugini rimasero impressionati dal fatto che la porta fosse chiusa e così iniziarono a girare intorno alla casa per vedere se ci fossero altre porte per entrare. Scoprirono che su ogni lato c’era una porta ma il problema è che tutte le porte erano chiuse. Iniziarono a pensare a come entrare per scoprire chi o cosa avesse emesso quel rumore; Sofia, la più attenta ai particolari e la più furba tra i due, si accorse che c’era una scala appoggiata al muro: la prese, la aprì e ci salì sopra per raggiungere la finestrella che consentiva di accedere al tetto, che per l’appunto era aperta. Una volta che Sofia fu salita, salì anche Jack ed entrarono in una stanzetta piccola e buia, che sembrava una soffitta.
Iniziarono ad osservare tutta la stanza curiosi di scoprire cosa ci fosse nella villa e rimasero anche molto impressionati dalla quantità di polvere e dalla confusione in cui erano accatastati tutti gli oggetti (la maggior parte non capivano cosa fossero ma non si preoccuparono di questo).
Jack accese la torcia che si era portato dietro per sicurezza e così iniziò a cercare le scale o un modo per andare al piano di sotto. Jack scoprì che le scale non c’erano o per lo meno non le vedeva, così iniziarono a spostare tutti gli oggetti e ad accatastarli sotto alla finestra da dove erano entrati (tanto lì non c’erano le scale, se no le avrebbero viste). Dopo qualche minuto videro le scale con i gradini di legno mezzi rotti e Jack si mostrò ancora il più coraggioso tra i due iniziando a scendere le scale scricchiolanti. Appena tutti e due furono scesi sentirono quella voce ancora più vicina e poterono iniziare a capirne le parole, sentivano solo la parola “ragazzi” ripetuta più volte. Jack e Sofia si spaventarono, si appoggiarono alla parete che iniziò a scricchiolare e i due cugini si presero ancora più paura e caddero a terra. Quando si furono alzati iniziarono a vagabondare per la casa, naturalmente molto intimoriti, sia dalla voce che avevano appena sentito sia dal fatto che non sapevano dove andare e che potesse capitare loro di tutto in qualsiasi momento. Entrarono in più stanze, non riuscivano a capire che stanze fossero per la quantità di polvere, alcune non sapevano nemmeno che esistessero perché in casa loro non c’erano, visto che erano molto più piccole. Una delle poche stanze che riuscirono a capire era un’enorme camera da letto con un letto matrimoniale e tre singoli, nella stanza c’erano due bagni e quattro finestre. Jack e Sofia rimasero molto impressionati dalla grandezza e notarono che era l’unica stanza in cui non c’era la polvere in quantità eccessive come nelle altre stanze. Ipotizzarono che la voce della persona (sempre che fosse stata una persona) che ripeteva la parola “ragazzi” dormisse in quella camera e quindi la puliva ogni tanto, anche se i bagni nella camera non erano puliti (come altre stanze che avevano perlustrato), che di solito si usano se si usa la camera, a meno che i bisogni quella persona sconosciuta non li facesse in altri posti e non in bagno.
Dopo un po’ di minuti che osservavano la casa notarono una porta con il pomello lucido color oro, allora ci si avvicinarono per entrare nella stanza che c’era dall’altra parte. La aprirono e davanti a loro c’era il vuoto, vedevano solo nero, si accorsero dopo che c’erano le scale e quindi le iniziarono a scendere con cautela, ma notarono che quelle erano di marmo e non di legno, quindi erano di sicuro più resistenti di quella di prima, infatti i due ragazzi erano molto meno preoccupati che crollassero da un momento all’altro. Arrivarono in fondo alle scale e trovarono un’altra porta con il pomello d’oro e anche questa la aprirono più impauriti di prima perché la pila della torcia si stava per scaricare (non l’aveva scaricata tutta quel giorno, e l’aveva usata anche in altri momenti) e quindi era più buio. Questa volta c’era una stanza con tanti armadi di vari tipi e colori: rosso scuro, verde, giallo, rosa, azzurro, ma l’armadio che li colpì di più era quello davanti a loro dall’altra parte della stanza, che era di tutti i colori ma non uno sopra l’altro, in un punto dell’armadio c’era un colore e in un altro punto un altro colore, così quell’armadio lo iniziarono a guardare perplessi e stupiti dalla fantasia con la quale era colorato. Scoprirono che in ogni cassetto c’erano diversi oggetti di tutti i tipi, dalla penna a un pacchetto di fazzoletti, da una forcina a un bullone e anche per questo rimasero molto impressionati. Aprendo i vari cassetti notarono che in uno c’erano solo chiavi: argentate, smaltate d’oro, arrugginite, grandi, piccole, con la dentatura grande, allungata, piccola e stretta. Ne presero una, che era smaltata d’oro, lucida (anche se era abbastanza impossibile perché si vedeva che in quella stanza non ci andava nessuno da tempo). Così la presero e cercarono una porta e quindi una serratura per poi infilarci la chiave e scoprire altre stanze inesplorate di quella villa.
La prima serratura non era di una porta, era di un baule: Jack e Sofia, dato che non avevano mai visto un baule così bello e così lucente, lo aprirono e videro che dentro era pieno di diamanti e perle bellissime, così le iniziarono a prendere e a mettere nello zaino che Jack si era portato dietro. Appena ebbero finito di mettere le gemme nello zaino iniziarono a cercare altre serrature nelle quali la chiave potesse entrare, ma non ce ne erano altre, così iniziarono a cercare per scoprire se ci fossero altri oggetti entusiasmanti, curiosi e strani. Quando si stancarono di cercare oggetti iniziarono a esplorare la stanza piena di armadi e capirono che in ogni armadio solo in uno dei tanti cassetti c’era lo stesso oggetto, in tutti gli altri c’erano oggetti di tutti i tipi. I cassetti che li colpirono di più erano uno pieno di calamite e un altro pieno di pile. Ma non si stupirono più di tanto dopo quello che avevano visto poco tempo prima (il baule pieno di gioielli e perle preziose).
Intanto si stava facendo buio (lo capirono perché là sotto non si vedeva quasi più nulla) e quindi dovevano tornare a casa, altrimenti i loro genitori si sarebbero preoccupati; salirono la scala e ritornarono dove erano prima, vicino all’enorme stanza da letto. Sofia, però, voleva scoprire da dove provenisse quella voce che avevano sentito, così decise di entrare nella stanza da letto. Jack, visto che era fifone, in un primo momento la volle aspettare fuori ma poi si ricordò che doveva sembrare più coraggioso di lei, così entrò anche lui. A Sofia non le importava che Jack fosse entrato nella stanza o no, lei voleva scoprirlo e basta. Una volta che Jack la raggiunse, si sentirono entrambi più al sicuro perché avevano qualcuno a fianco, allora si fecero coraggio e iniziarono a cercare e a guardare in ogni angolo della stanza. Persero un’ora a cercare e fu proprio Sofia a notare qualcosa sotto al letto. Vide qualcosa di nero e lì per lì pensava fosse un telo visto che era buio e non si vedeva nulla ma poi capì che era un’ombra. Provò ad allungare la mano e sentì tirare, così chiamò Jack e, anche lui allungò la mano perché non aveva capito che poteva essere pericoloso . Si accese una luce e sentirono la voce che li chiamava di nuovo, si sentirono tirare ancora e caddero in un posto buio e spaventoso.
Videro che insieme a loro in quella stanza in cui erano caduti c’erano altre persone immobilizzate e capirono che erano morte di freddo perché videro un termometro che segnava -6°C. Iniziarono ad avere anche loro freddo e proprio in quell’istante videro una via d’uscita: era una finestra che dava su un giardino che però non sembrava quello che avevano visto la mattina a ci andarono pur di uscire da quel posto strano pieno di persone morte assiderate. Appena furono fuori, si sentirono tirare da dietro, si girarono e videro cinque mummie e capirono che erano loro che li chiamavano. Iniziarono a urlare e a correre a destra e a sinistra fino a cadere in terra per la fatica. Le mummie capirono che li avevano spaventati e quindi rientrarono nella villa, senza farsi vedere da Jack e Sofia. Una volta che si furono alzati erano le nove e mezzo di sera e così decisero di tornarsene a casa. Mentre tornavano si chiarirono un po’ di cose sulla giornata: capirono che la stanza da letto era delle cinque mummie, infatti c’erano cinque posti letto; la voce che li chiamava”ragazzi” era di una delle mummie; il bagno era sporco perché tanto le mummie erano morte e quindi non facevano certi bisogni da soddisfare; chi li ha spinti nella stanza gelida era una delle mummie; però la cosa strana era che, visto che le mummie erano morte, come faceva a essere un po’ più pulita la stanza da letto?
Capirono che non era molto importante e si affrettarono a tornare a casa per raccontare tutte le avventure pazzesche che avevano vissuto quel giorno.
Anna / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze