Avventura nel bosco – Racconto

Ero molto piccola, avevo circa tre anni e mi capitò una cosa strana… Per quanto mi posso ricordare è stata la prima e l’ ultima volta che ho veramente giocato con mio cugino Niccolò perché era più grande di me.
Ero ad un compleanno di parenti e vicino alla baita dove lo festeggiavamo c’era un bosco.
Lo zio di mio babbo, Piero, era seduto vicino a me; stavamo parlando di tutti i suoi viaggi, proprio qualche settimana prima era tornato dal monte Everest e mi ha raccontato di un bosco che aveva visto. Quando ha finito, io ho cominciato a fantasticare su tutte le avventure che ha vissuto e che io avrei potuto vivere crescendo. Pensando a questo, mi sono accorta del bosco intorno a noi e ho chiesto a Piero di portarmi a fare una passeggiata. Lui ha accettato subito, quindi sono andata a dirlo ai miei genitori e sono partita ma, quando Niccolò si è accorto che ce ne stavamo andando, è voluto venire con noi e io non avevo niente in contrario, quindi siamo andati, anche se non sapevamo che molto probabilmente ci saremmo spaventati.
Eravamo già nel bosco, stavamo parlando da circa un’ora (indicativamente, perché nessuno aveva un orologio) e avevamo trovato qua e là impronte di cinghiali, di cani, di caprioli e di altri animali passati di lì quella notte. Ma ad un certo punto abbiamo sentito un rumore… un rumore molto strano, in effetti: assomigliava a un fruscio più forte del normale, non causato dal vento ma da un animale che correva tra cespugli folti.
Io e Niccolò ci siamo veramente spaventati e abbiamo cominciato a urlare, mio zio però ci ha detto di stare fermi. Intanto il rumore si avvicinava e era sempre più difficile stare calmi. Scorgemmo qualcosa in lontananza che attraversava il piccolo sentiero che stavamo percorrendo: era un’ombra scura, troppo grande per essere una lepre, ma troppo piccola per essere un capriolo o un cervo, l’unica cosa che sapevo era che era un’ombra davvero familiare, mi sembrava di averla già vista, anche se non ne ero certa… Lo zio disse che era un cinghiale e che non ci dovevamo preoccupare. Io ebbi come un brivido, perché capii dove l’avevo vista. Mentre andavo in macchina, percorrevo la strada parallela al bosco e lì avevo notato la stessa ombra, solo un po’ sfocata e senza avere il tempo di capire cosa fosse.
Lo dissi a mio zio e lui annui: non sembrava sorpreso, mi spiegò che poteva essere un altro cinghiale perché quel bosco ne era pieno. Dopo averla riconosciuta, abbiamo ricominciato la passeggiata e abbiamo visto tantissimi alberi verdi che mi trasmisero un senso di pace e divertimento: poche volte ho provato ancora quell’emozione, una volta in montagna quando uno scoiattolo mi è quasi caduto in testa… Poi siamo tornati indietro ed io ho raccontato tutto ai miei genitori.
Che mi ricordi, quella è stata la prima e l’ultima volta che ho fatto qualcosa con mio cugino, ed è stata un’esperienza divertente ma leggermente paurosa.
Greta / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze