Le mie giornate al tempo del coronavirus

Niente era mai riuscito a fermare il mondo come ci è riuscito il corona virus, neanche le guerre mondiali. Per la prima volta dopo anni, i ritmi frenetici che sostenevamo si sono interrotti, l’orologio che scandisce il ritmo della nostra vita, tutto ad un tratto, senza avvisare, si era fermato in un limbo di tempo tra un tic e un tac, lasciandoci impotenti a guardare ciò che succedeva. Le strade erano vuote, i negozi erano chiusi, non si sentiva più il rumore dei clacson che la gente la mattina suona arrabbiata o le risate dei ragazzi che escono in compagnia il pomeriggio.

In Italia, per limitare il contagio di questo virus, era stata imposta la quarantena e siamo rimasti chiusi in casa per mesi, per l’esattezza da Marzo a Giugno, senza poter uscire e vedere amici e parenti. Il periodo di lock down ha stravolto le routine quotidiane di tutti e ha sconvolto , almeno per quel che mi riguarda, l’ordine familiare, poiché non era mai capitato che sia io che i miei genitori dovessimo lavorare e stare al telefono contemporaneamente, dunque riuscire a non infastidire l’altro e condividere gli spazi non è stato facile. D’altra però, dovendo stare tutto il giorno a casa, siamo riusciti a fare ciò che precedentemente non avevamo modo di fare, come vedere un film o cucinare tutti insieme e a vivere più momenti in famiglia di sera in quanto il pomeriggio io dovevo studiare. Ovviamente, a causa della quarantena, le scuole erano state chiuse e, per non interrompere le attività, era stata attivata la D.A.D, la didattica a distanza. Tutti i giorni, escluso il weekend, noi ragazzi dovevamo collegarci in videochiamata o su meet o su zoom, entrambi siti di videoconferenze, e seguire le lezioni che duravano solamente 40 minuti. Il numero di ore di lezione era quindi minore di quello effettivo ma a differenza i compiti erano di più perché le materie pratiche erano diventate teoriche e si aggiungevano alle cose da studiare. Nonostante la quantità di studio, mi sono saputa organizzare bene e ho ricavato molto tempo per me per fare le cose che mi piacciono.

A giugno la quarantena è finita e come prima cosa ho rincontrato tutti i miei amici e i miei parenti e nel momento in cui li ho visti, ho capito quanto fossero importanti per me e che non si devono mai dare per scontato i rapporti che si hanno con le persone. Durante l’estate, i casi sono diminuiti e di conseguenza, potendo viaggiare, nonostante il Covid, è stato possibile vivere una bella estate. A settembre le scuole hanno riaperto, ma ci sono moltissime differenze rispetto all’anno scorso. All’entrata della scuola viene data ad ogni alunno una mascherina che va tenuta fino a quando non ci si siede al proprio banco da soli, non ci si possono prestare gli oggetti personali e non si può andare a scuola se si manifestano i sintomi del virus. La ricreazione non è più libera, dura sempre 15 minuti ma si viene accompagnati dal professore in un punto all’aria aperta della scuola prestabilito e sorvegliati in modo tale da non creare assembramenti. La didattica non si svolge tutta in presenza, le classi sono state divise in due metà che a settimane alterne vanno a scuola mentre l’altra segue a distanza grazie ai nuovi computer nelle classi dati in dotazione dalla scuola. Nonostante l’ottima organizzazione, seguire a distanza per le materie scientifiche non è semplice e spesso crea problemi in quanto vedere la lavagna è quasi impossibile e quindi non si riesce a seguire lo svolgimento dei problemi o delle spiegazioni.

A fine ottobre dovrebbero arrivare i banchi singoli nel mio liceo in modo tale che si possa tornare tutti in presenza per rendere la didattica ottimale. Per adesso mi trovo abbastanza bene con questo sistema e penso che la mia scuola si sia organizzata nel modo migliore che potesse e mi ritengo fortunata in quanto in alcune scuole, per la mancanza di spazi, i ragazzi devono tenere le mascherine tutte e sei le ore stando seduti su una sedia senza avere un banco per appoggiarsi. Spero che tutto si risolva il prima possibile in modo tale da poter tornare alla normalità e vivere al meglio i miei ultimi due anni di liceo che vorrei fossero indimenticabili.

Vella Sara Frisella IV D