Biella3creativa: la notte stellata di Van Gogh

 

 

1.

 

Il grano cantava e i rami ballavano, una leggera aria fresca accarezzava le foglie e le stelle le illuminavano.

Mi svegliai abbracciato dall’erba di un magnifico prato, non sapevo dove mi trovassi ma stavo bene, mi sentivo a casa, non pensavo a nulla se non a me stesso.

Mi alzai delicatamente come se non volessi ferire gli insetti che correvano tra quei fili d’erba, alzai lo sguardo e notai che c’era un cielo stupendo, quasi irreale.

Trovai un sentiero che percorsi, mi trovai in un paesino accogliente, con piccole e ripide vie, non c’era nessuno, eppure si respirava aria di festa, come quella che c’è durante una fiera.

Le campane suonavano, era mezzanotte. Io cercavo ancora di capire dove mi trovassi; era un posto sperduto e magico.

Trovai un bar con luci accese, ci entrai e il barista mi accolse come un parente, mi offrì un caffè e mi raccontò di sua moglie, dei suoi figli. Io mi chiedevo perché lo stesse raccontando a me, un vagabondo completamente sconosciuto;  glielo chiesi.

Lui cambiò espressione, divenne serio, mi disse che in quel posto tutti erano i benvenuti e tutti facevano parte della famiglia.

Lo ringraziai per il caffè e uscii dal bar, adoravo quel posto e lui adorava me, non me ne sarei mai voluto andare, continuai allora il cammino.

Tra le piccole vie vidi panni stesi, suoni che uscivano dalle finestre e qualche cane che abbaiava, incontrai una coppia che stava andando nel bar visitato da me in precedenza. Mi chiesero da dove venissi e alla semplice risposta “non lo so” scoppiarono a ridere. Dissero che mi sarei potuto fermare lì.

Mi salutarono e se ne andarono, percorsi altra strada quando, senza accorgermene, mi ritrovai nel prato in cui mi ero svegliato. Avevo camminato tutta la notte ed ero molto stanco, quindi mi sedetti in un tronco lì vicino e chiusi gli occhi.

Subito dopo li riaprì per paura di addormentarmi a andarmene via, ma niente, era troppo tardi. Mi trovai nel mio letto, con la sveglia che suonava.

Pietro Trevisan, 3A

I.C. Biella3, Marconi

 

 

2.

Una folata di vento fece volare tutti i fiori che avevo in mano, facendoli cadere sul prato della grande collina in cui mi trovavo.

Mi diedi pace,e mi sedetti togliendo i sandali.

Mi rilassava stare scalza; il terreno umido a contatto con la mia pelle mi faceva sentire libera, e più sicura.

Come se avessi avuto un forte legame con la natura.

Mi piaceva osservare i movimenti delle farfalle, avevano tutti colori differenti, ed ero solita soprannominarle.

Mi piaceva anche tenerle sul dito, osservando la loro struttura.

Così fragili quanto potenti.

Poi spostavo lo sguardo sul piccolo paesino in cui vivevo.

Il vecchio campanile suonare, le donne tornare dal lavatoio con grossi cesti strabordanti di vestiti.

Il sole calava lentamente, lasciando spazio ad un meraviglioso cielo stellato.

Ero solita osservare la lunga catena montuosa, leggermente più in basso; si potevano notare le mucche e le capre pascolare.

Papà due ha due mucche, ogni tanto ho il permesso di prendermene cura.

Dal suono delle campane,riesco a capire che sono le nove.

Ed eccolo qui, il magnifico cielo che aspettavo da tutta la giornata.

Oggi però diverso, non è un semplice cielo stellato.

I colori sono più scuri, si sono create delle  onde incastrate e, tra queste, ci sono delle stelle straordinarie.

Sulla destra c’è la luna, non è bianca né grigia, ha delle tonalità sul giallo.

Le stelle mi ricordano molto quando io e mio fratello giocavamo con la pittura gialla e vecchia del nonno, tracciavamo dei cerchi di varie forme sulle antiche travi di legno di casa nostra. Si spostavano molto velocemente e quelle onde sembravano scontrarsi.

C’era un sacco di vento quella sera. Il cielo diventava sempre più scuro, così decisi di incamminarmi verso la via di casa,abbandonando quel meraviglioso cielo stellato.

Fatima Docimo, 3A

I.C. Biella3, Marconi

 

3.

Ma perché la felicità non è sempre presente in tutti noi?

A me chiedono: ma perché sei sempre felice? E io dico che sono felice perché nella vita bisogna essere felici.

Il dipinto “La notte stellata” di Van Gogh per me rappresenta emozioni positive come la felicità, l’allegria e la serenità.

Per me la felicità è un castello in cui immagino  vivano persone felici, è una famiglia che si vuole bene.

L’allegria è il cielo, le onde e il blu, è la voglia di andare avanti e non fermarsi, è la forza di dare sempre il massimo in ogni cosa che fai.

La serenità è il sole e il giallo: quando  vedo il sole penso che mi aspetta una bellissima giornata. Il giallo  è la serenità che possiamo sempre trovare dentro di noi.

Quando sono agitato e non mi fermo a pensare, mi sento come il quadro, le onde non si fermano mai ma quando arriva la notte, anche le onde si fermano. La notte per me è la quiete, non si sente più niente e la mente riposa.

Gabriele Marfisi, 3A

I.C. Biella3, Marconi