Guerriera – Scritto sul corpo

È sorprendente vedere come i gemiti e le lacrime possano unirsi, miscelarsi tra di loro e fondere due situazioni che non dovrebbero mai entrare in contatto. I lividi spiccavano sulla pelle chiara, la quale si contorceva involontariamente rispondendo agli stimoli. Lacrime salate le rigavano il volto, lacrime di rassegnazione, tristezza, impotenza. I denti digrignavano, mordevano la lingua per il dolore. La schiena era ricoperta di brividi per via della fredda superficie della parete. Quella parete ocra che da un paio di anni accompagnava il suo sguardo dalle palpebre stanche ogni sera prima di coricarsi. Pensava che l’avrebbe sempre protetta, pensava che fosse un posto sicuro, eppure la parete di quella stanza stava ora assistendo a quella violenza.

Le lacrime non scorrevano più sul suo viso anche se i suoi occhi arrossati erano delle prove inconfutabili e nulla l’affliggeva più della sua dignità ferita. Dovettero passare giorni prima che lei riuscisse a parlare con qualcuno di quella difficile esperienza. Le parole le furono tirate fuori con la forza da sua sorella che l’aveva vista con lo guardo assente e, dopo aver notato i segni dell’aggressione sul corpo, l’aveva costretta a parlare, a raccontarle tutto tentando di reprimere la rabbia che stava covando dentro di sé. Ci vollero molte convincenti parole per far sì che quel crimine venisse denunciato alle autorità. Un racconto sempre interrotto da singhiozzi e lacrime, che non fermavano mai definitivamente il flusso di parole quando uscivano fuori dalla sua bocca con determinazione.

Metabolizzare un evento così significativo della tua vita non è affatto semplice e porta con sé delle importanti conseguenze, fisiche e psicologiche, che perdurano nel tempo. È come una ferita che si rimarginerà ma che non abbandonerà mai la tua pelle. Accadeva così anche alla nostra ragazza che aveva deciso di riprendere in mano la sua vita accettando di dover convivere con questa cicatrice interiore senza però doversene vergognare. Capì con il tempo di non dover nascondere il suo passato ed il suo dolore non avendo nessun tipo di timore. Decise di andare avanti con la sua vita riprendendo, tra le varie attività, il suo amato sport: la scherma. Uno sport che aveva sempre amato ma che mai aveva sentito più vicino.

Prima di ogni incontro impugnava la sciabola con fierezza, la maschera era stretta dal braccio contro il suo corpo, i capelli biondi che aveva deciso di lasciar crescere cadevano morbidi sulle sue spalle ed il suo sguardo era fiero ed austero. La scherma la rappresentava completamente perché era diventata una “guerriera” anche nella sua vita, al di fuori delle gare.

Stefania Capuano