Fahrenheith 451. Recensione

In questo romanzo il protagonista Montag fa il pompiere in un mondo in cui ai pompieri non è richiesto di spegnere gli incendi, ma di accenderli: armati di lanciafiamme, fanno irruzione nelle case dei sovversivi che conservano libri e li bruciano. Così vuole la legge. Montag però non è felice della sua esistenza alienata, fra giganteschi schermi televisivi, una moglie che gli è indifferente e un lavoro di routine. Finché, dall’incontro con una ragazza sconosciuta, inizia per lui la scoperta di un sentimento e di una vita diversa, un mondo di luce non ancora offuscato dalle tenebre della imperante società tecnologica. 

 In questa storia governa un regime totalitario che condanna in tutti modi chiunque cerchi di pensare, in questo caso, bruciandogli casa con o senza i proprietari all’interno.  Le persone vivono in una società dove i problemi non solo non si affrontano, ma addirittura non si vedono anche se Montag prima o poi si accorgerà di dove si trova e cosa sta facendo soprattutto dopo la conversazione che avrà con una ragazza a cui piace vedere il mondo ed esplorare il pensiero umano in quella che si potrebbe considerare come una delle scene più belle e affascinanti del libro.

Io consiglio questa lettura sicuramente a chi ama il genere distopico (genere dove il mondo viene descritto secondo una visione futuristica), ma in generale a tutti per renderci conto sia di quanto i libri siano importanti per noi ma soprattutto di quanto sia importante pensare: un regime totalitario condanna il pensiero perché l’uomo che pensa è scomodo infatti esso non si lascia ingannare facilmente e su di esso non si potrà mai avere un controllo assoluto perché rispetterà sempre i suoi principi e i suoi valori, agirà secondo ciò che ritiene giusto e avrà sempre consapevolezza di ciò che gli sta attorno: dove vive, in quale contesto storico, le persone che lo circondano, ecc. 

Buona lettura.

Iolanda Gennaro, III B