“LE DONNE SONO LA COLONNA VERTEBRALE DELLA SOCIETÀ”

 “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società.”  Le parole del Premio Nobel, Rita Levi-Montalcini, sono così attuali anche e soprattutto oggi.

Da sempre, infatti, le donne hanno dovuto lottare per ottenere i propri diritti, sia per quanto riguarda la vita sociale, da cui erano quasi sempre escluse, sia per quanto riguarda la vita privata, in cui erano del tutto sottomesse prima ai padri e dopo ai mariti, non avendo il permesso di esprimere le proprie opinioni e di prendere delle scelte.

Per molti secoli le donne non hanno potuto ricevere un’istruzione e avere un lavoro, perché si riteneva che dovessero eseguire solo lavori domestici e crescere i figli, lasciando al marito il compito di mantenere la famiglia. La figura femminile, quindi, non era libera e indipendente e la scelta dell’uomo da sposare non spettava a lei, bensì ai genitori, infatti, spesso i matrimoni erano già combinati dalle famiglie quando le donne erano ancora delle bambine. L’uomo, quindi, è stato sempre ritenuto più forte rispetto alla donna, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista della società. La figura femminile, però, non si può sottovalutare, perché come ha citato Rita Levi- Montalcini, è la colonna vertebrale della società, in quanto sono le donne che mettono al mondo i figli.

Con il passare degli anni, le donne hanno iniziato ad ottenere molti diritti e oggi hanno la possibilità di lavorare, hanno il diritto al voto, hanno maggiore indipendenza e non sono obbligate dai padri a sposarsi per convenienze economiche, ma purtroppo ci sono ancora Paesi in cui le donne e gli uomini non hanno gli stessi diritti e il raggiungimento di questo obiettivo è ancora lontano.

Da sempre le donne sono state oggetto di violenza fisica e psicologica e nonostante le loro condizioni siano notevolmente migliorate, questo fenomeno non è stato totalmente sconfitto. Spesso, i mariti tendono a voler dimostrare la loro superiorità e a sottomettere la moglie, utilizzando non solo la violenza fisica, ma anche verbale. In molti casi queste violenze arrivano anche all’omicidio e ciò avviene soprattutto quando la donna non denuncia l’uomo per paura o per la speranza di poter gestire da sola la situazione. Queste violenze non avvengono solo all’interno dei matrimoni, ma anche al di fuori, infatti, sono molto numerosi i casi di violenza contro le donne compiuti da fidanzati gelosi o uomini che non riescono ad accettare la fine di una relazione.

La gelosia è un sentimento che potrebbe risultare positivo, perché si tende a pensare che le persone gelose siano quelle che amano di più, ma in realtà questa è un segno di possesso e l’uomo che vieta alla donna di vestirsi in determinati modi o di uscire senza di lui, non la ama veramente, il suo obiettivo è di sottometterla e di trattarla come se fosse un oggetto. Spesso non ci si rende conto subito di questi segnali o si tende a giustificare l’uomo attribuendo la colpa al suo carattere geloso o al troppo stress dovuto al lavoro; in realtà, tutti questi segnali sono piccole forme di violenza, che, accumulate, negano alla donna la propria libertà e con il passare del tempo si trasformano in violenza fisica.

Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e in questa giornata moltissime scuole organizzano assemblee e incontri per far comprendere ai bambini e agli adolescenti che questa violenza deve essere annullata: i ragazzi devono capire fin da piccoli che non ci deve essere distinzione tra i due sessi e le ragazze devono imparare a percepire i primi segnali di violenza e a parlarne con qualcuno prima che sia troppo tardi. Quest’anno, la mia scuola, oltre a parlare della violenza contro le donne e a farne comprendere il significato, ha raccontato la storia di una donna, Eligia Ardita, che nell’ultimo periodo della sua gravidanza è stata uccisa dal marito. La donna, non sentendosi molto bene, gli aveva chiesto di non uscire quella sera per restare a casa con lei, ma il marito non voleva comprendere la situazione e così scoppiò una lite che finì con la morte della donna e della figlia che portava in grembo. La drammatica storia è stata raccontata dalla sorella di Eligia, a cui era molto legata, e sentire la sofferenza nella sua voce ha trasmesso a noi ragazzi molte emozioni, che ci hanno fatto capire che questi episodi non devono ripetersi.

Ciò per cui si lotta da molto tempo e per cui si deve continuare a lottare è il raggiungimento della parità di diritti tra i due sessi e il riuscire a far comprendere a tutti gli uomini che la loro superiorità dal punto di vista fisico deve essere finalizzata a difendere e proteggere la donna, non a violentarla. Anche se la Giornata internazionale contro questi avvenimenti è il 25 novembre, queste violenze si devono ricordare sempre, non solo in questo giorno, e si deve fare in modo che non accadano più, perché la vita è un diritto di tutti e non ci sono individui superiori che possono concedersi di sottomettere qualcuno.

Alessia Passanisi 3AL