Violazione dei diritti umani: Giulio Regeni e Patrick Zaki

 

Teresa Ragaglia 3°DSA

Che si tratti di libertà civile, diritto alla sicurezza, diritti politici o diritto alla vita, ognuno può godere di questi diritti umani fondamentali senza alcuna discriminazione. Per far si che essi non siano violati, i governi e le organizzazioni devono garantire un trattamento equo e umano per tutti, indipendentemente dal loro status sociale e dal livello di istruzione. Esistono alcune leggi e organizzazioni internazionali che si prendono cura dei diritti umani delle persone. Tuttavia, le violazioni dei diritti umani sono comuni in tutto il mondo, quest’ultime sono chiamate crimini contro l’umanità.  

Le storie di Giulio Regeni e Patrick Zaki

Le storie dei due ragazzi, Giulio Regeni e Patrick Zaki, sono costantemente intrecciate tra la rabbia e l’indifferenza della comunità. Regeni era un ricercatore italiano, che in Egitto conduceva delle indagini sulla difficile situazione dei sindacati indipendenti. È scomparso il 25 gennaio 2016, ritrovato morto dopo otto giorni, nudo e mutilato, in una fossa lungo la strada. Dopo la scoperta, la procura romana e quella del Cairo hanno avviato due indagini parallele. Da quel momento in poi, però, l’Egitto fa accavallare silenzi e depistaggi, moventi ritenuti poco credibili dalla procura italiana la quale ha sempre ritenuto che Giulio sia stato ucciso dai servizi segreti egiziani. La verità, infatti, è sempre stata soltanto una: per il regime egiziano Giulio era uno straniero che non si stava facendo gli affari propri. Poco tempo fa è emerso che per l’Egitto, a massacrare Giulio, sarebbe stata una banda di criminali i cui membri sarebbero già stati uccisi dalla polizia, per questo la procura Cairota vuole chiudere le indagini. 

Patrick Zaky, invece, è un ricercatore e attivista egiziano, impegnato nella difesa dei diritti umani delle minoranze oppresse in Egitto, arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020. Da allora, si trova rinchiuso nel carcere di Tora con l’accusa di propaganda sovversiva e pubblicazione di notizie contro l’ordine pubblico. Secondo i suoi avvocati, oltre a subire interrogatori, sarebbe stato minacciato e torturato. Zaky raccoglieva le informazioni sulle violazioni dei diritti nel Paese e le diffondeva all’esterno. Dati che riguardano proprio quell’Egitto, che tende a presentarsi agli altri Stati come un Paese moderato, quando invece la repressione al suo interno è estremamente forte. 

Il mondo intero si muove per mantenere l’attenzione sui due casi, ma questo non basta, perché le storie di Giulio e Patrick riguardano tutti noi.