Intervista a Sonia Natale, ricercatrice CERN

Durante il convegno “Come diventare ricercatori CERN”, tenutosi il 25 gennaio, abbiamo avuto il piacere di intervistare Sonia Natale. Si è laureata in Fisica all’Università La Sapienza di Roma, e ora è ricercatrice presso la famosa associazione CERN. 

Attualmente lavora al CERN, c’è un suo collega che potrebbe non avere passione? Oppure la passione è una necessità per arrivare in alto nel campo della ricerca?

La passione non basta. Non credo che sarei stata diversa se fossi rimasta a Roma. Stare al CERN è un’occasione, per rimanerci devi anche lavorare molto. Quando sei appassionato accetti di lavorare per 18 ore di seguito, anche quando non è previsto. Sicuramente ci sono persone meno appassionate o che lo danno a vedere meno di me. Io mi circondo di persone appassionate e automaticamente escludo quelle spassionate. Quello dello scienziato alla fine è un lavoro come un altro. Ti siedi davanti al computer, fai la tua analisi, i tuoi meeting, non è sempre eccitante. Però ci sono dei momenti in cui la soddisfazione è tanta.

Arrivare al punto in cui si trova richiede sacrifici?

Ovviamente è difficile, ma se quello che fai ti piace non ci sono sacrifici. Quando dovevo laurearmi ho detto “chi me l’ha fatto fare, non vedo l’ora di finire”. Se fai un lavoro che ti piace non si può neanche considerare tale, il lavoro è quando fai qualcosa per mantenerti. Ad esempio quando ballavo non mi rendevo conto del sudore, mi divertivo soltanto, non era un sacrificio. Ci sono dei momenti in cui devi lavorare tanto, ma non è un sacrificio.

Come si sente ad essere ricercatrice di un’associazione così importante?

Non è tanto l’associazione a fare il ricercatore, è proprio l’essere ricercatore. Ti dà lustro, certo, però non vuol dire che un ricercatore che lavora in un altro laboratorio sia meno importante. Magari è anche più bravo di qualcuno che lavora al CERN. Per entrare ci vuole anche fortuna, ad esempio quando ci sono due persone di pari livello e ne viene presa solo una. La cosa più eccitante è il senso della ricerca. L’approccio di una ricercatrice è sempre lo stesso, in ogni luogo.

L’ACCELERATORE DI PARTICELLE

Se l’acceleratore di particelle dovesse esplodere, cosa potrebbe succedere?

Con tutti i meccanismi di controllo è molto improbabile, però tutto può succedere. Una cosa del genere è avvenuta nel 2008. L’acceleratore è una specie di oleodotto, fatto da circa 9000 pezzi, che forma un ottagono di 27 km. Per connettere questi pezzi vengono usati dei cavi di connessione, che funzionano grazie alla tecnologia super conduttiva. Bisogna abbassare tanto la temperatura, i cavi vengono immersi nell’elio liquido, che è quasi allo zero assoluto. Tutte le connessioni vengono controllate, ma nel 2008 non sono state controllate singolarmente, bensì a campione. A settembre sono iniziate le prime circolazioni di particelle a bassa energia. Verso ottobre l’energia è aumentata e una di queste connessioni, al posto di rimanere a resistenza zero, per un difetto di saldatura non ha funzionato. Si è creata un po’ di resistenza elettrica, il calore si è esteso e ha creato un’esplosione. 300 m dell’acceleratore sono stati spostati, la connessione si è vaporizzata. Fortunatamente è successo lontano dagli esperimenti, altrimenti avrebbe distrutto tutto. Solo il CERN si è accorto di quello che era successo, c’è voluto più di un anno per sistemare.

Dove vede la ricerca del CERN nei prossimi anni?

Dal punto di vista pratico direi che bisogna spendere i soldi raccolti per il progetto LHC. Dal punto di vista fisico direi che ci proietteremo sulla materia oscura. In realtà un acceleratore che si trova sull’LHC si occupa proprio di capire se c’è una differenza tra materia e antimateria. Cerca di trovare il motivo per cui, almeno per quello che vediamo noi, il nostro universo è fatto soltanto di materia e non di antimateria. Il CMS nello spazio cerca nell’universo gli agglomerati di antimateria, visto che ci sono molti angoli ancora inesplorati. Sulla Terra, invece, si analizzano i processi tra le particelle per cercare di capire se c’è una legge fisica che spieghi una preferenza per la materia rispetto all’antimateria. Con altre ricerche cerchiamo di avvicinarci al Big bang, studiando in particolare le collisioni di quark. Lo scontro di particelle riproduce lo stato della materia ai primi momenti del Big Bang, poi si evolve. Noi osserviamo questa evoluzione e cerchiamo di capire quali sono le leggi che governano questo tipo di trasformazione.

VOGLIA DI IMPARARE

Qual è il motivo che la spinge a continuare il suo lavoro?

Il piacere intellettuale. C’è sempre una nuova sfida che ti fa dire “Ok, adesso voglio capire anche questo, voglio andare avanti”. Noi vogliamo fare il nostro lavoro e vogliamo farlo bene, vogliamo contribuire. Inoltre c’è molta competizione, c’è sempre qualcuno pronto a rubarti il posto, quindi devi essere sempre presente ed essere meticoloso. Non c’è un limite, non arriverò mai a sapere tutto. La voglia di imparare mi spinge a continuare ed è questo l’aspetto fondamentale di un ricercatore.

di Giulia Di Paolo e Luca Prospero