Intervista al Tenente Colonnello Daniele Mocio

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il Tenente Colonnello Daniele Mocio, che il 30 gennaio ha presentato “Dal caos al cosmos”. Il tenente lavora come meteorologo presso la RAI.

Per una donna è difficile affermarsi nell’ambiente aeronautico?

Credo che probabilmente il nostro ambiente sia quello che dà più opportunità. Le donne sono entrate nelle forze armate circa vent’anni fa, quindi chiaramente il rapporto non è uno a uno di presenza. Diciamo però che uno su quattro è rappresentato dalle donne. È uno dei posti in cui c’è più parità perché siamo una gerarchia militare. Il capitano donna è uguale al capitano uomo e il sergente donna è uguale al sergente uomo. La possibilità di fare carriera non è preclusa, così come per tutti gli ufficiali, marescialli, sottufficiali e il ruolo della truppa. Chi è nell’aeronautica ha le stesse possibilità. Abbiamo donne piloti, donne istruttrici di volo, medici donne e commissari, che da noi si occupano di amministrazione. Anche il trattamento economico, che molto spesso è differente, è equivalente proprio per il ruolo che noi siamo chiamati a ricoprire, indipendentemente dal sesso. Tutti hanno le stesse possibilità. Da noi inoltre è molto sentita la prospettiva di genere, tutti vengono coinvolti. Si possono sempre presentare situazioni delicate, soprattutto quando si va fuori area o in zone in cui magari c’è crisi, quindi il ruolo dell’uomo e della donna è in funzione di quello che si trovava in quel determinato posto. In alcuni luoghi è più conveniente fare interloquire le donne con le donne e far trattare gli uomini, ma sono rari casi. Da noi inoltre quello della famiglia è un diritto fondamentale, è previsto il ricongiungimento familiare. Se abbiamo persone che appartengono alla stessa forza armata e uno si trova da una parte e uno dall’altra è possibile fare il ricongiungimento familiare. Possono lavorare nello stesso reparto o aeroporto, ma non nello stesso ufficio. Da noi c’è la massima disponibilità per tutto, discende proprio dal fatto di essere militare. La parità e le opportunità ci sono per tutti.

LA METEOROLOGIA

Il cambiamento climatico influisce molto sulle previsioni meteorologiche?

Bisogna dare per scontato che qualcosa che è cambiato è in atto. Seguire giorno dopo giorno le varie situazioni e avere l’esperienza per poter leggere le carte meteorologiche che ogni meteorologo deve necessariamente fare ci aiuta. Ci ha aiutato nel tempo a vedere come determinate configurazioni, che magari prima si presentavano in un modo un po’ diverso, adesso si presentano con le caratteristiche che possiamo vedere tutti i giorni. Se noi prendiamo come previsione quella che va da uno a tre giorni, e studiamo la situazione nel tempo e negli anni, vediamo come le configurazioni sono cambiate. Abbiamo pochi problemi a definire il tempo che viene e che verrà. Abbiamo visto come nel tempo quelle situazioni che magari portavano prima un tot di pioggia in un tot di tempo adesso portano molta più pioggia magari in un lasso di tempo un po’ più stretto. Quando osserviamo determinati soggetti e cosa c’è in gioco, diamo più enfasi ad una situazione che prima poteva essere normale. Il mese di gennaio è stato un mese abbastanza piovoso rispetto a quanto dovrebbe essere nevoso. Quest’anno ha nevicato tanto nei luoghi in cui doveva farlo. Nel momento in cui vediamo una situazione particolare, come ad esempio la pioggia, a noi non interessa più se c’è un cambiamento climatico. Noi la affrontiamo in funzione di quella configurazione che vediamo, indipendentemente dal mese in cui siamo. Il ruolo del cambiamento climatico all’interno della previsione va ad inficiare decisamente poco. Soprattutto, come dico sempre, è chiaro che chi studia il tempo, sia quello attuale sia lo stato futuro dell’atmosfera, deve essere professionale. Deve avere esperienza per poter vedere proprio come alcune configurazioni possano cambiare nel tempo e riconoscerle. Se ci affidiamo soltanto al computer o ad un’applicazione non abbiamo idea di quello che c’è in gioco.

Ha qualche idea su come potrebbe evolversi la meteorologia?

Questo è uno dei temi più discussi nell’arco della giornata. Ci si sveglia con le previsioni del tempo, gran parte delle persone vuol sapere che tempo fa per affrontare la giornata o per programmare una vacanza. Occupa quindi un ruolo fondamentale sia nell’opinione pubblica sia nella comunicazione. Per me fare meteorologia non significa solo studiare, ma mettere lo studio, il diploma, la laurea e i corsi al servizio di un servizio operativo. Molto spesso chi è molto bravo e che ha studiato non riesce a fare una previsione esatta se non lavora sul campo. Nel nostro ambito non ci sono soltanto quelli che si occupano di fare previsioni, ma ci sono meteorologi che si occupano di fisica dell’atmosfera, di creare i modelli matematici e le carte meteorologiche che vengono messe a nostra disposizione per essere studiate. Secondo me bisogna agire e cercare di fare in modo che le persone che hanno la passione e la voglia di lavorare nell’ambito della meteorologia possano affrontarla direttamente sul campo. Spesso facciamo dei convegni, invitiamo ragazzi nelle nostre sale previsioni per vedere realmente come si lavora e così fa. Io, per poter parlare di una meteorologia che sia corretta e fruibile a tutti, direi di far analizzare agli addetti ai lavori direttamente sul luogo.

LE INFORMAZIONI

Qual è l’aspetto più complesso nel comunicare correttamente tutte le informazioni al pubblico?

L’aspetto più complesso credo che dipenda da come l’informazione meteorologica sia cambiata in questo tempo. Il problema è che adesso l’accesso alla meteorologia è per tutti, quindi molto spesso viene comunicata male. Rispetto al passato abbiamo dato alla meteorologia un ruolo più importante rispetto a quello della comunicazione. Spesso una previsione, degli allarmi e delle allerte non sono lanciate dalle istituzioni, ma da altri operatori che non possono farlo. Si è un po’ sconvolto il modo di intendere la meteorologia. Bisogna ritornare a parlare alla gente in un modo abbastanza semplice. Come dicevo anche alla presentazione di ieri, bisogna rieducare le persone all’ascolto. L’analisi di un fenomeno meteorologico o di una situazione si deve esporre senza entrare nei dettagli di un allarmismo che troppo spesso è presente nella comunicazione meteorologica. Facevo riferimento anche al fatto che molti anni fa, quando la sera c’erano le previsioni del tempo in televisione, colui che dava le previsioni era una persona con un linguaggio talmente semplice che faceva conoscere tutti gli aspetti della meteorologia a tutti. Bisogna ritornare verso un linguaggio semplice e normale, che possa essere divulgato in un modo scientifico da una parte, professionale dall’altra e lineare e comprensibile a tutti dall’altra ancora.

LA PASSIONE

Cosa l’appassiona di più del suo lavoro?

Sinceramente non saprei rispondere a questa domanda perché essendo il mio lavoro, tutto può essere legato ad una passione. Quello che mi appassiona di più è studiare in continuazione delle situazioni che possono sembrare semplici o simili, ma che in realtà nascondono cose ben diverse. Ad esempio una determinata configurazione che arriva a gennaio possiamo aspettarcela in un determinato modo, ma studiandola notiamo che può portare altro. Questa è la novità che c’è ogni volta in una previsione. Ogni volta che noi ci mettiamo di fronte ad un lavoro che ci è stato dato dobbiamo affrontarlo come se fosse la prima volta. Se fossimo superficiali, senza andare a vedere tutto quello che si deve fare seguendo passo dopo passo e dando tante cose per scontate, sicuramente la previsione non sarà totalmente corretta, sia in termini di approccio sia in termini di studio. Tutto deve essere fatto come se fosse la prima volta. Pensiamo al volo di un aereo, non si può mettere in moto senza aver fatto prima tutte le verifiche. Nonostante i piloti e i tecnici siano abituati, devono sempre fare in modo che quel volo sia come il primo volo. Tutti i controlli vanno fatti sempre. Se le situazioni vengono affrontate con superficialità portiamo avanti degli errori che si ripercuotono nel futuro. Affrontare ogni volta una situazione come se fosse la prima volta è una passione. Questo fa parte del nostro bagaglio e della nostra esperienza, che dobbiamo mettere al servizio della nostra previsione. La cosa che mi piace di più in assoluto è comunicare la meteorologia alla gente, soprattutto ai ragazzi. La cosa più soddisfacente è stare in mezzo alle persone, iniziando dalla scuola, che è la base della vita. Il coinvolgimento dei ragazzi per me è la cosa più importante, mi riempie di soddisfazione.

di Giulia Di Paolo