“Il lupo della steppa” un romanzo di Hermann Hesse

Il lupo della steppa (Der Steppenwolf, 1927) è un romanzo dello scrittore svizzero-tedesco Hermann Hesse, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. Combina elementi autobiografici a situazioni fantastiche e psicoanalitiche; riflette il momento di profonda crisi spirituale vissuto dall’autore negli anni venti e rappresenta al contempo un atto d’accusa alla borghesia dominante la società, vista da Hesse come una struttura ipocrita.

Trama

Harry Haller, il protagonista, alter ego dell’autore (come dimostrano le iniziali), è un cinquantenne che sta attraversando un periodo molto turbato della sua esistenza. Con il passare del tempo egli ha finito per isolarsi completamente dal mondo e dalla vita sociale, dimenticandosi gli usi e i costumi, ritirandosi in un vero e proprio isolamento popolato soltanto da libri e qualche sporadico incontro umano.

Harry ha la percezione di possedere un’anima bipartita in lupina e umana. Vive lasciandosi guidare a volte dall’anima dell’uomo, altre da quella del lupo. Ma quando è il lupo a pensare o agire, l’essere umano è sempre pronto a giudicare e condannare e lo stesso avviene se è l’uomo a prendere il sopravvento, poiché la bestia lo deride, mostrando quanto sia sciocca e vana qualsiasi azione umana se si pensa a quali siano  i veri piaceri della vita.

Nella dimensione perduta della vita di Harry s’inserisce una figura luminosa e a tratti perfino frivola, una donna di nome Hermine, di cui s’innamorerà, e sarà colei che gli aprirà nuovamente le porte della vita, mostrandogli attraverso la danza, il canto e soprattutto il gioco, quanto sia assurda l’esistenza. Harry guarirà dalla sua “malattia”, ovvero il rifiuto della vita?

Temi

Il tema principale del romanzo è certamente l’isolamento e il mancato riconoscimento in una società che sta cambiando rapidamente, che forse è già cambiata. L’uomo, malgrado la vasta cultura e l’acutezza mentale, non riesce a trovare posto in un mondo governato da valori che non accetta (nazionalismo, pensiero borghese, corsa alle armi…), un mondo che ha relegato i suoi ideali (pace, amore per la musica classica, la filosofia…) in un angolo buio.

Come risposta all’esilio che la nuova società gli ha impartito, che non è solo spirituale, poiché la sua patria rinnega Haller per le idee pacifiste (Hesse è sempre stato anti-militarista e decisamente contrario alla politica belligerante del nazismo), egli si rifugia sempre più nella solitudine, alzando un solido muro che separa il mondo “esterno” da quello “interno”, in cui è libero di condurre la vita spirituale che più lo aggrada. Ma l’isolamento totale è impossibile, e talvolta gli capita di accorgersi del mondo esterno, che lo incuriosisce e lo turba allo stesso tempo.

Uno spiraglio di luce si intravede quando incontra Hermine.

È un percorso difficoltoso, lasciato aperto da Hesse che alla fine del libro descrive un Harry che non ha vinto i propri interiori fantasmi, ma pur tuttavia conosce la strategia per farlo.

Tema della multiformità della natura umana

Un altro tema importante è la multiformità della natura umana. Oltre alla dualità di tipo spirituale, nel libro si allude anche alla dualità fisica cui sono soggetti gli uomini, i quali in misura diversa si compongono di caratteristiche femminili e maschili. Il personaggio che rispecchia questa caratteristica è Hermine (essa assomiglia tra l’altro ad Ermanno, un carissimo amico d’infanzia di Harry). Hermine, con l’aiuto di Pablo, cerca poi di fare accettare ad Harry questa caratteristica comune dell’uomo, specialmente nella parte finale del libro, in cui nel “teatro magico” lo fa innamorare travestendosi da ragazzo.

Conclusione

Solitamente i libri che maggiormente ci attraggono sono quelli in cui riusciamo ad identificarci nel protagonista, nel suo pensiero e nelle sue vicende. Ed è proprio per questo motivo che il romanzo mi ha particolarmente colpito e credo possa offrire un forte spunto di riflessione per chiunque, perché in fondo tutti, dentro, nella nostra anima, siamo divisi in lupo, belva, e uomo, maggiormente docile e sensibile. Siamo convinti che una parte debba per forza prevalere sull’altra, sovrastare quest’ultima, annientarla; ci struggiamo nel comprendere quale delle due anime sia la più adatta, quale sia la più conveniente per noi e per chi ci osserva, senza accorgerci che la soluzione non è questa. Nel finale del libro viene offerta una via percorribile per venir fuori da questo dilemma che ci tormenta, che può essere più o meno accettata. Tuttavia almeno conoscerla credo sia indispensabile.

“Hai ragione tu, lupo della steppa; mille volte ragione, eppure devi perire. Per questo mondo odierno, semplice, comodo, di facile contentatura, tu hai troppe pretese, troppa fame, ed esso ti rigetta perché hai una dimensione in più. Chi vuole vivere oggi e godere la vita non deve essere come te o come me. Chi pretende musica invece di miagolio, gioia invece di divertimento, anima invece di denaro, lavoro invece di attività, passione invece di trastullo, per lui questo bel mondo non è una patria…“ (Hermann Hesse, Il lupo della steppa)

di Riccardo Vicoli