Una terribile catastrofe è avvenuta la notte del 15 gennaio verso l’1.30 in Indonesia. Un terremoto di magnitudo 6.2 ha colpito l’isola di Sulawesi danneggiando decine e decine di edifici causando almeno 34 morti e centinaia di feriti. Circa 15.000 persone sono state sfollate dopo le scosse di terremoto e centinaia di sopravvissuti, i quali sono ancora bloccati tra le macerie, aspettano ancora i soccorsi.
L’epicentro di questa tragedia è Mamuju, dove si sono registrate la maggior parte delle vittime. Danni enormi si sono verificati nella cittadina di Mamuju: l’elettricità e le linee telefoniche sono state interrotte, l’aeroporto locale è stato gravemente danneggiato, ponti crollati e strade distrutte. A causa dell’interruzione delle linee telefoniche si è riscontrata una maggiore difficoltà nel soccorrere le vittime, proprio per questo i soccorsi hanno paura che questo numero possa aumentare e di conseguenza continuano la ricerca di possibili persone imprigionate sotto le macerie.
Un ulteriore fattore che non facilita la risposta al terremoto è il coronavirus, infatti il numero dei casi ha superato i 10.000 questa settimana e l’Indonesia fatica a contenere l’epidemia. Gli ospedali sono sempre più sovraffollati e i posti liberi sono difficili da trovare, pure per le vittime del terremoto.
In seguito alle scosse avvenute nell’sola di Sulawesi, la direttrice dell’agenzia indonesiana di meteorologia e geofisica ha affermato che altre scosse di assestamento potrebbero presentarsi, con anche la possibilità di uno tsunami causato da un secondo terremoto.
L’Indonesia, essendo una nazione con un’elevata attività tettonica, ha un background per quando riguarda i terremoti. Nel 2004 un terremoto di magnitudo 9,1 ha colpito l’isola di Sumatra e ha dato il via ad uno tsunami che ha colpito pure l’India, Sri Lanka, Thailandia e altri paesi. Nel 2018 un terribile e agghiacciante terremoto di magnitudo 6,2 e uno tsunami hanno colpito il nord dell’isola di Sulawesi, causando migliaia di vittime.
Di Alessia Tonelli
