Arte, è davvero un pericolo?

Negli ultimi tempi si è molto parlato dell’arresto del famoso writer romano Geco. Si parla di “città più sicura”, ripulita da elementi pericolosi… ma come può un’artista interferire sulla sicurezza di una città?

A quanto pare la sindaca Raggi, insieme al Nad, ha impiegato “un anno di indagini” per scoprire l’identità di Geco fino ad arrivare all’arresto, “era considerato imprendibile, ma ora Geco è stato identificato e denunciato”.

“Geco ti mette le ali”, questa è solo una delle creazioni del writer romano che con la sua semplicità, il suo essere statico ma allo stesso tempo dinamico, la sua fantasia e il suo spirito di avventura ha aiutato Roma (e molte altre città) ad assumere una posizione verso mondo della street art, creando un nuovo simbolo riconosciuto in gran parte d’Europa. Lettere massicce, caratteri cubici, senso di imponenza e allo stesso tempo di leggerezza d’animo, queste sono le caratteristiche dei murales del nostro Geco che rimarranno impresse ancora a lungo nella memoria di chi ha visto crescere l’arte di questo giovane creativo.

La bellezza dell’arte, infatti, risiede proprio nella diversità di espressione dell’artista che può essere impressa su tela, tramite sinfonie, attraverso il corpo, e non deve essere esclusa a priori la manifestazione artistica per le strade. “La Beauté est dans la rue”, che tradotta significa “La bellezza risiede nella strada”, ci rimanda ad un concetto fondamentale, ovvero, l’arricchimento, l’elevazione e la caratterizzazione di un determinato luogo grazie all’arte che si trova sui muri dei palazzi o in piccole opere e installazioni nei vicoli delle nostre città. Ne abbiamo prova in molti quartieri della capitale; infatti passeggiando per le vie di Trastevere, di Tor Marancia o del quartiere Ostiense si può godere della vista di incredibili opere, di cui possiamo beneficiare grazie all’operato “clandestino” di giovani e intraprendenti artisti di strada.

Questa grande parentesi è utile per capire meglio il malcontento dei giovani o più in generale dei cittadini romani, persone affezionate alla street art, ma anche di coloro che non ritengono questo gesto un atto vandalico tanto da dover essere condannato.

Possiamo davvero dire che l’arte è un pericolo?

In quanto manifestazione di ideali, sentimenti e opinioni, l’arte può spaventare, ma il bello é proprio questo, il suo lato intimidatorio, quello che ci porta alla riflessione. L’arte è meraviglia proprio grazie al sentimento che nasce dal vedere un dipinto, dal leggere un libro o dall’ascoltare una melodia. Allo stesso tempo è un potente mezzo di comunicazione trasversale; prendiamo l’esempio di Banksy, che attraverso la street art è diventato un quotatissimo artista internazionale tanto da potersi permettere di denunciare problematiche globali come l’inquinamento, le differenze e le ingiustizie sociali.

Un chiaro esempio della potenza dell’arte come strumento di denuncia è “Slave Labour” un brillante murales fatto nelle strade di Londra a Wood Green per denunciare lo sfruttamento della manodopera minorile nella produzione di memorabilia per la commemorazione del “giubileo di diamante” della Regina Inglese. Slave Labour ha avuto un impatto talmente forte da suscitare l’interesse delle autorità fino ad essere rimosso.

E adesso vi domando, è impossibile che in ogni Geco ci sia un potenziale Banksy? O forse si pensa che la persecuzione in quanto sofferenza possa essere essa stessa fonte d’arte?

Arte è rivoluzione, è riflessione, piacere e gioia, colore e speranza. Arte di certo non è pericolo.

Rebecca Aprile