I cento passi, film del 2000 diretto da marco Tullio Giordana, parla della vita e dell’omicidio di Peppino Impastato, attivista che impiegò tutta la sua vita nella lotta contro la mafia in Sicilia, la sua terra.
Peppino vive la sua gioventù a Cinisi negli anni ’70, anni di piombo in cui il paese era da una parte paralizzato dal terrorismo, dall’altra dalla mafia, che aveva già da anni intaccato con violenza, terrore e denaro, non solo l’economia e la politica, ma anche il sistema democratico.
Il protagonista, inoltre, vive in prima persona l’ambiente mafioso a cui suo padre era legato. Tuttavia, mosso da un forte senso civico e da un sentimento di giustizia, non esitò a farsi sentire nel tentativo di sovvertire il potere della criminalità organizzata che paralizzava Cinisi e la Sicilia.
Organizzò un’attività antimafiosa e, con Radio Aut, emittente libera e autofinanziata, si scagliò contro i personaggi che allora controllavano tutta la Sicilia e i traffici internazionali di stupefacenti.
Ciò che realizzò, affiancato da alcuni compagni, è da considerarsi un gesto rivoluzionario ma soprattutto coraggioso: per la prima volta era colpita l’immobilità della situazione a Cinisi, e l’immutabilità di un ambiente ormai corrotto e consumato dalla mafia.
Ed è così che Peppino Impastato, anche dopo il suo omicidio avvenuto nel 9 maggio del 1978 con un attentato realizzato in modo da far credere che fosse un suicidio, rimane tuttora un simbolo della lotta contro la mafia ed ha insegnato alle generazioni successive l’importanza dell’informazione sulla mafia, della lotta contro l’omertà, il silenzio, la criminalità.
Articolo di Arianna D’Agostino, 2I
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