Intervista a Cesare

Un’esclusiva intervista all’uomo che a Roma ha avuto un ruolo cruciale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale, della quale è ritenuto da molti il fondatore. È stato un generale, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore romano, stiamo parlando di lui, uno dei personaggi più importanti e influenti della storia, l’inimitabile e unico Gaio Giulio Cesare

Francesca: Salve ! Innanzitutto Signore ci tenevo a dirle che è un onore per me quest’oggi poter godere della sua somma presenza, e specialmente la ringrazio per avermi concesso questa intervista, sono passati quasi 21 secoli da quando l’hanno visto per l’ultima volta in Senato…

Cesare: È un piacere per me conversare con lei, ma per cortesia non mi rammenti più quel triste giorno a causa del quale ancora oggi provo una costernazione e una delusione indiscutibile. Ricordo ancora le mie ultime parole ” Quoque tu, Brute, fili mi!” e specialmente quelle ventitré pugnalate…

Ah giuro di averle sentite tutte, una per una, sempre più intensamente, al solo pensiero il dolore riaffiora!!!

Francesca: Le porgo le mie più sincere scuse Cesare, comprendo la sua richiesta e parto con la mia prima domanda

Cesare: Prego

Francesca: Uno degli aspetti più caratteristici del mondo romano sappiamo che è il suo particolare sistema onomastico, che rivela l’origine e la condizione sociale di ogni singolo individuo. L’aristocrazia romana si impose l’uso di tre nomi : il prenome, il nome e il cognome

Cesare: Sì, esattamente

Francesca: I suoi tre nomi, Gaio Giulio Cesare, cosa ci indicano?

Cesare: I miei tria nomina vi indicano che appartengo alla gens Iulia e che appartengo al celebre ramo familiare che porta il cognomen, cioè il soprannome di Cesare, che significa pertanto grande

Francesca: Grazie molte, Giulio Cesare, ha soddisfatto del tutto la mia curiosità, ma avrei un’altra domande da porle

Cesare: E io sono pronto a risponderle

Francesca: Mi farebbe molto piacere parlare del triumvirato, il primo della storia, come è arrivato a trovare un accordo con altri due eminenti uomini politici, Pompeo e Crasso?

Cesare: In quel periodo tutti e tre eravamo consapevoli del fatto che per acquisire un certo potere, specialmente a discapito del senato, necessitavamo di un appoggio reciproco. Precisamente l’accordo assicurava a ciascuno dei tre il raggiungimento dei propri fini e i mezzi per sostenere l’opposizione della fazione conservatrice degli optimates, i cui principali esponenti erano Marco Porcio Catone e Marco Tullio Cicerone.

Francesca: Se posso chiedere, quali erano gli obiettivi principali del triumvirato?

Cesare: Certamente! Allora, per quanto riguarda Pompeo, egli decise di accordarsi perché in quel periodo il senato, temendo che il suo potere personale divenisse eccessivo, si era rifiutato di ratificare le sue decisioni circa la sistemazione dei territori orientali e gli aveva negato le terre da distribuire ai veterani. Io stesso, una volta ottenuto il consolato, precisamente nel 59 a.c,. feci approvare la sistemazione data da Pompeo ai territori orientali. Per di più feci votare una legge che concedeva ai pubblicani alcune agevolazioni, favorendo così gli interessi economici dei cavalieri, sostenuti da Crasso. Feci approvare perfino due leggi agrarie, grazie alle quali, non solo riuscii a soddisfare il desiderio di Pompeo di assegnare terre ai veterani, ma anche a  estendere le concessioni di agro pubblico a proletari che non avevano partecipato alle guerre.

Francesca: Beh, che dire Cesare! E’ a dir poco sbalorditiva la centralità della sua figura e soprattutto l’eccellenza del suo agire nella vita politica e cultura del suo tempo

Cesare: Come posso darle torto!

Francesca: Scusi, ho una curiosità. Ma allora perché ha deciso di violare il triumvirato?

Cesare: La storia la conosciamo tutti, Crasso morì nel 53 a.C. durante una campagna contro i Parti, e nel 52 a.C. Clodio fu ucciso dagli uomini di Milone. Ciò trasformò la città in un vero e proprio campo di battaglia, impedendo addirittura che si tenessero i comizi per l’elezione dei consoli. Il Senato allora si rivolse a Pompeo,  nominandolo consul sine collega per quell’anno, una carica inesistente dal punto di vista costituzionale, che però assunse la forma di una dittatura. Pompeo fu inoltre autorizzato ad arruolare truppe per ristabilire l’ordine pubblico. A quel punto ho cominciato ad avere il sospetto che Pompeo appoggiasse il senato, e che fosse favorevole alla mia deposizione, se non addirittura alla mia morte. Così ,di ritorno dalla Gallia, una volta contrapposti i miei successi e le mie conquiste alle glorie che Pompeo aveva conseguito in Oriente, senza pensarci due volte, feci ciò che Pompeo non ebbe il coraggio di fare, varcai il Rubicone con l’esercito armato, al suono del motto: “Alea iacta est”! Capii che per governare non era necessario l’aiuto di nessuno, e cosi’ decisi di mirare al completo potere di Roma, per cui a Farsalo nel 48 a.C. mi scontrai con Pompeo e lo sconfissi. Quel povero fuggì in Egitto, dove, ironia della sorte, fu ucciso a tradimento dal sovrano Tolomeo XIII, che sperava di guadagnarsi il mio favore. A seguito della mia vittoria, mi tenni impegnato in svariate guerre, feci approvare una serie di leggi e riuscii ad ottenere finalmente la nomina di dittatore a vita.

Francesca: Wow, è davvero una storia incredibile, come lei d’altronde! Suppongo sia stato molto difficile per lei prendere una così importante e potremo dire irreversibile decisione

Cesare: Può dirlo forte, rischiai veramente molto, anzi tutto; ma, come le ho raccontato, questa decisione migliorò notevolmente la mia condizione

Francesca: Proprio così, grazie a questa scelta fui nominato dictator perpetuus…

A seguito della nomina sappiamo che che sul piano sociale attuò un programma di riforme alquanto moderato e vantaggioso per Roma e specialmente per il suo popolo,

Cesare : Si, è esatto

Francesca: Ma allora, se posso permettermi, perché il senato decise di decretare la sua morte, insomma cosa è andato storto nella sua politica e nel suo modo di governare ?

Cesare: Se c’è una cosa che ho capito dopo la mia morte, è che la mia curiosità mi ha sempre portato ad andare oltre e proprio questo rimpiango della mia vita, il fatto di non essermi mai posto un limite e di non essermi mai accontentato del potere che avevo. Probabilmente è stato questo mio atteggiamento a spingere il senato e il popolo romano a desiderare la mia morte; in quel periodo Roma aveva bisogno di un imperatore che lo guidasse verso la vittoria e non che la opprimesse come ho fatto io.

Francesca: Io penso che essere ambiziosi non sia sempre un male, a meno che l’ambizione non sia così tanta da portarti alla rovina.

Cesare: Ha ragione giornalista, io sono stato troppo ambizioso, volevo sempre di più e questo mi ha portato alla morte. Però c’è da dire che senza quella ambizione  non sarei mai potuto diventare l’uomo che sono, uno dei più importanti personaggi della storia di tutti i tempi.

Francesca: Certo. Cesare noi sappiamo che nel corso della sua vita è riuscito a conciliare l’impegno politico e militare con interessi letterali e culturali. Riguardo ciò, poc’anzi ha menzionato la sua gloriosa campagna militare in Gallia e, considerando che, riguardo questa,ha scritto uno dei più celebri Commentari della storia, le andrebbe di parlarcene ?

Cesare: Certamente! La stesura del ” De Bello Gallico” è una delle cose di cui vado maggiormente fiero. L’intento dell’opera è quello di lasciare una testimonianza su un evento che considero cruciale della storia di Roma, e per il quale ho scritto ben sette libri contenenti appunto il resoconto delle operazioni militari intraprese da me e dal mio esercito dal 58 al 52 a.c.

Francesca: Riguardo la stesura dei testi, di cosa si è servito? Quali sono state le sue principali fonti?

Cesare:Mi sono servito in parte delle relazioni dei miei ufficiali e specialmente di appunti personali

Francesca: Bene! Oggi è insita negli studiosi la tendenza a considerare la sua opera sostanzialmente attendibile,benché essi ritengano che dal tono dell’esposizione e dalla disposizione dei fatti risulti evidente che il suo scopo sia quello di presentare i fatti nella luce più favorevole al protagonista, ossia lei stesso.. Mi interessa particolarmente il suo pensiero riguardo ciò.

Cesare: Sa giornalista, chi critica un individuo è perché ne riconosce la superiorità. Le assicuro con tutta sincerità che se nei testi esalto le mie stesse imprese, e il conseguente esito vittorioso della guerra Gallica è perché c’è un buon motivo per farlo, e ne è testimonianza qualunque libro di storia. La campagna militare che ho intrapreso è stata in tutto e per tutto una campagna giusta e preventiva. Ritengo di essere stato un generale molto abile, difatti ho sempre goduto dell’obbedienza e della fiducia dei miei soldati, ho agito in modo impeccabile e per di più mi sono sempre comportato in maniera pacifica e clemente nei confronti di tutti i miei avversari, nonostante il loro essere costantemente avidi e vendicativi. Dunque ho narrato dei miei grandi trionfi nella maniera più sobria ed oggettiva possibile, senza negare assolutamente i miei meriti.

Francesca : Come oggi si dice”Date a Cesare quel che è di Cesare”…..

D’altronde c’è da dire che il suo è un documento storico di grande importanza, da essere analizzato e studiato ancora oggi per ricostruire la straordinaria campagna militare da lei compiuta.

Cesare: Benissimo !

Francesca: Mentre da un punto di vista stilistico, è evidente che il documento miri alla chiarezza e alla razionalità, cos’è che l’ha portata a preferire questo modo di scrivere rispetto ad uno più complesso ?

Cesare: Il mio intento è sempre stato quello di comunicare con il lettore in modo chiaro e diretto. Per questo, ho adottato una prosa scorrevole, simmetrica e ordinata ed uno stile sobrio, conciso e prevalentemente parattatico, evitando di utilizzare proposizioni ad incastro ed una narrazione ricca di ornamentazione retorica. Anche il lessico è stato selezionato in base ad una volontà semplificatrice e per questo è ridotto all’essenziale.

Francesca: Grazie ancora per la sua disponibilità. Le porgo la mia ultima domanda. Dato che ha avuto modo di venire a contatto con il popolo dei Galli, qual è la sua opinione riguardo questi?

Cesare: Come può dedurre dalla lettura dei testi da me scritti, ritengo che quella dei Galli sia una società alquanto frazionata, civile ma del tutto incapace di raggiungere un’unità politica. Alla base della loro organizzazione sociale vi è una struttura di tipo tribale, costituita dall’aggregazione di gruppi familiari. Per quanto riguarda la religione, venerano molti dei, più di tutti Mercurio. L’importanza che il culto e il rispetto delle credenze rivestono nella loro vita pubblica è sicuramente notevole. Sono però un popolo vulnerabile, inaffidabile e specialmente superficiale, e tendono ad essere creduloni. “His rebus atque auditionibus permoti de summis saepe rebus consilia ineunt quorum eos in vestigio paenitere necesse est cum incertis rumoribus serviant et pleri ad voluntatem eorum ficta respondeant”. Militarmente, credo che questi siano stati un tempo superiori perfino ai Germani, grazie alle loro capacità guerresche e al loro smisurato coraggio, ma dopo esser venuti a contatto con la civiltà romana hanno iniziato ad apprezzare i vantaggi di una vita agiata perdendo di conseguenza forza e valore. Inoltre hanno smarrito quella capacità nel fronteggiare prontamente qualsiasi tipo di difficoltà e sventura. Difatti “Paulatim adsuefacti superari multisque victi proeliis ne se quidem ipsi cum illis virtute comparant”

Francesca: Cosa pensa invece delle popolazioni belghe ed elvetiche che abitano la Gallia?

Cesare: Devo ammettere che la virtus delle popolazione belghe ed elvetiche è da lodare, sia da un punto di vista morale che da quello militare, apprezzo le loro modalità di combattimento e soprattutto la continuità delle loro operazioni belliche, sicuramente non è paragonabile a quella dei Romani ma, a differenza di questi ultimi, essi non si lasciano ingannare dal lusso e dalla raffinatezza che spesso e volentieri svigorisce gli animi dei Romani. “Qua de causa Helvetii quoque reliquos gallos virtute praecedunt”

Francesca: Cesare, la ringrazio nuovamente per questa intervista e soprattutto per la sua disponibilità. A quanto pare è arrivato il momento per noi di salutarci. È stato un piacere immenso per me quest’ oggi, quello di aver avuto l’occasione di conoscerla e specialmente di intervistarla

Cesare: Il piacere è tutto mio! Alla prossima

 

Francesca Cassaniti III C