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Sphyraena viridensis, il famelico predatore che ha colonizzato il Mar Mediterraneo

Da decenni, soprattutto nel meridione d’Italia, l’incontro con lo Sphyraena viridensis, comunemente detto: barracuda,  è diventato una realtà comune.


Con questo esemplare, appartenente alla famiglia degli sfirenidi,assistiamo ai disastrosi effetti del Global Warming e a pagarne le conseguenze, è la fauna marina mediterranea falcidiata dall’istinto predatorio del barracuda.

Un barracuda di circa 2Kg catturato nei pressi di S. Tecla, Acireale (Catania)

Meglio noto come “Barracuda mediterraneo” o “Barracuda boccagialla”, si tratta di una sottospecie del barracuda oceanico meno aggressiva nei confronti dell’uomo, ma non potenzialmente meno pericolosa. Da adulto, può raggiungere i 10-12kg per 120cm di lunghezza, ma esemplari al di sopra dei 5-6Kg sono da considerarsi molto rari; la taglia media si attesta fra 500gr e 3kg. Il barracuda mediterraneo caccia durante i cambi di luce (alba e tramonto) e di notte, mentre durante il giorno risulta essere meno attivo, salvo particolari situazioni di moto ondoso e/o scarsa visibilità dell’acqua. Da giovane, è un pesce gregario e per chi pratica pesca subacquea non è raro imbattersi in fitti banchi composti da decine di esemplari. È solito nuotare, anche da adulto, nei pressi della riva e predilige gli ambienti rocciosi a fondale medio-profondo. Il periodo in cui è più facile avvistarlo va da marzo a novembre con particolare incidenza sui mesi estivi, mentre d’inverno le grandi femmine accostano per deporre le uova; tuttavia, in molte zone d’Italia, il barracuda è da considerarsi una specie ormai stanziale lungo tutto l’arco dell’anno.
I primi avvistamenti di S. viridensis risalgono all’inizio del XXI secolo e sono circoscritti allo
Stretto di Gibilterra ed al Canale di Suez, dai quali il pesce si sarebbe fatto strada nel Mare Nostrum, complice la rapida tropicalizzazione di quest’ultimo che ha garantitogli temperature favorevoli e pochi altri predatori di cui avere paura, nonché una ricca biodiversità a disposizione.

Dettaglio della dentatura di un esemplare

Nell’ultimo decennio e pressappoco di anno in anno, la presenza del barracuda lungo le coste
italiane ha visto un incremento esponenziale: andamento, quest’ultimo, inversamente proporzionale alla presenza del cosiddetto pesce foraggio (l’insieme, cioè, dei piccoli pesci alla base della catena alimentare: sardine, alici, boghe, aguglie, salpe, etc.) che sta vedendosi seriamente minacciato dalla ferocia di questo predatore.
Al danno ambientale andrebbe poi sommata la potenziale pericolosità per l’uomo, sebbene questo aspetto risulti di gran lunga meno rilevante del primo. Negli ultimi anni, infatti, gli attacchi all’uomo si sono fatti sempre più comuni e molti sono i casi riscontrabili in rete a tal proposito con conseguenze più o meno gravi: va ricordato, del resto, che -benché il barracuda mediterraneo (soprattutto se di piccola taglia) tenda a preferire quasi sempre la fuga- la dentatura di cui dispone è ben diversa e ben più pericolosa di quella dei comuni pesci predatori autoctoni e lo rende capace di strappare senza troppa difficoltà tessuti epidermici e ossei procurando ferite anche molto profonde o, nel peggiore dei casi, l’amputazione di uno o più dita. Pertanto, è bene dedicargli l’attenzione che merita e non sottovalutarlo, soprattutto appena pescato in fase di rimozione dell’amo dalla bocca, ragion per cui si ricorre all’uso di solidi accessori noti come Boga Grip che permettono di afferrarlo per la bocca al fine di “slamarlo”, in gergo alieutico, senza correre rischi.
Dall’altra parte, è doveroso riconoscere alcuni risvolti piacevoli che l’arrivo di questo sfirenide ha portato con sé.
Sul piano ricreativo, nell’ambito della pesca sportiva, il barracuda rappresenta una preda molto affascinante e apprezzata dagli amanti della pesca a spinning, che lo insidiano sia da riva che da natante con esche artificiali simulanti dei pesci di 15-20cm armate con ami di tutto rispetto e fili robusti per far fronte alla dentatura ed alla potenza che è in grado di scatenare una volta “allamato”.
Si tratta, infatti, di un pesce molto facile da ingannare, ma capace di regalare -soprattutto nel caso di esemplari sopra i 2kg- combattimenti al limite dell’attrezzatura che altri pesci autoctoni non sarebbero in grado di regalare.

Un esemplare di barracuda catturato a Marina di Cottone (Catania)

In aggiunta, questo pesce ha aperto un nuovo orizzonte culinario, grazie alla carne povera di spine, ricca di valori nutritivi e recante un gusto molto gradevole non troppo distante da quello di pesci ben più noti ed apprezzati quali la spigola e l’orata. Oltretutto, la carne del barracuda è estremamente versatile, prestandosi con ottimi risultati a pressoché ogni tipo di cottura: è possibile cucinarlo al cartoccio o con altre tecniche di cottura in umido sia intero (se di piccola taglia) che sfilettato o a tranci ed ancora fritto in padella o alla brace.

Barracuda al forno con patate: una ricetta facile e che esalta la qualità del pesce

Testo e foto

di Federico Nicolosi, III I