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Diventare cittadini italiani, l’intervista al vicepresidente dell’associazione Anolf di Sondrio

Di Anna Galli 

Il concetto di Cittadinanza, il cui termine per definizione significa “Condizione di appartenenza di un individuo a uno Stato, con i diritti e i doveri che tale relazione comporta”, è radicato in noi e ci appare molto scontato, questo perché le sue radici affondano nel mondo antico. 

Si inizia già a parlare di cittadinanza nelle comunità statuali chiamate poleis. In tutta la Grecia infatti, ma in particolare ad Atene, la cittadinanza veniva acquisita per lo più per nascita: i cittadini ateniesi erano uomini nati da un padre cittadino ateniese e da una madre figlia di un cittadino ateniese. 

Spostandosi invece al mondo romano, in particolare di età imperiale, questo era invece molto più aperto nei confronti degli stranieri: basti pensare a Traiano, il primo imperatore a provenire da una provincia romana, la Spagna, o alle parole che Virgilio nel primo libro dell’Eneide mette in bocca al troiano Ilioneo, che suggeriscono come il negare hospitium, cioè accoglienza ai naufraghi sia un atto empio, che offende la divinità.

Il diventare cittadini e ricevere accoglienza in uno nuovo Stato è ancora oggi un tema importante, soprattutto per i giovani nostri coetanei che hanno o stanno per vivere questa esperienza. 

Ce ne parla in modo più approfondito il vicepresidente dell’associazione Anolf di Sondrio, Cheikh Mbacke Lo, partendo proprio dalla sua personale esperienza, già raccontata peraltro nel suo libro intitolato  “Chiamami negro”.

«La mia storia qui in Europa inizia nell’aprile 2002 quando dal Senegal arrivo a Lampedusa con un visto turistico; dopo qualche mese di lavoro non soddisfacente ad Almeria, mi decido a migrare in Italia precisamente a Sondrio dove abitava un mio zio». Del primo ricordo in Italia Cheikh scrive: “Il clima era molto caldo come in Africa e io mi sentivo bene come un turista in mezzo alle montagne”.

A Sondrio iniziano subito le procedure per far ottenere a Cheick i documenti per il permesso di soggiorno e insieme cominciano anche le sue prime esperienze nel mondo del lavoro, come venditore ambulante “con una scatola troppo piccola per realizzare un sogno così grande”, un lavoro che si è dimostrato inadatto al carattere ancora chiuso e timido di Cheikh, che però d’altro canto è riuscito a farsi alcune amicizie e a progredire nella conoscenza del suo italiano.

Proprio lui ci riferisce però che durante il suo processo di integrazione nel nuovo territorio è venuto progressivamente a conoscenza dei pregiudizi e dei limiti che il colore della sua pelle ancora rappresenta: “Spesso capitano delle situazioni dove le persone vengono giudicate dal loro colore o dalla loro appartenenza e non è colpa di nessuno ma il fatto è che il nero ricorda l’Africa e l’Africa ricorda schiavitù, guerra, povertà e ignoranza, ogni africano porta con sé questa storia negativa che diventa la sua identità”. 

Ma la vera svolta per Cheikh si ha quando viene avvicinato da alcuni amici al mondo delle associazioni che si occupano di immigrazione: «Lì ho conosciuto tanta gente seriamente impegnata in iniziative per inserire chiunque avesse la volontà di integrarsi. Questo ambiente è stato per me una vera scuola; mi ha permesso di incontrare persone di diverse nazionalità, di affrontare con loro tanti problemi relativi all’immigrazione e di organizzare insieme degli incontri».

Dopo questo racconto, la prima domanda entra invece più nello specifico dell’argomento di oggi: «Come si acquista la cittadinanza italiana?». 

«Prendiamo l’esempio di una famiglia. Per diventare cittadino italiano, la legge prevede che in questo caso il padre dimostri di avere 10 anni di residenza nel territorio, residenza che deve essere continuativa ovvero senza assenze troppo lunghe o non giustificabili fuori dall’Italia; in secondo luogo bisogna avere anche un certo reddito. Per quanto riguarda invece la moglie questa potrà fare richiesta per ottenere la cittadinanza due anni dopo il giuramento del marito nel caso la coppia non abbia figli, e un anno nel caso contrario. Per ultimo riguardo i figli minorenni, essi diventano automaticamente cittadini insieme al padre, mentre i figli maggiorenni a loro volta dovranno, a proprio nome, fare richiesta allo Stato per ottenere la cittadinanza.  

In generale il tempo previsto dal momento della richiesta fino all’effettiva consegna è di 24 mesi, prorogabile però se per motivi dichiarati e comprovati a 36 mesi».

In seguito, chiediamo a Cheikh quali sono i vantaggi che comporta l’aver acquisito la cittadinanza italiana.

« Le preoccupazioni principali per uno straniero sono legate essenzialmente al lavoro. La cittadinanza dunque riesce a tranquillizzarli: non ci sono più problemi per il rinnovo del permesso di soggiorno e ci si può spostare liberamente su tutto il territorio italiano,per esempio se si deve cambiare abitazione per un nuovo lavoro. 

Inoltre per  bambini e ragazzi è importante e necessaria in diversi ambiti della loro vita: sia nell’ambito scolastico per le gite in altri paesi Europei o Extraeuropei, sia nell’ambito dello sport per i tesseramenti delle varie società sportive e infine anche nei concorsi nazionali per lo studio e/o per esempio per entrare nelle forze dell’ordine italiane». 

Essere cittadini italiani allora, anche se a noi sembra scontato e di poco valore, per tanti stranieri è una vera e propria conquista, un traguardo che porta con sé molte soddisfazioni.