La leggerezza delle commedie plautine 

Plauto: autore di un enorme ed immediato successo. Le sue commedie si contraddistinsero per la loro esplicita e grottesca comicità. Visto in modo superficiale, il mondo teatrale plautino non è altro che un insieme di opere teatrali caratterizzate dal singolo scopo di dilettare il pubblico. Benché questa visione non sia per niente errata, molto di più può essere detto su questo brillante autore, il quale affascinò e continua ad affascinare una platea non indifferente.

Plauto non negò mai il carattere leggero delle sue commedie, impegnandosi sempre di più nei luoghi comuni teatrali e in quelle tipicità ripetitive e stereotipate. Una peculiarità alquanto amata dall’autore latino, inoltre, è la rottura della tipica illusione scenica. Infatti, il commediografo spesso scriveva inviti ad intervenire o battute riguardanti la stessa opera solamente e direttamente al pubblico. In aggiunta, egli spesso si dedicò al metateatro, ossia il teatro che rappresenta se stesso o parla di se stesso. Questo riportare lo spettatore alla realtà, facendolo bruscamente uscire dalla trance tipica del mondo dello spettacolo, recava alla commedia un divertimento vivace e attivo. La mescolanza dei due mondi, dunque, verrà poi ripresa da Luigi Pirandello, con scopi completamente diversi. Quest’ultimo, difatti, cercò di cancellare completamente quella linea, che si presentava già abbastanza sottile nelle sue opere, per riuscire a fondere il mondo della realtà e il mondo della finzione.

Lo stesso Plauto giocherà spesso con questa dinamica: l’autore spesso tratta di situazioni completamente estranee alla realtà, le quali capovolgono tutti i tipici valori romani e le solite gerarchie. In aggiunta a ciò, bisogna ricordare che spesso i suoi personaggi affermano opinioni  contrastanti con quelle affermate in un’altra commedia. Questo ci fa capire ulteriormente come non si debbano prendere sul serio suddette affermazioni: il commediografo non le scrive perché le pensa, ma solamente per esasperare la realtà stessa, spesso trasformando questi personaggi in caricature. È proprio ciò la caratteristica vincente, a mio parere, di Plauto: in un mondo di continui conflitti e avversità, nel quale tutto deve essere preso con la massima serietà, egli riesce a creare un gioco proprio sulla base di questi continui contrasti. Con questo poeta, il mondo della realtà si capovolge, e la finzione ha sempre la meglio, senza lasciare spazio a tutto ciò che potrebbe incupire un determinato spettatore. È facile comprendere come questa visione possa essere etichettata come superficiale, ma io la trovo semplicemente affascinante: le problematiche esistono, ed egli, in modo alquanto abile, non le nega, ma le ribalta, ci gioca e le esaspera a tal punto che smettono di far paura, quasi le umanizzasse. Plauto non si permette di offrire valutazione etiche o giudizi di vario tipo, egli si diverte e ci tiene a far sì che lo stesso valga per il proprio pubblico.

Questo autore è stato sottovalutato per troppo tempo, soprattutto nel Medioevo. È stato solamente grazie all’epoca dell’Umanesimo, difatti, che ha ricominciato ad assumere un determinato valore. Le sue opere non hanno mai rispettato le tipiche morali cristiane medievali, ma erano ricche di motti di spirito e velate riflessioni sull’uomo, le quali sono state abilmente riprese da più studiosi. Un esempio lampante è il detto “l’uomo è un lupo per l’uomo”, che diede spunto a numerosi autori per testi sulla concezione pessimistica dell’essere umano.

Plauto, dunque, trattò tematiche leggere, ma ciò non significa che bisogni prenderlo con leggerezza. Egli era un uomo intelligente e caratterizzato da forti opinioni, che era capace di trattare con una tale facilità da dilettare chiunque avesse l’onore di poter vedere una sua opera.

Flavia Balletta III C