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Il giovane Holden: un romanzo senza età. Recensione di Francesca Lombardo

Bentornati cari fedelissimi lettori! Oggi vi propongo un libro di J.D.Salinger pubblicato nel lontano 1951. “Il giovane Holden” è un classico della letteratura contemporanea nordamericana, un romanzo di formazione che ha divertito e allo stesso tempo fatto ruflettere tantissimi ragazzi e adulti.
Il romanzo “Il giovane Holden” è ambientato negli Stati Uniti , a New York, durante gli anni ’50. Holden Caulfield è il protagonista nonché narratore della storia, e con il suo gergo scurrile, tipico dei ragazzi, racconta al lettore le sue vicende e il rapporto che ha con il mondo.
Dai giudizi che ha sulle persone, dalle scelte che prende e dalle peculiarità innate che si vanta di avere (come quelle di essere un ottimo bugiardo e di saper reggere, in maniera eccellente, l’alcol), si capisce che è un ragazzo. Ed è proprio il sue essere giovane e incosciente che gli fa prendere la decisione di scappare dalla scuola da cui era stato espulso. Cosi, scappando, si rende conto di “essere solo e depresso come un cane”. Infatti, durante quasi tutta la narrazione, pensa a chi potrebbe incontrare o chiamare per “ammazzare la solitudine”: ma alla fine, dopo vari incontri e chiamate, capisce che non gli va a genio nessuno.
L’unica persona verso la quale prova forti sentimenti è Phoebe, sua sorella minore. Dopo tanta malinconia e solitudine sofferta da Holden, durante i pochi giorni da fuggitivo, il romanzo termina con una scena di felicità, nella quale Holden guarda giocare la sua sorellina. Nella stessa scena, Holden rivela al lettore che, seppur abbia fatto credere, forse col modo in cui insultava e si prendeva gioco delle persone, che lui potesse odiarle, non era vero: anzi, alla fine ammette di sentire la loro mancanza.
Holden Caulfield incarna uno dei tanti comuni sedicenni che conosco, ci racconta la sua storia come se fosse qualcosa di straordinario, ma la verità è che le emozioni che prova e le decisioni che prende, le avrebbe provate e prese qualsiasi altro ragazzo.
Holden è piuttosto alto, snello e ha una capigliatura “a spazzola tanto che non c’è da usare molto il pettine”. È un bugiardo provetto, si diverte a dire menzogne e, visto che è minorenne, sfrutta la sua altezza per sembrare più grande e per avere alcolici, prendendosi gioco dei baristi.
L’approccio che ha con la scuola, non è dei migliori. Si lamenta sempre che “i collegi maschili sono pieni di palloni gonfiati, in cui non si fa altro che studiare. Holden dice che è sufficiente imparare quanto basta, essere furbo quanto basta per comprare, un giorno o l’altro, una maledetta Cadillac; fare la commedia e fingere di strapparsi i capelli se la propria squadra di rugby perde; parlare tutto il giorno di ragazze e liquori per fare parte di “quelle piccole sporche maledette cricche”.

In realtà, credo che Holden abbia paura di diventare come gli altri suoi compagni che tanto critica. Odia tutto ciò che ritiene essere “fasullo”, dai film alle parole usate dai suoi insegnati come “eccellente”. Non le sopporta proprio, soprattutto gli attori. Dice che più bravi sono, più si “montano la testa” e, quindi, sono fasulli.

Testo e foto di

Francesca Lombardo, III M