La scienza al tempo dell’olocausto

Di Rachele Cecchetto

Tutti sono a conoscenza della triste pagina della storia umana della prima metà del 1900. 

Adolf Hitler prese potere a partire dal 1933 e venne considerato, in un primo momento, come l’uomo che poteva rialzare la Germania del post prima guerra mondiale. Pochi anni dopo egli esercitava già il suo potere in alcuni stati a lui vicini (Austria e Cecoslovacchia); successivamente si alleò con l’Italia, guidata dal ‘Duce’, Benito Mussolini, e si allargò verso la Polonia determinando così lo scoppio del secondo conflitto mondiale, che vide come protagonisti centrali due fazioni: le Forze dell’Asse (Germania, Giappone, Italia e i loro Paesi satelliti) e gli Alleati (U.S.A, Gran Bretagna e Unione Sovietica).  

A seguito di questo evento è noto a tutti quali conseguenze ebbe l’ideologia nazista nella popolazione europea e mondiale. Lo sterminio di 6 milioni di ebrei, di omosessuali, oppositori politici, zingari… l’intento di Hitler era quello di “purificare” la razza ariana e per farlo doveva eliminare quel che per lui era il fattore di “impurità”.   

Oltre ad uccidere milioni di persone, egli esercitò un’opera di censura e controllo della stampa e della divulgazione culturale.   

Concentriamo l’attenzione sul campo delle scienze. 

Hitler dichiarò fin da subito quale era il suo intento, cioè quello di purificare la cultura tedesca e vedeva, sia in campo umanistico che scientifico, una grande invasione di personaggi che andavano eliminati. Questo contribuì alla perdita, per la Germania, di grandi talenti utili al progresso ed è celebre l’affermazione di Hitler che dice che se sbarazzarsi degli scienziati ebrei voleva dire distruggere la scienza tedesca, avrebbe fatto a meno di questa per qualche anno. 

All’interno della stessa comunità di fisici si verificarono delle divisioni: Albert Einstein, colui che teorizzò due delle più importanti teorie, quella della relatività e quella dei quanti, venne preso di mira da alcuni suoi colleghi, Philipp Lenard e Johannes Stark (premi Nobel della fisica e sostenitori della Deutschland Physic).  

Sono determinanti, al fine di capire quando affondo si radicò l’ideologia antisemita, le parole espresse da Lenard in merito ad Einstein: egli affermò che all’interno della fisica si creò un’atmosfera di buio a causa dell’entrata di scienziati ebrei, con cariche talvolta prestigiose, in università ed accademie, e la dimenticanza delle scienze naturali, e vide in Einstein l’esempio più eclatante di questa “intromissione ebrea nella scienza”. 

Numerosi furono gli scienziati che abbandonarono il loro paese natale per sfuggire, volontariamente o obbligati, alla minaccia che stava per incombere in Germania. Primo tra tanti fu proprio Einstein.  

Questo non avvenne solo in Germania, anche l’Italia venne coinvolta in questa spirale. A seguito dell’alleanza con il Führer (Hitler), Mussolini, già nel 1938, attuò dei provvedimenti antisemiti mirati alla comunità scientifica che stava contribuendo alla crescita della fisica moderna italiana e a coloro che andavano contro la sua politica. 

Fortunatamente la comunità scientifica è sempre stata un fatto internazionale, in cui i rapporti tra i vari scienziati erano forti. Molti di loro vennero accolti oltre oceano grazie a dei fondi specifici, ma non per tutti fu facile trovar rifugio, specie per i più giovani e meno affermati. 

Gli Stati Uniti erano la meta più ambita e divennero il centro della fisica.  

Proprio in questo periodo vennero condotti studi che portarono allo sviluppo della bomba atomica.  

Mentre i fisici di tutto il mondo stavano elaborando le applicazioni possibili di questa scoperta, individuando immediatamente l’enorme potenziale e la pericolosità che aveva, i tedeschi erano intenti nelle invadere l’est Europa e omisero questo fatto.  

Lo stesso Einstein fece presente all’allora presidente americano, Roosevelt Theodore, la pericolosità dei possibili studi che potevano condurre i tedeschi nell’elaborare un’arma basata sulla fissione dell’uranio. 

In nuovo Messico una comunità di scientifici lavorò per elaborare in tempi brevissimi ad un ordigno a cui stavano lavorando contemporaneamente anche in Germania. 

La fisica, come il resto della scienza, uscì dal conflitto migliorata ed evoluta. Oltre alle scoperte in campo atomico, ella elaborò nuove tecnologie, quali il radar, i missili, il nylon (valido sostituto della pregiata seta), la penicillina e molte altre. In modo particolare fu proprio la scienza americana quella che uscì più vittoriosa, incrementando le sue scoperte anche dopo la guerra. 

In Europa, invece, grazie ad alcuni scienziati nacquero alcuni dei principali centri scientifici, tutt’ora affermati.