Vaccini COVID: cosa sono e come funzionano

Vaccini COVID: cosa sono e come funzionano

Attualmente in Italia sono 3.288.888 (aggiornamento del 2/04 del ministero della salute) le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi di vaccino anti-coronavirus. Le categorie con il maggior numero di somministrazioni sono gli operatori sanitari e sociosanitari e gli over 80. Al momento in Italia si stanno somministrando 3 diversi vaccini: Pfizer/BioNTech con 8.704.800 somministrazioni; Moderna con 826.600 somministrazioni; AstraZeneca con 2.752.400 somministrazioni. Come agiscono questi vaccini contro il virus? 

Vaccino Pfizer: è stato il primo vaccino disponibile in Italia e la sua somministrazione è iniziata il 27 dicembre, per i soggetti a partire dai 16 anni. Il vaccino sfrutta il funzionamento dell’mRNA (RNA messaggero) che trasporta le informazioni del DNA ai ribosomi, dove avviene la sintesi proteica. I virus non sono in grado di riprodursi autonomamente poiché sono composti solo da Acido Nucleico (DNA o RNA) contenuto nel capside, un rivestimento proteico. Per questo di rilasciano il proprio codice genetico a una cellula che viene costretta a  replicare il virus. Il covid19 contiene la proteina Spike, in grado di legarsi all’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2): un enzima coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna e che si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove difende i polmoni dai danni causati da infezioni e infiammazioni. Il virus, legandosi ad ACE2, entra nella cellula e impedisce all’enzima di compiere il proprio ruolo protettivo. All’interno della cellula, il virus rilascia il proprio codice genetico virale (RNA) e costringe la cellula a produrre proteine virali che creano nuovi coronavirus: questi a loro volta si legano ad altre cellule portando avanti l’infezione. Il vaccino Pfizer contiene le molecole di RNA che presentano al loro interno le indicazioni per costruire le proteine Spike del virus SARS-CoV-2. Le molecole di mRNA sono inserite in una microscopica vescicola lipidica, che protegge l’mRNA per evitare che deperisca in fretta e che venga distrutto dalle difese del sistema immunitario in quanto componente estraneo all’organismo, così che possa entrare nelle cellule. Una volta iniettato il vaccino, l’mRNA viene assorbito nel citoplasma delle cellule e avvia la sintesi delle proteine Spike. La loro presenza stimola così la produzione, da parte del sistema immunitario, di anticorpi specifici. Vengono anche attivate le cellule T che preparano il sistema immunitario a rispondere a ulteriori esposizioni al virus. Il vaccino contiene solo il materiale genetico per la costruzione della proteina Spike, non contiene il virus, neppure in forma inattiva, per questo non può in alcun modo provocare COVID-19 nella persona vaccinata. Dopo il vaccino, mRNA iniettato degrada naturalmente dopo pochi giorni.

Vaccino di Moderna: è il secondo vaccino arrivato in Italia e la sua somministrazione è iniziata l’11 gennaio, per i maggiori di 18 anni. Come il vaccino Pfizer, si tratta di un vaccino ricombinato, ed usano quindi la stessa tecnologia, ma presentano anche delle differenze: il vaccino Pfizer ha bisogno di essere conservato -70 gradi Celsius, mentre Quello di Moderna resta stabile a una temperatura che varia tra i 2 e gli 8 gradi Celsius per il breve periodo (30 giorni) fino a -20 se vanno tenuti nel congelatore per sei mesi. Un’altra differenza sono i costi, ogni dose di Pfizer costa circa venti dollari, quelle di Moderna fino a 25 dollari. Il primo è stato autorizzato su persone dai 16 anni di età in sù, il secondo dai 18. Il tempo necessario per ottenere l’immunità è leggermente superiore per il vaccino Moderna: a partire da 2 settimane dopo la seconda somministrazione, anziché una come Pfizer.

Vaccino AstraZeneca-Oxford: è il terzo vaccino anti Covid19 disponibili in Italia, la sua somministrazione è indicata nelle persone a partire dai 18 anni di età. Il vaccino messo a punto da AstraZeneca, diversamente dai vaccini di Pfizer e Moderna, è un vaccino a vettore virale: utilizza l’adenovirus degli scimpanzè (ChAdOx1 – Chimpanzee Adenovirus Oxford 1), un virus responsabile del raffreddore comune in questi animali. Una versione indebolita dell’adenovirus degli scimpanzè (incapace di replicarsi e innocua per l’organismo umano) nella quale è stato inserito il materiale genetico della proteina Spike, viene utilizzata come tramite per introdurre nelle cellule umane il materiale genetico della proteina Spike. Una volta somministrato, l’adenovirus modificato penetra nel nucleo della cellula dove fornisce il codice genetico per produrre la proteina Spike. Le cellule T del sistema immunitario riconoscono lo stimolo estraneo della proteina Spike e attivano la risposta immunitaria e la produzione di anticorpi specifici contro il virus. Con il vaccino si introduce nelle cellule dell’organismo solo l’informazione genetica necessaria per costruire copie della proteina Spike. L’adenovirus non è in grado di replicarsi e dunque non può diffondersi nell’organismo dei vaccinati. Dopo la somministrazione l’informazione genetica viene degradata ed eliminata. Rispetto ai vaccini a mRNA, questo presenta una maggiore stabilità che non richiede temperature eccessivamente basse per la conservazione e il trasporto: può essere conservato per 6 mesi a temperature comprese tra 2°C e 8°C. Inizialmente il vaccino non poteva essere somministrato ai soggetti con età superiore ai 65 anni, ma una circolare dell’8 marzo 2021 del Ministero della Salute ha esteso l’utilizzo del vaccino anche agli over 65,  a eccezione dei pazienti estremamente vulnerabili, per i quali si conferma l’indicazione a una somministrazione preferenziale dei vaccini a RNA messaggero.

 

Di Elisabetta Di Vincenzo

 

 

 

Informazioni ricavate tramite Humanitas