Un passo indietro: la storia di Malika

Malika Chalhy è una ventiduenne di Castelfiorentino, a Firenze, che è stata cacciata di casa perché lesbica. È stata insultata, rinnegata, rifiutata e minacciata di morte da entrambi i genitori ed anche dal fratello solo perché innamorata di un’altra donna e non di uomo. Da tre mesi alla ragazza viene impedito di tornare nella sua casa e di accedere alle sue cose. «Se torni ti ammazziamo, meglio 50 anni di carcere che una figlia lesbica», aveva detto sua madre. I genitori, per impedirle di rientrare a casa, hanno cambiato serratura dell’abitazione e  quando lei, in compagnia dei Carabinieri, si è presentata per riavere indietro quantomeno i suoi vestiti, la madre ha risposto :”Io non so chi sia questa ragazza”. 

Con grande coraggio e con le lacrime agli occhi, Malika ha deciso di condividere la sua storia sui social affinché tutti sapessero. Molti di quelli a cui è giunta la storia di Malika condivisa da milioni e milioni di persone, impietriti e raccapricciati hanno creato una raccolta.

La piattaforma di crowdfunding GoFundMe – sulla quale è stata lanciata la raccolta – ha rivelato che in poco più di una settimana «i diecimila euro prefissati inizialmente» dalla cugina della giovane per “pagare lo psicologo che sta seguendo Malika e le spese legali della cugina, che ha deciso di denunciare i genitori”, sono diventati oltre 27mila. Ad aiutare ancor di più questa ragazza è stato il servizio de Le Iene e la solidarietà pubblica di Fedez e Mahmood. La cantante Elodie inoltre ha condiviso direttamente la raccolta. Grazie a questi personaggi la storia di Malika ha più di 8mila condivisioni e donazioni che arrivano continuamente accompagnate da messaggi di solidarietà da tutta Italia. Questa accaduto è solo un ulteriore prova di come l’omofobia sia grandemente presente in Italia, nonostante altri dicano il contrario. Purtroppo, infatti, questo caso non è isolato. Vi sono centinaia di storie che accadono giornalmente che semplicemente non sono condivise e di cui non sappiamo l’esistenza. A testimoniarlo è Elisa Liberatori Finocchiaro di GoFundMe che dichiara: “sulla nostra piattaforma ci sono già state richieste di aiuto da parte di persone che subiscono discriminazioni dello stesso e di vario tipo”.

Francesca D’Ambrosio

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