“VIVA LA VIDA”, storia di Frida Kahlo

Pino Cacucci è uno scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano, che conosce la realtà latinoamericana. Illustra le vicende affrontate di una famosa pittrice messicana, Frida Kahlo.

A causa di un incidente del traffico tra un autobus e un tram, la ragazza ebbe gravi conseguenze sulla sua salute. Era già salita su un primo autobus ma era scesa per recuperare un ombrellino da passeggio, poi salì su un secondo mezzo che si scontrò con un tram. La ragazza si chiamava Frida, aveva riportato fratture alla colonna vertebrale, alle costole e gamba sinistra. Il  giorno dell’incidente la Pelona, cioè la Morte, guardò il corpo insanguinato e la coprì con il suo manto nero.

Frida reagì alle operazioni non ben riuscite, ai gessi e ai busti grazie alla sua ironia e al suo carattere fortificato. Voleva vivere, anzi viveva affrontando il destino. Restò immobile per un mese in ospedale, poi per altri mesi a casa, dove iniziò a dipingere perchè poteva usare le mani. Spesso, durante la giornata aveva bisogno di morfina o di  ricorrere  all’alcol.

Sdraiata a letto, grazie a uno specchio montato sul soffitto del letto a baldacchino, realizzò tre quadri, tre autoritratti,  e li portò a Diego Rivera, un grande artista. Diego andò a casa sua a trovarla diverse volte e in uno di questi incontri si baciarono. Ne seguì un’intensa storia d’amore.  La famiglia di Frida cercò di ostacolare il matrimonio perchè Diego era un comunista, divorziato, beveva troppo, era 20 anni più grande di lei,  aveva rapporti intimi con molte donne. La decisione irrevocabile era stata presa e  lo sposò in municipio.

Diego era un famoso pittore muralista. Aveva avuto contatti in Europa con Picasso e Apollinaire; aveva abbandonato una prima moglie russa, una seconda moglie messicana, Lupe Marin. I  grandi muralisti dipingevano in scuole, università o sulla scalinata di un palazzo di governo perchè le opere restassero a disposizione di tutti. Al contrario, una tela veniva venduta e diventava la proprietà di un privato. Frida si sentiva il sintomo della sua terra mutilata, era discendente di ebrei ungheresi e di altre generazioni sconfitte ma che non avevano perso la dignità.

Diego rappresentava il mondo visibile; Frida dipingeva se stessa, pensieri e stati d’animo che si trasformavano in colori e forme. Diceva che la sofferenza è causa della solitudine, che ha lottato contro il dolore, ma che alla fine ha vinto la stanchezza.  La voglia di vivere però era presente, lei viveva a dispetto del destino,  infatti  aveva ripreso a dipingere. Si sentiva di essere un fiore che non  era mai sbocciato, un albero sfinito che aspettava una primavera mai arrivata (cioè la impossibilità di dare un figlio al suo Diego).

Frida diceva di essere nata nel 1910 e non nel 1907, perchè voleva che la sua data di nascita coincidesse con la rivoluzione del popolo messicano, che aveva condotto alla riconquista della musica e dell’arte popolare. Diego e Frida aderirono al comunismo secondo un ideale romantico,  ma in seguito alle accuse di lavorare per la piccola borghesia abbandonarono questa scelta. Frida aveva cinque sorelle, ma solo con Cristina c’era un’ottima intesa; Cristina aveva avuto una maternità ma poi era stata abbandonata dal marito. Frida, invece, ebbe diversi aborti. Con Cristina Diego esercitò  la sua capacità di seduzione, prima per farsi consolare da Cristina e poi per indurla con successo al tradimento. Gradualmente il rapporto di Cristina con Frida tornò come prima, anche se un profondo  dolore dell’anima restò sempre presente. Un giorno indossò collane e anelli e si rivolse al Signore della pioggia, dicendo di essere pronta per la partenza e di sperare di non fare più ritorno.

E’ un libro che mi ha fatto emozionare ripercorrendo le esperienze di una donna molto forte. Si susseguono tragedie esistenziali e angosce che vengono affrontate con l’animo di una guerriera. Una vita tormentata con alternanza di gioia,tristezza,fantasie,infedeltà.

Frida possiede due anime: quella tormentata dal dolore e l’artista che è forte e libera. La sua vita non è facile sin dall’inizio (spina bifida),  ma si attacca alla vita con tutte le sue forze e respinge  i tentativi di cattura da parte della Morte.  La pittura diventa per lei un’ancora di salvezza.

Testo e foto di Giuseppe Recupero, III C

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