Catania e i suoi miti. Un tour nella città vecchia

I fratelli Pii
Uno dei quattro caratteristici candelabri collocati nella centralissima piazza Università è dedicato alla leggenda dei fratelli Pii, Anfinomo e Anapia.
La leggenda narra che mentre lavoravano la terra insieme ai loro genitori furono sorpresi da una eruzione (un’altra versione narra che i genitori paralitici si trovavano in casa). Decisero di fuggire ma i loro genitori non erano in grado di mantenere il loro passo, pertanto decisero di caricarseli sulle spalle, rallentando il passo e rendendo la lava sempre più vicina. Quando la lava li raggiunse, si divise in due rami, per poi ricongiungersi lasciando i due fratelli e i genitori senza alcun tipo di lesioni.

Colapesce
Nicola, soprannominato Cola, viveva vicino a Capo Peloro a Messina. Egli preferiva passare le sue giornate al mare piuttosto che stare sulla terraferma, infatti, il mare era la sua passione più grande. Sua madre era totalmente in disaccordo, una volta arrivò al punto di maledirlo: “Che tu possa diventare un pesce!” A poco a poco la sua pelle si ricoprì di squame e le mani e i piedi si trasformarono in pinne.

Gammazita
Il Pozzo Gammazita si trova nel centro storico di Catania, in Via San Calogero, e fa riferimento ad un racconto leggendario, ambientato nella Sicilia della dominazione angioina,
durante la Guerra del Vespro.
La leggenda narra di una fanciulla catanese di nome Gammazita, bellissima e promessa sposa. Di lei si innamorò follemente il soldato francese Droetto, purtroppo il suo amore non era corrisposto. Il giorno del suo matrimonio, mentre si recava al pozzo nei pressi del Castello Ursino, Gammazita fu aggredita dal soldato e, pur di non piegarsi alle sue minacce, decise di gettarsi nel pozzo, sacrificando la sua vita piuttosto che disonorare il proprio impegno. Per l’accaduto, gli abitanti catanesi decisero di ingannare Droetto per catturarlo, facendo pronunciare una parola in dialetto “ciciri” (in italiano ceci) ad alcuni passanti, e capirono subito che il soldato essendo straniero non riusciva a pronunciarla bene.

Uzeda
Uno dei quattro caratteristici candelabri collocati presso la centralissima piazza Università è dedicato al Paladino Uzeda che si mostra a noi nelle vesti di un prode cavaliere medievale.
Uzeda è un personaggio di fantasia inventato dal giornalista catanese Giuseppe Malfa per spiegare la denominazione del Castello Ursino. La leggenda narra di un giovane, il quale si innamora della principessa Galatea, figlia del re Cocalo. Un giorno, durante una passeggiata nei pressi del lago di Nicito, il cavallo della principessa si imbizzarrisce facendo cadere e svenire la giovane. Uzeda  si precipita subito da lei e preso dall’emozione la bacia, ma al suo risveglio gli rivolge parole non educate. Infatti, la figlia del re non avrebbe mai potuto concedersi ad un uomo che non era nemmeno cavaliere.

Giuseppe Recupero, III C