VIOLENZA NELLE SCUOLE 

Si sente e si parla ad oltranza di casi di maltrattamenti, violenze e di bullismo all’interno delle scuole, maggiormente tra compagni. Si parla poco, invece, delle violenze subite dagli studenti da parte degli insegnanti.  

Così a Roma, in una scuola elementare, una bambina con disabilità si è scoperto essere stata presa di mira dalla propria insegnante di sostegno e, nonostante la querela della madre, la maestra è rimasta al fianco dell’alunna per oltre un anno, fino a quando a smascherare i soprusi non si sono fatti avanti i compagni di classe. A Reggio Calabria, sempre in una scuola elementare, un’altra maestra, attualmente sospesa dal proprio ruolo, è stata denunciata per avere in più occasioni maltrattato, percosso e minacciato alcuni alunni. Anche nella Provincia di Monza si è verificato un avvenimento simile, in quanto due maestre di una scuola dell’infanzia sono state sospese perché accusate di avere umiliato dei bambini dell’asilo. Casi come questi ce ne sono tanti, ma spesso hanno meno risonanza e tendono a rimanere più facilmente «sommersi», a causa delle difficoltà di bambini e adolescenti e degli stessi istituti scolastici nel denunciare gli insegnanti coinvolti. A dirlo è la dottoressa Maura Manca, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza e psicoterapeuta. 

Secondo un recente studio condotto dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza per l’anno scolastico 2018/2019 su un campione di 3875 adolescenti, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, l’11 per cento ha dichiarato di essere stato insultato, denigrato o aggredito verbalmente da una maestra quando frequentava la scuola dell’infanzia o quella elementare. Il 6 per cento ha invece ammesso di essere stato strattonato, spinto, picchiato. Il 5 per cento infine è stato costretto ad abbandonare la scuola perché aveva problemi con la propria insegnante, mentre l’8 per cento ha raccontato di essere stato denigrato o insultato da un professore alla scuola media, contro un due per cento che è stato picchiato o strattonato. I casi di violenza fisica o d’insulti si concentrano di più nelle scuole dell’infanzia e nelle materne: «I bambini sono piccoli, hanno maggiori difficoltà a comprendere realmente la gravità di ciò che stanno subendo, e si trovano disorientati. Sanno che quella è la scuola, la maestra è il loro punto di riferimento, perché gli è stato detto anche dai genitori, e non hanno la capacità o non sono messi nella possibilità di parlare. O almeno di farlo subito». 

Ciò che è necessario è allora un meccanismo adeguato di valutazione del singolo insegnante e iniziare a valutare adeguatamente anche la stabilità psichica del corpo docenteÈ proprio in questi casi che gli insegnanti si approfittano del loro ruolo, sono coscienti che i bambini minacciati con ritorsioni psicologiche anche pesanti preferiscono tenere tutto dentro. L’aspetto più grave, su cui la dottoressa Manca insiste, è che spesso si assiste a vessazioni su bambini che hanno difficoltà di apprendimento. Il caso di Roma ne è la prova. «Ci sono persino casi in cui gli insegnanti prendono in giro un alunno, davanti ai compagni della classe, per degli errori commessi, per esempio, nell’ortografia o nella lettura», racconta. Episodi come questi in cui gli insegnanti tendono a scaricare la propria frustrazione, «assumendo condotte che sono da considerarsi forme di violenza che hanno le stesse ripercussioni di quelle fisiche». 

«Il fatto di avere una laurea non significa che sei pronto per l’insegnamento, significa che sei formato da un punto di vista dei contenuti», continua la dottoressa Manca. «Ma l’insegnamento è un tipo di professione esposto a un alto rischio di stress di tipo correlato, per questo dobbiamo iniziare a valutare adeguatamente anche la stabilità psichica del corpo docente, che ha in mano non solo la formazione dei bambini ma anche la loro salute». 

TESTIMONIANZE

Bambino disabile di 8 anni maltrattato a scuola dall’insegnante 

Avrebbe dovuto occuparsi del piccolo a lei affidato ma, abusando del suo ruolo in classe, avrebbe sottoposto un bambino di soli 8 anni a violenze fisiche e verbali durante le ore di lezione a scuola.  Il provvedimento cautelare restrittivo è stato emesso dal Tribunale su richiesta della Procura al termine delle indagini condotte alla Squadra Mobile della Questura di Alessandria. Gli accertamenti investigativi erano partiti circa un anno fa a seguito di una segnalazione arrivata agli uffici della Questura piemontese da parte dei genitori in cui parlava di una serie di condotte non idonee al ruolo da parte della donna con conseguenti maltrattamenti sul piccolo alunno di 8 anni affetto da disabilità. I genitori del bambino si erano rivolti anche al dirigente della scuola primaria di Molare (Alessandria) e poi all’ufficio scolastico provinciale, lamentando alcuni segni di disagio mostrati dal figlio e una situazione di isolamento rispetto ai compagni come il fatto di dover consumare il pasto da solo. Diversi i comportamenti volenti imputati alla maestra come spintoni, trascinamenti e allontanamenti ai danni dell’alunno affetto da autismo e con problemi di deambulazione. Secondo l’accusa, anche per una semplice richiesta di abbraccio, il piccolo veniva preso a calci negli stinchi e pestoni sui piedi. Per gli inquirenti, la donna che resta indagata ma a piede libero, sapeva benissimo cosa faceva visto che prima di ogni violenza i guardava le spalle cercando sempre di non farsi vedere. Ad incastrarla alcune intercettazioni video e audio. Interpellata dagli agenti, la donna si sarebbe difesa sostenendo, per esempio, che al bimbo piacesse essere trascinato per terra. 

Asilo degli orrori a Solofra 

Quattro soggetti, a vario titolo, ritenuti gravemente indiziati di ripetuti maltrattamenti nei confronti di minori e, per uno di loro, anche del reato di violenza sessuale. La dirigente scolastica, Antonella Ambrosio, che nell’immediato della notizia ha espresso stupore per l’accaduto, ha dichiarato di non essere a conoscenza delle indagini in corso nell’asilo degli orrori, dove si registravano azioni di maltrattamenti e violenza nei confronti di bambini di età dai 3 ai 6 anni. Dalle indagini è emerso, tra l’altro, che vi erano azioni degli insegnanti attraverso cui i piccoli venivano terrorizzati, con frasi del tipo: “Ti lego sulla trave”, oppure “Devo impiccarti”, ed altre ancora. E poi episodi di violenza messi in atto dagli insegnanti che, secondo quanto emerso dalle indagini, apparivano divertiti nel compiere quelle vessazioni psicologiche nei confronti di bambini in tenera età. Qualcuno di questi, però, con atteggiamenti e frasi eloquenti, aveva fatto comprendere ai genitori il disagio vissuto a scuola.

Gabriella Corvaia 4M