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Recensione del libro “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini

Il romanzo “Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini, scrittore Afgano, tratta le storie di due donne, Mariam e Laila, provenienti da realtà totalmente diverse, che si troveranno a convivere, fra oppressione e violenza. A far da scenario alla vicenda, Herat e Kabulcittà immersnel dolore e nello smarrimento di un popolo piegato dalle guerre 

Mariam vive in povertà in un piccolo paese vicino Herat, è una “Harami”,  come la definisce sua madre, nata da un rapporto extraconiugale. Mariam non ha mai avuto la possibilità di studiare, per quanto lo desiderasse ardentemente; non è considerato utile per una “harami” che deve imparare la fatica e l’obbedienza quanto prima. Essendo figlia illegittima, alla morte della madre non viene riconosciuta dal padre, uomo ricco e potente, avente tre mogli. E’ così costretta a sposarsi a soli quattordici anni. Un matrimonio che degenererà sempre più, sfociando in un vortice di violenze e umiliazioni.  

Laila, al contrario è una bellissima ragazza, colta per la sua età, vispa e amante della lettura, passione che condivide con il suo amico Tariqil quale diventerà ben presto molto più che un amico. Figlia di una donna emancipata rispetto alle altre e di un insegnante, vive una vita agiata fra istruzione, amicizie e divertimento. Solo la guerra potrà distruggere la sua vita serena e spensierata, portandola, fra una serie di sfortunati eventi a vivere sotto lo stesso tetto di Mariam e di quell’uomo iracondo e feroce, che è ormai il marito di entrambe.  

Nonostante la competizione e l’astio che inizialmente si instaura fra le due, trovo stupefacente come nel dolore diventino unite e complici, come si aiutino l’un l’altra a non crollare 

Il libro è senza dubbio molto scorrevole e semplice da seguire, grazie anche ai periodi non eccessivamente lunghi. Il passaggio da una storia all’altra nei vari capitoli aumenta a mio parere la voglia di continuare a leggere per tornare alla storia precedente. Le descrizioni dei personaggi, così come quelle dei luoghi sono accurate e ci forniscono abbastanza informazioni da sentirci catapultati all’interno della storia, lasciando sempre quel poco spazio che basta alla fantasia del lettore. È impossibile non affezionarsi ai personaggi, in particolare alle protagoniste, due donne forti, seppure in maniera diversa che affrontano una realtà ancora troppo concreta per alcune di noi. 

Mi è capitato di leggere qualche altro romanzo di Khaled Hosseini; “il cacciatore di aquiloni” o “E l’eco rispose”, per esempio. Una caratteristica dei romanzi dell’autore mi è chiara: le emozioni arrivano dritte al lettore, positive o negative che siano. In particolare leggendo questo libro ci si sente pervasi da un forte senso di rabbia, di frustrazione, di impotenza verso un modo dominato da soli uomini e divorato dalle guerre. E questo accade ancor di più se si pensa a quanto reali siano gli argomenti toccati.  

Proprio come la vita vera la storia che leggiamo è frenetica, spesso brutale, tanto da mozzare il fiato, per poi lasciare un po’ di tregua con scene di quotidianità. 

Ho apprezzato moltissimo i riferimenti specifici alla guerra in Afghanistan. In particolare trovo che mostrare gli effetti di una simile situazione su un personaggio che abbiamo imparato a conoscere sia molto più efficace del fornire numeri e informazioni politiche, che saranno presto dimenticate da chi le riceve.  Questa prospettiva ci permette di immedesimarci, di sentire un po’ più vicina una realtà che avvertiamo come lontana anni luce, ma che nei fatti non lo è.   

Posso dunque dire di aver trovato questo libro illuminante, reale e toccante, in grado di creare nel lettore un rifiuto verso le ingiustizie. 

Valeria Del Sordo 4N