HIV/AIDS: il “cancro dei gay”

Grazie ai film ed alle altre varie rappresentazioni globali, ad oggi noi tutti siamo più o meno al corrente di che cosa sia l’AIDS o l’HIV.

L’immagine mediatica dell’AIDS negli anni però è sempre stata esclusivamente omosessuale, salvando vari casi, facendo così nascere lo stereotipo che esso fosse un vero e proprio “cancro dei gay”. Io stesso, da bambino, ne ero convinto.

Ma perché?

Tutto parte nel 1980, quando Michael Gottlieb, un ricercatore universitario, si imbatte per la prima volta in una cartella clinica di un giovane paziente che soffre di un raro caso di polmonite dovuta a Pneumocystis carinii, un protozoo che solitamente colpisce solo pazienti con un sistema immunitario indebolito. Il caso vuole che, successivamente, esso scopra che altri 3 pazienti omosessuali, soffrano tutti della stessa malattia.

1981. Il Cdc di Atlanta segnala un aumento improvviso di morti da Pneumocystis carinii nei giovani omosessuali. Nello stesso anno, un’altra malattia viene segnalata dal Cdc, il sarcoma di Kaposi. Questa volta colpisce i vasi sanguigni, ma anche questa volta si tratta di un tumore raro in pazienti con il sistema immunitario indebolito.

Per la prima volta dall’uscita di questi bollettini, si inizia a capire che si è di fronte a una nuova letale malattia di cui sono sconosciute le cause.. come il cancro, no?

Le prime pagine dei giornali si riempiono:

New York Times la descrive così: «Raro cancro osservato in 41 omosessuali»

The Lancet invece: “gay compromise sindrome”

L’opinione pubblica quindi non ha più dubbi: questa malattia senza nome colpisce solo gli omosessuali.

Alla fine del 1981, si ha il primo caso di HIV in Inghilterra, un uomo eterosessuale. Esce quindi dagli Stati Uniti, come un’epidemia.

Nel 1982 avvengono due eventi molto significativi: la morte di un bambino per trasfusione infetta ed il primo caso di trasmissione materno-fetale di AIDS. Per la prima volta si parla di una malattia di diffusione e si capisce che essa non riguarda più solo le minoranze, che può entrare nelle case di tutti.

Il meccanismo di diffusione rimane ignoto, ma ora è chiaro che si tratti di una sindrome, poiché essa non si presenta con un’unica malattia, ma attraverso tante patologie diverse (per via della deficienza del sistema immunitario). In parole povere, è come un virus che entra dentro di noi, distrugge ogni anticorpo che possediamo e lascia le porte aperte ad ogni altro virus che voglia venire ad ucciderci.

Nel 1983 si ha una scoperta sensazionale: Luc Montagnier, virologo francese dell’Istituto Pasteur di Parigi, isola il virus di un paziente omosessuale che presenta linfonodi ingrossati. Questo virus prende il nome di Lav (lymphadenopathy associated virus) e l’anno dopo, il 22 aprile 1984, questo virus viene identificato come la causa dell’AIDS. Robert Gallo, biologo cellulare, cambia il suo nome in HtIv-III ritenendolo un familiare del virus leucemico, poiché anch’esso si interessa di attaccare i linfociti T degli esseri umani.

Con questa scoperta, non solo ora si conoscono i retrovirus HtIv, ma si inizia anche una ricerca per un test commerciale per la diagnostica dell’infezione che ha scosso il mondo.

Nel 1986 nasce, in un comitato internazionale, il nome del virus come lo conosciamo oggi: l’HIV.

Ad oggi, sono conosciuti due ceppi di HIV:

  • HIV-1

  • HIV-2

Il tipo uno è il nostro ormai conosciutissimo virus Lav. E’ considerato il più virulento e la causa della maggior parte degli infetti a livello globale.

Il tipo due invece determina una sindrome più moderata a livello clinico rispetto al tipo uno e si trova principalmente in Africa occidentale e in Asia.

Esistono poi innumerevoli sottogruppi, questo perché, il virus dell’HIV ha un’elevata variabilità genetica.

E che c’entra l’AIDS?

Se vi state ponendo questa domanda, vorrei ritirare la prima frase del mio discorso.

Ma comunque, per amor vostro, risponderò:

Per AIDS si intende la vera e propria sindrome da immunodeficienza acquisita generata dal virus dell’HIV.

Dunque:

AIDS: sindrome (non malattia)

HIV: virus

È facile sbagliarsi quando nessuno ci ha mai propriamente insegnato che le due cose sono distinte.

Quindi, come si trasmette l’HIV?

L’HIV si trasmette tramite i rapporti sessuali attraverso il contatto con sperma, sangue, liquido vaginale e pre eiaculazione; trasfusioni di sangue contaminato, aghi ipodermici ma anche tramite trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno.

Le persone positive all’HIV non hanno rapporti sessuali?

Forse una volta (ci credo poco), ma adesso non è più così. La medicina è riuscita a trovare una terapia che sopprime la carica virale tramite farmaci.

Le persone sieropositive che assumono i farmaci retrovirali prescritti riescono quindi a ridurre la carica virale nel proprio sangue ed a non trasmettere il virus durante i rapporti sessuali, nemmeno in quelli non protetti. Non sono fan del sesso non protetto, ma è comunque un dato da considerare visti i grandi progressi negli anni.

Oltretutto, lo stesso accade per le donne incinta: assumere la cura antiretrovirale, non nutrire i neonati con il latte materno e sottoporsi ad un parto cesareo sono tutti modi per prevenire la trasmissione dell’HIV.

Abbiamo quindi sfatato il mito del “cancro dei gay”.

La cosa che mi sorprende è che già negli anni ottanta era chiaro che questo virus non attaccasse solo una minoranza, eppure ai giorni nostri questo luogo comune non è mai passato di moda.

La grande epidemia e la forza di contrastarla

Dagli anni ottanta fino alla scoperta della HAART (seconda metà degli anni 90) ci fu una vera e propria epidemia di HIV-1. Essa colpì particolarmente gli Stati Uniti, ma come abbiamo ben capito non si limitò solo ad essi. Divenne una vera e propria pandemia nel giro di poco tempo.

Nel 1987 nasce l’Act Up, acronimo per AIDS Coalition to Unleash Power, a New York.

Venne fondata nel marzo del 1987 presso il Lesbian and Gay Community Services Center di New York. Larry Kramer, drammaturgo, saggista e attivista gay statunitense doveva fare un discorso come parte di una serie di oratori a rotazione. Il suo discorso si concentrò sull’azione per combattere il flagello dell’AIDS. Kramer parlò apertamente contro il Gay Men’s Health Crisis (GMHC), una società no-profit di volontari che percepiva come politicamente impotente. Kramer era anche uno dei cofondatori del GMHC, ma nel 1983 aveva presentato le proprie dimissioni dal consiglio di amministrazione. Secondo Douglas Crimp, Kramer fece una domanda al pubblico: “Vogliamo iniziare a creare una nuova organizzazione dedicata all’azione politica?” La risposta fu “un risonante sì.” Circa 300 persone si riunirono due giorni dopo per formare l’ACT UP.” voglio così citare la mia amatissima Wikipedia.

Nasce così l’organizzazione ad azione diretta di Kramer, che si occupa di rendere note le vittime dell’AIDS e di parlare della pandemia ad esso correlata affinché possano nascere studi, trattamenti e legislazioni per combattere questa sindrome.

Una delle mie opere preferite di Keith Haring parla proprio di questo movimento a cui io non avevo mai prestato grande attenzione ma di cui adesso mi rendo pienamente conto dell’impatto che ebbe nella comunità queer ed in generale nella lotta contro l’AIDS.

Keith Haring’s Ignorance = Fear, 1989. Photograph: © Keith Haring Foundation

Keith Haring era un grande attivista. La sua lotta contro le ingiustizie era sempre ritratta nei suoi lavori e “Ignorance = Fear” ne è la prova lampante. Ma ai grandi attivisti vorrei dedicare un intero paragrafo, perciò andiamo avanti.

L’Act Up, come abbiamo già detto, era un’organizzazione ad azione diretta, questo vuol dire che erano gente molto incazzata ma che lo dimostrava quasi sempre in modo moderato.

Una delle loro prime azioni fu a Wallstreet nel 1987, dove richiesero più accessibilità ai medicinali sperimentali ed una politica che coordinasse la battaglia contro la sindrome. L’anno dopo, lo stesso giorno, fecero la stessa cosa, ma più in grande. In un solo anno l’Act Up riuscì a passare da 250 manifestanti a 1.000.

Il 14 settembre 1989 , sette membri dell’organizzazione si infiltrarono nella Borsa di New York, incatenandosi nella galleria VIP per protestare contro i prezzi esagerati dell’unico farmaco per l’AIDS attualmente approvato, l’AZT. Si presentarono con uno striscione con su scritto: Sell Wellcome.

Burroughs Wellcome era lo sponsor farmaceutico dell’AZT, il quale aveva fissato il farmaco ad un prezzo che quasi tutte le persone sieropositive non potevano permettersi. A quanto risulta, la protesta funzionò e la compagnia passò da 10,000 dollari per paziente annui a 6,400 dollari.

Un’altra azione con lo stesso obiettivo fu quella alla FDA, nell’ottobre dello stesso anno, nella quale riuscirono a prendere il controllo della sede ed a chiuderla per un giorno intero.

Nel gennaio del 1988 la rivista Cosmopolitan pubblicò un articolo di Robert E. Gould, uno psichiatra. All’interno dell’articolo, il cui titolo era “Rassicuranti Notizie sull’AIDS: un dottore racconta perché potresti non essere a rischio” la tesi principale era quella che tramite sesso vaginale non protetto, anche se il partner maschile fosse stato infetto, le chance di contrarre il virus sarebbero state insignificanti.

There’s almost no danger of getting AIDS from ordinary sexual intercourse, and the irrational fear of AIDS that stifles guilt-free enjoyment of sex may prove more destructive in the long run than the AIDS virus itself.” – riassunto dell’articolo fornito dal Chicago Tribune

Le parole di Gould generarono scalpore tra gli attivisti dell’Act Up ma anche tra gli esperti di AIDS. Non dimentichiamo che quest’uomo fu colui che tolse l’omosessualità dalla lista delle malattie nell’American Psychiatric Association treatment manual.

Le attiviste dell’Act Up invitarono Gould ad un “d*ke dinner” per porgli domande a proposito dell’articolo e su alcuni fatti controversi intorno ad esso, come per esempio, il non aver specificato di essere uno psichiatra, non uno specialista di medicina interna. Successivamente, chiesero le sue scuse, ma lui rifiutò.

Dal suo rifiuto, nacque il corto cinematografico: “Dottori, Bugiardi, e Donne: attivisti per l’AIDS dicono no a Cosmo” il quale riprende la prima organizzazione di Act Up totalmente al femminile davanti alla sede madre di Cosmopolitan. Grazie alla grande influenza mediatica, Cosmopolitan pubblicò una parziale ritrattazione dell’articolo.

Stupefacente, no?

E menomale che non è finita qua.

Perché dopo Cosmopolitan, la nuova battaglia delle attiviste fu il Cdc, Center of Disease Control. Il problema, questa volta, fu molto più grave di un semplice articolo.

Nonostante si fosse confermato che le cause dell’HIV fossero le stesse per tutti, i sintomi variano tra uomini e donne. Quest’ultime infatti sperimentano forme di polmonite batterica, infiammazioni pelviche e neoplasie della cervice uterina.

Il Cdc però, non teneva conto di queste malattie come risultato dell’AIDS. Capite anche voi che fino all’inizio degli anni 90 moltissime donne sieropositive non ebbero la possibilità di curarsi e sono morte per colpa di una definizione molto rigida dei sintomi dell’AIDS.

Ottobre 1990, Theresa McGovern inizia una causa rappresentando diciannove donne newyorkesi a cui sono stati negati i sussidi di disabilità per via della definizione del Cdc. Intanto, il 2 ottobre 1990, duecento persone protestano a Washington D.C. per attirare l’attenzione sulla causa di McGovern.

Essa propose, insieme all’ACLU ed al New Jersey Women and AIDS Network, di inserire altri quindici possibili sintomi dell’AIDS alla lista del Cdc. Nel 1993 vennero adottati e, non solo si resero disponibili i sussidi federali a moltissime donne ma si poté fare una stima più accurata di quante donne sieropositive esistessero negli Stati Uniti negli anni 90. La stima crebbe quasi del 50 percento.

Stop the Church” fu una delle iniziative che caratterizzò lo scontro tra la Chiesa ed i suoi ideali e la comunità queer americana. La protesta iniziò con una provocazione semplice, 4,500 persone fuori dalla Chiesa di San Patrizio di New York, il quale cardinale aveva espresso pareri discordanti con i membri dell’Act Up per quanto riguarda l’omosessualità, il sesso protetto, l’educazione sessuale e l’aborto. Dodici persone riuscirono ad entrare durante la messa ed a generare il chaos all’interno della chiesa. Alla fine della manifestazione, molti attivisti e governatori considerarono la manifestazione come un fallimento e la condannarono. Ma là dove la maggior parte della gente vide una caduta, alcuni ci videro l’opportunità per far capire alla Chiesa che non era intoccabile e che la crisi del momento era reale.

Nel 1991 ci fu una prova di un altro tipo di informazione mediatica. A gennaio, durante la Guerra del Golfo, gli attivisti entrarono nella sede della CBS gridando di smettere di combattere gli arabi e di iniziare a combattere l’AIDS.

Qualche mese dopo a Seattle, un gruppo di attivisti cominciò a distribuire preservativi ai giovani, fuori dai licei della città. Incredibilmente, lo Stato di Washington passò una legge che rese illegale distribuire materiale sessualmente esplicito ai minori.

Ci sarebbero tante altre storie legate all’Act Up ed alle sue azioni e purtroppo mi dispiace dire che sia stata una delle poche che abbia davvero contribuito in modo attivo a questa lotta.

I grandi attivisti nella storia

Mi piacerebbe, in questo paragrafo, lasciare un po’ di spazio ed un po’ di nomi di quelli che sono stati alcuni grandi attivisti per la lotta contro l’HIV e l’AIDS.

  • Larry Kramer

Larry Kramer è un po’ il motivo per cui sto scrivendo questo articolo oggi.

Nasce il 25 giugno del 1935 nel Connecticut, da una famiglia ebrea, il più giovane ma il meno voluto. Sin da piccolo, gli viene detto che avrebbe sposato un’ebrea ricca.

È un po’ la vita che vedresti in un film gay ambientato negli anni 50, quella del Kramer adolescente. Nonostante questo, non è affar mio raccontarvi cosa successe.

Kramer era uno scrittore, un ricercatore dell’amore. Scrisse per un lungo periodo copioni per la Columbia Pictures e nel 1978, pubblicò il suo libro, Faggots. In esso raccontava la storia di uomini gay che vivevano a Manhattan. Un po’ si raccontava anche da solo, un personaggio immerso nel mondo ed incapace di trovare l’amore.

La maggior parte degli uomini che intervistava volevano innamorarsi proprio come lui, nonostante si riprendessero dicendo che era “una cosa da etero”. Ancora una volta, il mondo si scindeva in altre minuscole parti. Kramer, da queste interviste, fu capace di dedurre che il mondo gay come lo si conosceva all’epoca, era pieno di rimorsi e di pentimento.

Il libro fu giudicato irrealistico e la comunità stessa che lui aveva rappresentato si indignò così tanto da togliere il libro dalla Oscar Wilde Memorial Bookstore e da bannare Kramer da alcuni alimentari vicino a Fire Island, Manhattan.

Mi viene da chiedermi, perché?

Perché, ancora una volta, qualcuno aveva scritto una verità che il mondo non poteva sopportare.

“The straight world thought I was repulsive, and the gay world treated me like a traitor. People would literally turn their back when I walked by. You know what my real crime was? I put the truth in writing. That’s what I do: I have told the fucking truth to everyone I have ever met.” – L. Kramer

Le parole di Kramer avevano toccato le persone così in profondo, che li avevano lasciati come nudi, davanti a tutti e la loro vergogna. Li aveva portati all’unica cosa che essa porta: la negazione.

L’attivismo al Kramer degli anni settanta non importava. Ma quando, nel 1980, i suoi amici di Fire Island iniziarono ad ammalarsi, esso capì che era giunto il momento. Ricordiamoci che, all’inizio degli anni ottanta, la sindrome era appena stata scoperta.

Nel 1981, dopo una riunione a casa di Kramer con i grandi attivisti gay di New York e alcuni dottori sulla situazione dei loro amici e sulle ricerche che bisognava fare, il Gay Men’s Health Crisis nacque. Il loro scopo era raccogliere fondi per la ricerca.

Ora, immaginatevi la situazione: Inizio anni ottanta, nuova malattia che sembra colpire solamente gli uomini omosessuali, una minoranza discriminata a cui nessuno importa, nemmeno al governo. Kramer sapeva che di dover fare qualcosa e quindi, scrisse. Scrisse articoli sul governo, sull’apatia della comunità gay, sulle statistiche, su quanto velocemente si stava espandendo l’AIDS e su come andasse fermata. Gli sembrò di lottare da solo, mentre i giornali e l’opinione pubblica lo definivano un uomo impazzito per via della rabbia e del modo in cui si confrontava con tutti coloro che sembravano ignorare la pandemia in atto.

Fu escluso dal GMHC e partì per l’Europa. Il contatto con il campo di concentramento di Dachau lo ispirò a tal punto che scrisse un copione – chiamato The Normal Heart – nel quale paragonò la Germania nazista e tutta l’Europa degli anni quaranta che non fece niente per impedire la deportazione nei campi di sterminio con il governo americano e la comunità gay che faceva finta di non vedere l’AIDS.

Lo spettacolo andò in onda per un anno intero al Public Theater, nel 1985. In esso, Kramer lasciava tutto il suo dolore. Il suo partner, Ned Weeks, aveva contratto l’AIDS ed i dottori non sapevano come curarlo. Weeks era stato abbandonato dalla sua azienda per colpa del suo attivismo e la sua correlazione con Kramer.

L’olocausto accompagnò Kramer anche dopo, quando nel 1987, nacque l’Act Up. Rimase arrabbiato, inferocito, davanti a come il governo trattava l’AIDS. Scrisse tantissimi copioni sull’indifferenza, sull’attivismo, su sé stesso.

Non smise mai di lottare e diventò un grande simbolo nella comunità LGBT+, che resiste ancora oggi.

Larry Kramer ci ha lasciato il 27 Maggio 2020, ad ottantaquattro anni.

Rest in Power, we’ll stay angry.

  • Keith Haring

Lo abbiamo citato già prima, quindi è quasi scontato che io lo includa adesso.

Keith nasce il 4 maggio 1958, in Pennsylvania. Dal mondo viene riconosciuto come un grande pittore e street artist, ma io oggi voglio ricordarlo come l’attivista che era.

Haring usò la sua arte per sostenere la lotta contro l’AIDS e per aumentare la propaganda del sesso sicuro. Negli ultimi anni della sua vita, si dedicò al public speaking, per parlare della sua malattia e per generare consapevolezza su di essa.

Morì nel 1990, per complicazioni dovute all’AIDS, che gli era stato diagnosticato nel 1988.

Nel 1989, nacque la Keith Haring foundation, il cui scopo era fornire profitti alle associazioni che si occupano di educare i giovani ed il pubblico all’AIDS/HIV.

Save the date

  • 1 dicembre: Giornata Mondiale contro l’AIDS

Ricordiamoci che dal 1981, l’AIDS ha mietuto 25 milioni di vittime.

Ricordiamoci che nel 2005 sono morte circa 3,1 milioni di persone, oltre la metà di essi erano bambini. L’AIDS esiste ed uccide ancora. Ricordiamoci.

  • Ultima settimana di novembre: AIDS Awareness Week

Queste sono altre date del US Government:

  • National Black HIV/AIDS Awareness Day – 7 February

  • National Women and Girls HIV/AIDS Awareness Day – 10 March

  • National Native HIV/AIDS Awareness Day – 20 March

  • National Youth HIV & AIDS Awareness Day – 10 April

  • National Transgender HIV Testing Day – 18 April

  • HIV Vaccine Awareness Day – 18 May

  • National Asian & Pacific Islander HIV/AIDS Awareness Day – 19 May

  • Hepatitis Testing Day – 19 May

  • HIV Long-Term Survivors Day – 5 June

  • National HIV Testing Day – 27 June

  • National HIV/AIDS and Aging Awareness Day – 18 September

  • National Gay Men’s HIV/AIDS Awareness Day – 27 September

  • National Latinx AIDS Awareness Day – 15 October

Film sull’HIV/AIDS

  • The Normal Heart

  • Dallas Buyers Club

  • 120 battiti al minuto

  • Holding the Man

  • 1985

  • AIDS – Cronaca di una rivoluzione

e molti, molti altri.

The Normal Heart (2014)

Negli anni 80, uno scrittore e una dottoressa cercano di combattere l’ignoranza e il pregiudizio sulla diffusione dell’HIV nella comunità gay.”

Hanno partecipato a questo film attori come Mark Ruffalo, Julia Roberts e Jim Parsons.

Dallas Buyers Club (2013)

Dopo aver appreso di essere sieropositivo, nel 1986, nel pieno del panico per l’epidemia di AIDS, Ron Woodroof comincia ad importare illegalmente i medicinali necessari per combattere la malattia.”

120 Battiti al minuto (2017)

Nathan è un ragazzo gay che decide di unirsi a un movimento che sta conquistando sempre più visibilità nell’opinione pubblica francese e che ha come scopo quello di sensibilizzare riguardo alla diffusione dell’AIDS.”

Holding the Man (2015)

Tim e John si sono innamorati quando entrambi frequentavano il liceo maschile. La loro storia d’amore ha resistito per quindici anni a separazioni, discriminazione, tentazioni, gelosie e perdite, ma ora il loro amore deve affrontare nuove avversità.”

1985 (2018)

Siamo nel 1985. Adrian, gay non dichiarato che abita a New York, torna in Texas per le vacanze di natale. A New York, nel pieno della prima ondata dell’epidemia dell’AIDS, ha affrontato una dolorosa tragedia personale ma non ha il coraggio di parlarne con i genitori provinciali e credenti.”

AIDS- Cronaca di una rivoluzione (2012)

Due movimenti, ACT UP e Treatment Action Group, trasformano l’AIDS da una condanna senza uscita e una condizione da gestire senza formazione scientifica ma solo avendo libero accesso a dei filmati d’archivio.”

Considerazioni finali e qualche dato

Sono sicuro, che ci siamo molto altro da dire sull’HIV, ma fin ora, questo è ciò che mi sento di scrivere, almeno per un pochino generare conoscenza su questo argomento. L’AIDS non è una malattia del passato. Ancora oggi si muore e si continuerà a morire finché si rimarrà silenti. Nel 2018, in Italia, sono stati registrate circa 2.800 nuove infezioni da HIV e circa 600 nuovi casi di AIDS.

Sfatare i miti ed insegnare ad i giovani l’importanza del sesso sicuro aiuterà questi valori a scendere sempre di più, ma finché rimarremo bloccati nella nostra ignoranza, non ci sarà da stupirci quando vedremo i nostri morti risalire mostruosamente.

Onoriamo i morti e ricordiamoci dei vivi. Di chi ha il virus, dei loro figli o compagni, delle loro famiglie.

Odio come i film cerchino sempre e solo di rappresentare l’AIDS scrivendo il solito “gay drama” di cui tutti sono stanchi, per cui, quando ho visto Dallas Buyers Club, non solo mi ha fatto capire che non esisteva nessun “cancro dei gay”, ma l’ho trovato anche una bellissima rappresentazione cinematografica.

Julian Milo Magrelli