Il terrorismo

Quando accendiamo la TV per avere le ultime notizie, purtroppo è frequente ascoltare l’ultima strage avvenuta negli Stati Uniti all’interno di una scuola o di un supermercato, ma in questo caso il responsabile è quasi sempre uno psicopatico che non accetta la realtà in cui vive e protesta uccidendo. Il terrorista invece è motivato e spinto ad agire da dottrine politiche, sociali, religiose o etniche alle quali sacrifica la sua vita, nella convinzione che la morte degli altri sia inevitabile moralmente e idealmente.

L’evento che mi è rimasto fotograficamente indelebile nella memoria è quello dei due aerei dirottati dai terroristi che si schiantarono sulle Torri Gemelle di New York, causando migliaia di morti innocenti che avevano l’unica colpa di vivere in uno stato americano. L’impresa costò ai piloti suicidi mesi di preparazione e l’uso di capitali ingenti. Per mesi i responsabili della strage vissero nel pensiero della morte e dell’orrore, comportandosi da persone normali, giustificati ai loro occhi dal desiderio di vendetta e di odio contro un nemico che li aveva umiliati, impoveriti, ridotti ad esistenze povere di ideali e di senso. La religione che dovrebbe far sentire fratelli tutti gli uomini diventa seme e radice degli atti di terrorismo più estremo, convincendo gli autori degli scudi umani che li attende il paradiso promesso.

Mentre il mondo laico ha superato e dimenticato i precetti cristiani, discute filosoficamente della verità della fede, l’islamismo continua a colpire chiunque non rispetti la religione: basti pensare alla decapitazione di un professore in Francia, colpevole di aver mostrato in classe alcune vignette satiriche di un settimanale che avevano già provocato omicidi nella redazione del giornale.

Il terrorismo fu praticato nel secolo scorso dagli anarchici come negazione dell’autorità dello stato; in Italia furono le Brigate Rosse ad uccidere magistrati, giornalisti, infine un presidente del Consiglio come Aldo Moro; in Svezia un fanatico nazista uccise decine di giovani che si divertivano innocentemente per punizione della loro vita normale e serena.

In seguito agli attacchi terroristi avvenuti negli ultimi anni nei luoghi di vita più comuni, come le strade, le metropolitane, gli aeroporti, le scuole, tutti gli Stati hanno organizzato sistemi di controllo antiterrorismo per cercare di assicurare sicurezza e tranquillità, nella convinzione però che non è possibile prevedere un attacco terrorista.

Io credo che dovremmo rassegnarci all’eventualità che questo orribile fenomeno continuerà ad insanguinare la nostra vita. Certamente un controllo più capillare e meno tollerante può essere utile a neutralizzare diversi soggetti pericolosi, ma la lotta al terrorismo deve colpire, isolare ed estirpare le radici del fenomeno, superando il razzismo, la povertà, la disuguaglianza, l’ignoranza di tanta umanità analfabeta. Bisogna aprire la discussione sui diritti civili ed obbligarne al rispetto, criticando non solo le religioni fanatiche ma anche le dottrine politiche che opprimono l’umanità in nome dell’uguaglianza. Non credo che esistano esperienze di successo nella lotta al terrorismo, ma penso che una cultura sempre più vasta e una democrazia veramente realizzata possano contribuire a ridurre il fenomeno.

Andrea D’Elia 3C