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Intervista impossibile ad Antonello da Messina sull’opera S. Girolamo nello studiolo

MARIA COSTANZA: Buongiorno Maestro Antonello, sono una studentessa del Liceo Artistico via Ripetta, Roma e sono molto interessata ed incuriosita dalle tue opere. Mi ha interessato molto il tuo modo di dipingere e uno dei quadri che più mi ha colpito è S. Girolamo nello studiolo. In questo momento della mia vita in cui sono costretta a stare in casa perché non si può uscire a causa della pandemia che si è abbattuta sul mondo intero, guardare quel S. Girolamo chiuso nel suo studiolo me lo fa sentire molto vicino, dato che anche io passo molto tempo in casa a studiare. Per questo ti voglio porre alcune domande.

Ho visto che la tua opera è molto vicina all’arte Fiamminga. Che cosa ti ha colpito dell’arte Fiamminga e quanto ha influenzato la tua arte?

ANTONELLO: Vedi, come puoi leggere nel libro del Vasari” Le Vite”, per lungo tempo i pittori hanno usato solo le tempere per i loro dipinti, ma a mio parere mancava quella morbidezza e vivacità che avrebbe potuto dare più grazia al disegno e alle sfumature e maggior facilità di unire i colori. Tra l’altro non era possibile lavare i dipinti senza che se ne andasse il colore ed era difficile che resistessero al caldo e al sole. Molti avevano il desiderio di superare tali limiti. Giovanni da Bruggia, noto anche come Jan van Eyck, pittore delle Fiandre, cercò di comporre una vernice che seccasse all’ombra senza dover mettere il dipinto al sole. Dopo molti tentativi trovò che l’olio di semi di lino e quello delle noci facevano seccare il colore prima di altri. Usando questi prodotti fece quella vernice che tutti i pittori avevano fino ad allora desiderato, che non temeva l’acqua, era molto resistente e, nello stesso tempo, dava maggior risalto al colore. La sua fama si sparse non solo in Fiandra ma anche in Italia, ma egli mantenne il segreto del suo nuovo composto, svelandolo solo al figlio Ruggero da Bruggia. Io, studiando con il mio grande maestro Colantonio, che era un appassionato delle opere fiamminghe, sono stato colpito dalla vivacità dei loro colori ed ho deciso che volevo scoprire il segreto di Giovanni da Bruggia. Sono così andato nelle Fiandre per conoscerlo e pian piano facendogli vedere le mie opere e svelandogli le mie tecniche pittoriche, sono entrato in confidenza con lui, finché lui stesso mi ha rivelato il segreto del suo misterioso composto. Chiaramente non ho lasciato le Fiandre finché non ho imparato alla perfezione la tecnica per creare quei nuovi colori e per usarli. Alla morte di Giovanni da Bruggia sono tornato in Italia e ho fatto conoscere ad altri pittori il mio utile segreto. Sono stato alcuni mesi a Messina, e poi mi sono trasferito a Venezia, dove ho potuto lavorare secondo il mio gusto dedicandomi anche ad una vita di piaceri. A Venezia mi venne commissionata una tavola che andava in S. Cassiano, parrocchia della città e quell’opera mi diede onore e fama

MARIA COSTANZA: Perché hai dipinto S. Girolamo e quale differenza c’è rispetto al dipinto del tuo maestro Colantonio ?

ANTONELLO : “Maria Costanza, comprendo che questa opera ti ha colpito anche se della vita di Girolamo non conosci granché. Ciò è per me importante e mi fa piacere e da quel che ti dirò capirai meglio il suo significato.

Posso dirti brevemente che S. Girolamo fu un padre e dottore della Chiesa che visse tra il 347 ed il 420 circa. Tradusse in latino parte dell’Antico Testamento greco e successivamente l’intera Scrittura. Nacque a Stridone, in Croazia, studiò a Roma. Per un paio di anni visse nel deserto della Calcide come eremita e a questo periodo risale il famoso episodio del suo incontro con il leone, a cui tolse la spina dalla zampa e che da quel momento rimase sempre grato, al suo fianco. Tornato a Roma fu segretario del Papa, del quale sarebbe potuto diventare successore. Egli, però, aveva un forte senso morale e contrastava la corruzione del clero, che in quel periodo non dava grandi esempi di moralità. Girolamo non era ben visto da buona parte del clero per le sue posizioni molto severe e moraliste e per questo venne contestato e contrastato dagli alti prelati, tant’è che rinunciò alla carriera ecclesiastica e se ne andò a Betlemme dove fondò un monastero maschile ed uno femminile. Lui visse nel monastero maschile dedicandosi alla traduzione della Bibbia, alla redazione di opere ed all’insegnamento ai giovani.

Vivendo io nel periodo del Rinascimento ho molto apprezzato, come tanti altri artisti tra cui il mio maestro Colantonio, l’esempio di Girolamo. Colantonio ha dato maggiore risalto ad un episodio specifico della vita del santo, il momento in cui toglie la spina dalla zampa del leone. Nel suo dipinto il santo si trova nello studio, circondato dai suoi libri e dai suoi oggetti, con una aureola dorata che gli circonda il capo e gli dà una luce di santità. Nel suo quadro è il miracoloso ed il soprannaturale che viene messo in risalto, anche se in una cornice di quotidianità.

Nel mio quadro ho posto l’accento sulla sua umanità, il suo amore per lo studio, il suo disprezzo per gli onori, il suo desiderio di andare a fondo alle scritture per capirne l’essenza. Con la assidua lettura e quotidiana meditazione egli aveva reso il suo cuore una biblioteca di Cristo. Era prudente, diligente, interessato, zelante, informato; affermava che “l’ignoranza delle scritture è l’ignoranza di Cristo “. Come esponente dell’Umanesimo, io credo che la vera santità non è rimanere isolati dal resto del mondo ma essere esempio per gli altri e stimolo perché tutti possano raggiungere la perfezione. Così la mia opera rappresenta Girolamo come se ci fosse una porta aperta da cui proviene la sua luce di santità, come se tra il tempio e la piazza non ci fosse una barriera ma una porta aperta attraverso la quale scorrono le parole sante di Dio e quelle quotidiane degli uomini. Il santo con la sua vita e il suo esempio diffonde la sua luce, dà vita come l’acqua alla terra arida del mondo, testimonia e condivide la sua gioia e il suo amore. Il vero Santo coinvolge e dà esempio al mondo e alla storia. La mia opera vuole appunto essere una porta aperta, un dialogo tra il santo e lo spettatore, dove il santo con la sua vita rappresenta un esempio per chi guarda, perché tutti possiamo diventare santi.

MARIA COSTANZA: a chi era destinato questo quadro ?

ANTONELLO: Era destinato a decorare la studiolo di un aristocratico. Sai, la decorazione degli studioli andava molto di moda nella seconda metà del ‘400. Uno degli esempi più famosi è lo studiolo di Isabella d’Este.

MARIA COSTANZA: Nel tuo quadro ci sono tantissimi dettagli che mi incuriosiscono e mi chiedo il loro significato, mi puoi aiutare a capirli ?

ANTONELLO: Volentieri, ma prima voglio leggerti una frase che disse proprio S. Girolamo, alla quale devi fare riferimento per capire.

Io proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci a parte le Sacre scritture dove anche l’ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. …I commentari devono offrire molteplici opinioni in modo che il lettore avveduto, dopo aver letto le diverse spiegazioni e dopo aver conosciuto molteplici pareri – da accettare o da respingere- , giudichi quale sia il più attendibile e, come un esperto cambiavalute, rifiuti la moneta falsa” .

I dettagli sono importanti, ma ciò che devi cogliere è il senso complessivo e farti tu una idea del loro possibile significato. Tra l’altro, nel tempo ci sono state tante diverse interpretazioni dei singoli particolari, in tanti hanno dato la propria versione, a volte contrastante, trovando significati anche opposti tra di loro. Detto questo passiamo ad esaminarli. Da dove vuoi che partiamo ?

MARIA COSTANZA: Uno dei primi elementi che ho notato è la presenza di questa “cornice nella cornice”

ANTONELLO: Sì, una cornice al cui centro si staglia il protagonista in prospettiva, sottolineata dal gradino presente in primo piano. È proprio quel gradino che fa ricadere la nostra attenzione sull’uomo.

Il pavimento è costituito da piastrelle grigie e bianche in ceramica, con rombi e rettangoli alternati di colore verde. Il pavimento appare in salita, per accentuare il punto di fuga che si trova poco più in alto delle mani del protagonista intento a leggere. La struttura in legno composta da leggio, scrivania e libreria occupa la gran parte della stanza. La strana forma della stanza mette insieme uno studiolo ed una cattedrale. Ma il vero protagonista è il legno di cui ho riprodotto con minuzia anche le venature, colorando con diverse sfumature i particolari. La struttura è formata da tante parti diverse e non è un blocco unico. La prima parte è costituita da tre piccoli gradini della scala dove si vedono anche delle calzature. La seconda sezione dello studiolo è tutta la struttura sul lato sinistro, accanto all’arco. Qui ci sono diversi scaffali da cui sporgono alcuni libri; a destra c’è il leggio con San Girolamo. Anche la sedia è completamente in legno ed ha la forma di un cilindro tagliato. Vedi la cassapanca ? Anche questa è fatta completamente in legno e su di essa è appoggiato il grande cappello rosso di S. Girolamo. L’ambiente in legno avvolge completamente l’uomo. I ripiani alle spalle sono stracolmi di documenti, caraffe, scatole e vasi.



L’altra parte dello studiolo invece è di marmo, e l’arco che si vede rimanda alla architettura di una chiesa. Le gallerie ai lati non sono uguali: a sinistra c’è solo una finestra mentre a destra ci sono due finestre e una serie di colonne

MARIA COSTANZA: Che sta facendo S. Girolamo ?

ANTONELLO: Come vedi è impegnato a sfogliare un libro, ed entrambe le mani sono appoggiate su di esso. È immerso nella lettura con la mente e con il corpo. Il suo abbigliamento è il tipico abito rosso dei cardinali con sopra un berretto ed un mantello dello stesso colore, che va a ripiegarsi sul pavimento. Da sotto il mantello si vedono le maniche bianche della camicia ed una specie di pelliccia marrone sul petto. Davanti a lui c’è un calamaio e tanti libri proprio per rappresentare che è stato un grande studioso e commentatore della Bibbia. Il Crocefisso veglia sulla attività del santo per indicare che la conoscenza e la sapienza avvengono alla luce di Cristo. Il cappello cardinalizio di S. Girolamo è appoggiato sulla panca per simboleggiare che lui aveva rinunciato agli onori e alla gloria, come ti ho raccontato prima.

MARIA COSTANZA: Ci sono tantissimi particolari e dettagli nel quadro. Cosa indicano gli animali presenti ?


ANTONELLO: Innanzi tutto il leone è un simbolo tipico di S. Girolamo, perché si riferisce alla leggenda. Ma io ho voluto lasciarlo nell’ombra, proprio per esaltare l’importanza dell’uomo che studia, più che l’aspetto miracoloso ed eroico. Il pavone indica la immortalità e l’incorruttibilità, ma come vedi sono fuori dallo studio, insieme alla pernice, che può avere diversi significati, ma non ti voglio svelare nulla di più…


MARIA COSTANZA: E le piante ?

ANTONELLO: I barattoli delle spezie ricordano il ruolo di Cristo Salvatore. L’arbusto presente nel piccolo vaso è una rappresentazione del giardino recintato di Maria. A sinistra dei gradini ci sono due vasi fiorati di ceramica con dei fiori dentro e c’è una coppa a forma di sfera con un arbusto a forma di palla. Poi ci sono dei garofani .

Ma hai visto il gatto che sonnecchia ?

MARIA COSTANZA: Sì, bellissimo e sembra proprio in contrasto con il leone! Cosa si vede dalle finestre?

ANTONELLO: In quella centrale si vedono due uccelli appoggiati mentre altri due spiccano il volo. Anche nella finestra di destra c’è una scena simile, mentre quella di sinistra si vede a stento.

Sotto la finestra di sinistra ce ne è un’altra molto grande attraverso la quale si vede un paesaggio molto dettagliato: una grande campagna, un fiume, alcuni alberi. Sulla riva ci sono dei personaggi vestiti di nero con un cane. Altri personaggi vestiti di bianco sono su di una barca. Sull’altra sponda c’è un uomo vestito di rosso. Alle sue spalle ci sono dei cavalieri. Si vede una grande città di cui si scorge il campanile. Dalle finestre di destra si vede solo un panorama. Come puoi vedere in ogni piccolo dettaglio si apre un quadro, come un quadro nel quadro

MARIA COSTANZA: Ti ringrazio, maestro Antonello. Ho capito il significato generale del quadro e anche che i dettagli sono un suggerimento importante per lo spettatore per incuriosirsi ed interrogarsi, intrecciati come sono tra di loro come in una scatola cinese, offrendo diverse interpretazioni, stimolando il pensiero e la conoscenza, lasciando ad ognuno la possibilità di coglierli ma anche alla propria sensibilità la libertà di esprimersi, proprio come il lettore avveduto di cui parlava S. Girolamo.

Maria Costanza Trabalza in collaborazione con la mamma