Recensione The Last of Us Part I

The Last of us è un gioco uscito nel 2013 prima sulla playstation 3 e poi successivamente sulla playstation 4.
Per non rovinare l’esperienza di gioco a chi questo gioco non l’ha mai giocato, dirò semplicemente ciò che credo siano i dettagli più importanti per poter avere almeno una visione di ciò che il mondo di The Last of Us ha da offrire. In un mondo devastato da una tragica pandemia generata da misteriosi funghi parassiti in grado di penetrare nel cervello degli esseri umani e di trasformarli in creature grottesche, un uomo, Joel, viene incaricato di accompagnare una ragazza di 14 anni di nome Ellie dall’organizzazione chiamata “Le Luci”. Il viaggio, come prevedibile, si rivelerà duro e spietato ma permetterà a un uomo ancorato a un passato angosciante e a una ragazza che non ha mai conosciuto la spensieratezza di un mondo normale di interagire e a volte anche di scontrarsi ma proprio grazie a questo la loro relazione potrà man mano maturare.
Il dominio della Natura è evidente in ogni istante di The Last of Us, tanto nei pericolosi boschi attraversati da infetti e cacciatori, quanto nelle strutture create dall’uomo e ormai distrutte, fatte a pezzi dall’avanzata inarrestabile di una vegetazione al tempo stesso mortale ma che continua a crescere. Dall’altra parte, a fare da contraltare, c’è un’umanità primordiale, regredita, molto spesso spinta dal semplice istinto di sopravvivenza. Uccidere per non essere uccisi. Cacciare per riempirsi la pancia. Una routine a cui gli stessi Joel ed Ellie sono costretti a sottostare, col rischio di trovarsi faccia a faccia con una verità impossibile da affrontare a testa alta.
Con una simile narrazione nonostante tutto Naughty Dog è riuscita a inserire perfettamente un gameplay ricco, curato e profondamente coinvolgente, dimostrando quanto la capacità di divertire e di raccontare non si escludano a vicenda. Il gameplay di The Last of Us racchiude in un unico calderone gli elementi basilari dei TPS, il cuore dei survival horror e degli stealth game e, per nostra fortuna, Naughty Dog ha lavorato duramente per perfezionare queste parti per renderli perfettamente compatibili. Nonostante questo game abbia più di 12 ore di gioco, non ho mai avuto la sensazione di trovarmi di fronte a scene riempitive inserite per allungare il brodo. Ogni secondo del gioco è stato pensato per far parte di un insieme perfetto, armonioso e da cui è davvero difficile staccarsi. Un’esperienza videoludica ricca e coinvolgente come quella di The Last of Us non poteva certo essere meno da un comparto audio di primissimo livello. La colonna sonora, caratterizzata da musiche malinconiche ma allo stesso tempo ricche di energia, interviene con discrezione per riempire i piccoli vuoti nelle fasi esplorative o sottolineando i momenti più intensi della narrazione. Il resto è affidato agli eccellenti dialoghi e ai rumori di fondo capaci di rendere viva la solitudine delle ambientazioni. Entrare nelle case abbandonate e sentire i tonfi sordi causati dalla fuga di qualche animale ai piani superiori è spaventoso e tremendamente emozionante. E questo, ovviamente, è solo un esempio del mondo segreto raccontato dai suoni di The Last of Us.
L’intera esperienza di gioco è stata completamente caratterizzata da una costante sensazione d’ansia dovuta dalla paura di svoltare in qualche vicolo e trovarsi un infetto pronto ad attaccarti, dalla tristezza di alcune scene che riescono a toccarti fino in fondo e a quei piccoli attimi di felicità più unici che rari.

Martina Cangiano 3F