L’importanza di un buon libro

di Diego Marchesano

Con lo sviluppo delle nuove tecnologie e il diffondersi di internet, il mondo dell’informazione è cambiato radicalmente; abbiamo tutto dentro al nostro smartphone, qualsiasi notizia (che può essere di ambito politico, sportivo ecc…) che riguarda ogni parte del mondo è facilmente acquisibile solamente avviando una ricerca su internet: facile, veloce e gratis.

Analizziamo l’uso che viene fatto della rete internet e delle applicazioni che in qualche modo sono legate al mondo delle news (anche social network come Instagram, attraverso i memes e i post, contengono notizie di attualità).

Le notizie che ci troviamo davanti sono talmente tante che siamo portati a non approfondire tali argomenti, ma solo a farci un’idea, spesso superficiale e viziata da titoli “clickbait “, che servono ad attirare l’attenzione del lettore, che il più delle volte lo legge e scorre al titolo successivo.

Se ci pensiamo, questo tipo di approccio “superficiale”, è generalizzabile in tutti gli ambiti della vita, si tende a giudicare una persona in base all’aspetto, in base al modo di vestire, senza mai (si parla del tipo di individuo più comune, magari non ti rispecchi in questa descrizione) approfondire la conoscenza di quella persona attraverso un dialogo.

In un mondo dove contano così tanto le prime impressioni, dove si tende a non approfondire nulla e regna il pressappochismo, l’unico modo per distinguersi è la complessità; ma come si fa a fare questo salto, come si diventa complessi?

La soluzione migliore è iniziare a leggere ; leggere un libro significa appassionarsi ad una storia, approfondire un racconto o una materia (a seconda del tipo di libro), ed è il processo inverso dello stare ore davanti ad uno schermo guardando centinaia di post e notizie futili che attirano la nostra attenzione solo per pochi secondi.

Un uomo che nella vita legge molto, oltre ad acquisire conoscenze e a creare uno strato (sempre più spesso) di complessità intorno a sé, assimila inconsciamente delle esperienze che più volte si ripresentano nella vita reale. Umberto Eco scrive che “chi non legge vive solo una vita, chi legge vive tante vite”. Lo stesso Giuseppe Conte, nonché ex premier, nel discorso che ha fatto agli studenti dell’università di Firenze, dove è ritornato ad insegnare in seguito agli anni dedicati alla politica, definisce i libri come “moltiplicatori di esperienze”: queste esperienze saranno poi preziose nella vita, perché è molto più facile affrontare una circostanza avversa se già ci è capitato di viverla.

Probabilmente, arrivati a questo punto del testo, non rimane nessuna delle persone che ho definito “superficiali”, confido comunque che non sia così e spero di aver invogliato qualcuno di voi a leggere un libro.