Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino

di Sofia Borla, 3ACL

Sono ormai passati 43 anni dal 1978, anno in cui la tedesca Christiane F. pubblicò il suo romanzo autobiografico, “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, divenuto in poco tempo uno dei più celebri manifesti sugli effetti delle sostanze stupefacenti sui giovani. 

Christiane F. – nome d’arte di Christiane Vera Felscherinow – nata ad Amburgo nel 1962, racconta nel libro le sue vicende con estrema fedeltà, non censurando nulla della sua adolescenza, descrivendo passo per passo il suo avvicinamento progressivo al mondo delle droghe.

Nei primi anni ’70 la famiglia di Christiane si trasferisce a Berlino, in un quartiere-dormitorio, Gropiusstadt, e abita in uno dei palazzoni fatiscenti che dominano la zona: qui, tra le violenze fisiche da parte del padre e le ristrettezze economiche, la ragazza crescerà con la sorella minore. Le cose non migliorano nemmeno con la separazione dei genitori: la sorellina si trasferirà col padre e la madre troverà un nuovo compagno, lasciando così la povera Christiane, al tempo solo dodicenne, completamente sola. 

È in questo periodo che la ragazza comincia a frequentare un centro d’associazione giovanile del quartiere, stringendo amicizia con alcuni ragazzi, e si avvicina all’alcolismo e all’hashish; la situazione precipita, tuttavia, nel momento in cui varca l’entrata del Suond, definita come “la discoteca più moderna d’Europa”, accompagnata dalla sua compagna di scuola Kessi, ragazza precoce e molto disinibita. La dodicenne Christiane rimane inizialmente sconcertata e non sente di fare parte di quell’ambiente così nuovo e ostile; quando, però, l’atmosfera inizia a diventare familiare, dopo alcune serate passate nel locale, assume per la prima volta degli acidi.

Durante le serate al Sound stringe nuove amicizie e conosce il suo futuro ragazzo, Detlef, e i suoi amici Axel e Berndt: rimane sconcertata quando viene a sapere che ormai tutta la comitiva fa uso di eroina, una sostanza al tempo diffusissima tra i giovani, e si convince immediatamente di non voler provare mai una droga così pericolosa.

La promessa viene infranta poco tempo dopo, in occasione del concerto dell’idolo della ragazzina, David Bowie: è in seguito all’evento, nei sedili posteriori dell’auto di due amici eroinomani, che l’appena tredicenne Christiane sniffa eroina per la prima volta. La ragazza diviene ben presto dipendente dall’oppiaceo e inizia col ragazzo Detlef e la sua comitiva a cercare sempre più denaro per potersi permettere le dosi, arrivando addirittura a prostituirsi, così come tutta la compagnia; i ragazzi si appostano ogni giorno ad una fermata della metropolitana di Berlino, il Banhof Zoo, alla ricerca di clienti. 

Christiane perde, durante il suo percorso, parecchi amici a causa della droga: trova Axel morto, varcando la soglia della casa di Detlef; la sua migliore amica Babette, detta Babsi, diventa la più giovane vittima dell’eroina in tutta Berlino, a soli 12 anni.

La ragazzina proverà a disintossicarsi più volte con l’aiuto della madre: la prima seduta, affrontata insieme a Detlef, anch’esso dipendente, non porterà al risultato sperato, così come il tentativo di entrare in una comunità di recupero: l’unica soluzione rimane quella di mandare Christiane dalla nonna, nella campagna tedesca, lontana dal suo ragazzo, dagli amici, e soprattutto dalla droga.

Christiane si disintossica, finalmente, a 15 anni, dopo avere rischiato la vita più volte. Poco dopo il suo libro genera un enorme scalpore in Germania e l’odissea della giovane diventa sempre più nota nel mondo: nel 1981 esce il film, diretto da Uli Edel, basato sulle avventure della ragazza e dei suoi amici, che descrive, attraverso scene molto crude, la vicenda.

L’autrice recita anche in alcuni film, ma, purtroppo, nonostante la disintossicazione, ricade nuovamente più di una volta nell’incubo dell’eroina; proprio come affermerà la madre di Christiane anni dopo, il successo è stato la rovina della ragazza che con l’arricchimento avrebbe ripreso ad acquistare e a consumare stupefacenti. 

È in programma l’uscita di una serie tv dedicata alla storia di Christiane su Prime Video a maggio 2021, a dimostrazione che questa vicenda riesce a colpire anche più di quarant’anni dopo; è giusto che i giovani sappiano a quali terribili conseguenze può portare la droga e questo libro si conferma un’importante testimonianza, scorrevole e da leggere tutta d’un fiato.