La crisi climatica

Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale il nostro territorio e le nostre città hanno subito una cementificazione selvaggia: le coste sono state aggredite dall’industria del turismo e da seconde case abusive, a causa della totale mancanza di regole per il rispetto paesaggistico e ambientale; le valli, in seguito allo spopolamento dovuto al boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, sono state abbandonate all’incuria e ai disboscamenti per costruirvi impianti turistici; le industrie si sono sviluppate all’interno dei centri abitati, nei porti e lungo il mare, inquinando aria e acque. Fortunatamente, però, negli ultimi anni è cresciuta una nuova sensibilità ecologica, che ha portato in primo piano l’emergenza ambientale, causata principalmente da tutte le azioni dell’uomo che, nel corso dei millenni e in particolare negli ultimi secoli, hanno modificato gli ecosistemi naturali per soddisfare le proprie esigenze, molto più di quanto abbiano fatto tutte le altre specie viventi.

A partire dalla seconda metà del XX secolo, gli effetti prodotti dall’attività dell’uomo sull’ambiente hanno cominciato a manifestarsi, evidenziando lo stretto legame esistente tra la biosfera e la sopravvivenza del genere umano. Pertanto, è diventato prioritario comprendere l’origine delle modificazioni apportate alla biosfera, tentando anche di contenerle.

I problemi ambientali, che sono comuni a tutti, hanno raggiunto una tale gravità che per affrontarli e risolverli si è resa indispensabile una cooperazione internazionale.

È fondamentale che ognuno di noi contribuisca mettendo in atto tutti quei comportamenti volti a risparmiare le risorse, come l’acqua, l’energia e le materie prime.

Bisogna ricordarsi, quando svolgiamo le più comuni pratiche igieniche e alimentari, che solo una piccola percentuale delle risorse idriche della Terra può essere utilizzata come acqua potabile e che le stesse non sono distribuite in modo omogeneo sulla superficie terrestre: infatti, non tutte le popolazioni del mondo hanno accesso a questa risorsa allo stesso modo. Inoltre, considerando che non c’è materiale fabbricato dall’industria o prodotto alimentare che non richieda per la sua preparazione l’uso di quantità più o meno grandi di acqua, bisognerebbe al momento dell’acquisto privilegiare tutte quelle materie che, durante il loro processo produttivo, necessitano di un minore consumo di essa, preferendo ad esempio le fibre artificiali al cotone. Considerando poi il suo impiego dispendioso nell’agricoltura e nell’allevamento, la scelta dovrebbe cadere su coltivazioni meno avide di acqua e ridurre il consumo di carni.

Il problema più complesso che l’uomo si trova ad affrontare è però quello energetico: l’energia è necessaria per lo sviluppo della società, ma gli attuali sistemi di produzione e di consumo presentano costi ambientali e sociali non più sostenibili. La domanda di energia è in costante crescita, sia a causa dell’aumento della popolazione che per il crescente sviluppo economico. Il sistema energetico dipende soprattutto dai combustibili fossili (petrolio e gas naturale), le cui riserve potrebbero esaurirsi nell’arco di trenta/quaranta anni e che sono anche la causa principale di molteplici problemi ambientali, come ad esempio l’inquinamento e il riscaldamento climatico. Per favorire lo sviluppo sostenibile, risparmiare energia elettrica è il primo passo, iniziando con l’adoperare le fonti di energia rinnovabili, fonti pulite, come l’energia eolica e quella solare. Un esempio di quest’ultima potrebbe essere l’installazione dei pannelli fotovoltaici, abbinati a pompe di calore. Credo però che il nostro Governo dovrebbe rendere più facile l’accesso a questi dispositivi, togliendo alcuni vincoli e snellendo la burocrazia.

In definitiva, l’obiettivo da raggiungere è l’individuazione di nuove strategie per lo sfruttamento dell’ambiente che garantiscano a tutti un buon livello di benessere e allo stesso tempo salvaguardino la qualità dell’ambiente stesso. Questo significa realizzare uno sviluppo sostenibile, promuovendo comportamenti da parte di tutti noi che permettano di consegnare alle generazioni future un ambiente che sia ecologicamente ancora abitabile.

Nel tema dello sviluppo sostenibile rientrano anche i trasporti: l’inquinamento dovuto al grande numero di autovetture è molto aumentato e, per questo motivo, nelle grandi città sono stati già presi alcuni provvedimenti, come, ad esempio, la creazione di zone a traffico limitato (ZTL) e il pagamento del pedaggio per coloro che raggiungono il centro della città con la propria automobile, e questo allo scopo di incentivare l’uso del trasporto pubblico, che si presuppone sia dotato di mezzi più ecologici e meno inquinanti. Inoltre, laddove è possibile, bisognerebbe limitare l’utilizzo degli aerei, che sono tra i principali responsabili dell’inquinamento.

Per preservare il nostro pianeta, che è il compito affidato a tutti noi, dobbiamo adottare uno stile di vita consapevole, compiendo piccole azioni quotidiane: cominciando dalla spesa, possiamo acquistare ad esempio frutta e verdura di stagione, poiché i prodotti venduti al di fuori della loro stagionalità sono meno sostenibili, o perché sono prodotti in serre dove è necessario mantenere illuminazione e temperature adeguate, e quindi un elevato dispendio energetico, oppure perché provengono dall’estero, e il loro trasporto contribuisce all’inquinamento. Possiamo inoltre scegliere ad esempio detersivi e prodotti per l’igiene ecologici e sfusi; evitare gli imballaggi di plastica che richiedono energia sia per la loro produzione che per il loro smaltimento; cercare di riciclare la carta, il cartone e il legno per evitare di prelevare risorse vergini, e quindi per non contribuire all’aumento della deforestazione; ridurre gli sprechi alimentari, ovvero quella parte di prodotti che viene acquistata e non consumata, finendo nella spazzatura; scartare i prodotti confezionati con diversi materiali che rendono più difficoltoso il loro smaltimento; e, infine, prima di fare un acquisto, interrogarci sulla sua utilità o futilità.

Non possiamo dire di vivere sostenibile se non ci impegniamo a ridurre gli sprechi nella nostra vita di tutti i giorni.

Ludovica Maria Fasolo, VM