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Educare al rispetto degli ultimi attraverso il lavoro di preti e parrocchie

Cattolica, una vita dalla parte degli ultimi

“Il rispetto è aiutare chi ha bisogno”

L’impegno di Don Andrea, parroco della chiesa di San Pio, e di Francesco Amadori della Caritas

di Annalisa Girolomoni (4i, corso complementare di giornalismo Liceo Marconi Pesaro)

 CATTOLICA – Il corpo e lo spirito. Assistenza materiale e morale per aiutare chi è in difficoltà. A Cattolica in prima linea da sempre, per aiutare i più poveri e per stare accanto agli ultimi, ci sono due uomini coraggiosi e instancabili. Si tratta di don Andrea Scognamiglio, parroco della parrocchia di San Pio, e di Francesco Amadori responsabile del dormitorio del progetto Caritas della stessa chiesa. Una vita, la loro, fondata sul sostegno ma anche sul rispetto, un concetto, quest’ultimo, che passa attraverso l’impegno per aiutare il prossimo in difficoltà.

Cos’è per voi il rispetto? 

“Per me rispetto è rispettare l’uomo e le sue esigenze – dice Francesco Amadori – non solo materiali ma anche culturali, psicologiche, sociali, emotive. Accogliere e comprendere l’emarginazione e la povertà è alla base del rispetto verso i nostri simili che hanno diritto a recuperarsi, a rimettersi in piedi. Il rispetto sta là dove c’è una strada per aiutare queste persone”

“Rispettare è anche riconoscere l’uomo come un bene prezioso – aggiunge don Andrea – per Dio ogni uomo va amato e aiutato perché è un tesoro”.

Come si manifesta il rispetto oggi nei confronti degli ultimi della società? E come è cambiato, se è cambiato?

“Direi che oggi abbiamo tanto bisogno di rispetto – risponde il responsabile del dormitorio della parrocchia di San Pio – in Italia chi si occupa degli ultimi è la chiesa con la Caritas e le diverse associazioni ma tutto il resto della società, così consumistica e attaccata al materialismo e all’apparire, ignora sempre di più queste situazioni di disagio e tende a girarsi dall’altra parte, facendo finta di non vedere chi ha bisogno. Anche economicamente il denaro stanziato per i più bisognosi è sempre meno”.

“Il nostro modo di vivere – gli fa eco il parroco – consuma e spreca moltissimo. Tutti i cittadini dovrebbero essere più responsabili e sapere che i fragili e deboli potrebbero essere aiutati con maggiore attenzione, rispetto e sensibilità”.

Vi hanno mai mancato di rispetto o avete mai assistito a episodi in cui il debole era vittima di prepotenze e soprusi?  

“Vivendo in mezzo ai poveri mi è capitato – spiega Francesco – soprattutto quando si incontrano le due povertà, materiale e mentale. In questo caso ho reagito con il dialogo e con la calma”.

“A me non è mai successo – dice don Andrea –  ma in entrambi i casi credo che userei anche io la pacatezza e certamente interverrei in difesa del più debole con una mediazione composta. In questo caso non sarebbe solo un dovere cristiano ma anche civico”.

Avete progetti di inclusione sociale?

“Ormai da vent’anni la nostra parrocchia porta avanti progetti su tutti i fronti – dice il responsabile Caritas – per i soggetti con disagi di tipo psichico e le loro famiglie oppure con il progetto “Dopo di noi” che aiuta i figli di chi accogliamo in dormitorio. Apriamo le porte anche a chi non ha casa e lavoro e li seguiamo nel reinserimento, abbiamo un centro di ascolto, un ambulatorio medico che è una sorta di consultorio e una mensa aperta ogni giorno. Non solo. Abbiamo un avvocato che offre consulenza e assistenza gratuita. C’è tanto ancora da fare, lo so bene, soprattutto se l’obiettivo è aiutare a reinserirsi socialmente raggiungendo il rispetto di se stessi. A questo scopo serve la collaborazione fra enti e associazioni come fa la Caritas locale sostenuta dai Servizi Sociali, Scolastici e dal Comune di Cattolica che cerca sempre di darci una mano”