‘’ I ragazzi della Nickel’’

Svariati quotidiani, dal New York Times al Washington Post e The Guardian, elogiano la scrittura del romanziere Colson Whitehead nell’esimio successo ‘’I Ragazzi della Nickel’’. Io, invece, presuppongo che l’accoglienza entusiastica riscossa sia frutto e il risultato della veridicità e autenticità degli eventi narrati. Esso, infatti, viene considerato un racconto crudo, poiché menziona avvenimenti realmente accaduti nella Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, in Florida, inaccessibile dal 2011. La narrazione, ambientata negli anni ’60, segue le vicende del protagonista Elwood, giovane afroamericano, che finirà con l’essere spedito alla Nickel Academy, un riformatorio giovanile, per un’insulsa ambiguità. L’ordinarietà dell’istituto, la cui missione è di provvedere ad un’educazione fisica ed intellettuale, si denoterà maggiormente dissomigliante rispetto a come si manifestava, rivelandosi luogo di violenze e abusi quotidiani, perpetrati principalmente sui ragazzi americani con origine africana. Proprio in questo contesto Elwood stringerà amicizia con Turner, leale ed affidabile, con cui condividerà tale esperienza. L’autore, originario di New York e insignito di prestigiosi riconoscimenti quali il Premio Pulitzer o il National Book Award, ricalca, nella sua opera, tematiche purtroppo ancora calde ed odierne come ad esempio la questione razziale, i diritti civili e non solo; argomenta pensieri sull’adolescenza e sui giovani alla ricerca della propria identità.

Un altro aspetto, a parer mio, avvincente è rappresentato dal punto seguente: il personaggio principale lotta per conciliare un istinto di autoconservazione con i suoi ideali ispirati dal solenne attivista Martin Luther King.

Lo scrittore sa che il modo migliore per sopravvivere in quell’inferno è tenere la testa chinata, ma allo stesso tempo la sua coscienza lo costringe ad emulare i suoi ideali e prendere posizione. Con delicatezza, il romanzo di Colson Whitehead esplora questo paradosso: l’impossibilità di opporre qualsiasi tipo di resistenza in una struttura di potere così violenta e opprimente. Lo stile, quindi, appare semplice e diretto. È la tipologia di scrittura che rende la lettura accessibile ad ognuno anche se l’argomento trattato risulta pesante, duro. La cadenza e il tono evocano una serietà e un senso di innocenza che catturano perfettamente lo spirito della storia.

I ragazzi della Nickel è un’opera scritta con il cuore e sicuramente scioglierà il tuo. Personalmente credo sia stata molto fortunata ad aver avuto l’occasione di poter scoprire tale capolavoro: una storia emozionante e struggente, che lascia il segno e spinge a guardare il mondo con occhi differenti; ti obbliga a pensare, a riflettere e ti motiva a divenire una persona migliore. In seguito alla lettura del romanzo, ho dedotto varie conclusioni e riflessioni sui temi trattati. Ogni essere umano è uguale e contemporaneamente difforme ad un altro. Tale concetto può apparire un ossimoro, ma analizzandolo adeguatamente comprendiamo che in fondo non lo è.

Se consideriamo la situazione da un punto di vista fisico ognuno di noi è simile: 206 ossa, un cuore, un cervello, due polmoni…Ci distinguiamo per il colore della pelle o degli occhi, per i capelli, l’altezza, il peso e il genere. Da una prospettiva interiore invece ogni individuo risulta unico e si differisce per un tratto originale: la sensibilità, il coraggio, la resilienza, ma anche per gli ideali, le opinioni, i credi. Per millenni sono stati compiuti massacri a causa di ciò. Dalle Crociate fino al recente Olocausto e ancora più odierno il terrorismo talebano. La violenza si scatena con il razzismo che ufficialmente viene definito come “tendenza, psicologica o politica, suscettibile di assurgere a teoria o di esser legittimata dalla legge che, fondandosi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre o su di un’altra, favorisca o determini discriminazioni sociali o addirittura genocidio’’. Esso, in aggiunta, divora il cuore degli uomini, causando la prevalenza della diversità all’uguaglianza. Ma perché bisogna avere paura dello straniero? Perché si necessita della persecuzione di un singolo unicamente per le sue teorie, considerazioni o giudizi? Onestamente non so fornire risposte. Sono a conoscenza che sfortunatamente è una caratteristica ormai intrinseca nell’uomo e che la libertà viene sempre di più soffocata da questo mostro.

Il mondo sta diventando una “guerra di tutti contro tutti”, si sente molto parlare di violenza e di odio e meno di amore e di pace. Bisogna favorire esperienze positive, che portino i giovani alla creazione di una comunità che predilige l’arbitrio di esprimere la sua identità e le proprie idee. Consiglio vivamente la lettura de ‘’I Ragazzi della Nickel’’ per i messaggi che trasmette attraverso le sue pagine e l’acquisizione di una visione nettamente diversificata riguardo la consuetudine che ci avvolge.

di Nicodemo Benedetta